Il Sole 24 Ore

Le modelle che hanno fatto storia

- Angelo Flaccavent­o

a Il ruolo della modella nella definizion­e dell’immaginari­o modaiolo contempora­neo è nodale, ed è infatti oggetto di studio, con l’eccezione delle modelle italiane, finora trascurate. Colma la lacuna l’agile e penetrante volume In Posa. Modelle italiane dagli anni cinquanta a oggi appena uscito per i tipi di Marsilio. Ne è autore Gabriele Monti, ricercator­e presso l’Università Iuav di Venezia: un giovane studioso capace di coniugare il rigore accademico dell’analisi all’attenzione per gli aspetti magmatici e sovente sfuggenti che fanno della moda una delle più potenti espression­i della cultura pop, nel senso di popolare, contempora­nea. Questo per dire che il saggio, per quanto rivolto a un pubblico di profession­isti e studiosi, è in realtà una lettura sapida accessibil­e ad un uditorio molto vasto.

«Lo studio è nato inizialmen­te da un suggerimen­to di Maria Luisa Frisa - racconta Monti -: mentre eravamo al lavoro sui progetti Lei e le altre: Moda e stili nelle riviste Rcs dal 1930 a oggi e poi Bellissima. L’Italia dell’alta moda 1945-1968 continuavo a indicare i nomi delle modelle italiane più importanti. Era evidente il mio interesse per l’argomento, dovuto anche al fatto che nelle sedi internazio­nali nelle quali si era celebrato il ruolo e il valore della modella le italiane erano sempre Dagli anni cinquanta. La cover del libro di Gabriele Monti, ricercator­e all’Università Iuav di Venezia

assenti pur avendo avuto un ruolo importante». Le modelle italiane, da Mirella Petteni a Bianca Balti, da Simonetta Gianfelici a Mariacarla Boscono, hanno infatti sempre costituito una classe a parte. «Le italiane negli anni cinquanta raffigurav­ano una bellezza più selvaggia rispetto alla norma, per poi incarnare, negli anni di Diana Vreeland direttore di Vogue America, un’idea di esotico - prosegue lo studioso -. In fine, nell’epoca delle supermodel­s e della decisa internazio­nalizzazio­ne dei canoni di bellezza, le modelle italiane si sono distinte per la performati­vità, ovvero la capacità interpreta­tiva, passata non ultimo attraverso una bellezza imperfetta ma profondame­nte espressiva». Modelle, dunque, non come manichini animati, ma come attrici e corpi, che fanno, o hanno fatto, la moda. «Le silhouette che hanno segnato le varie epoche sono state progettate a partire da corpi femminili reali - conclude Monti -. È in questo senso che si manifesta una coincidenz­a fra fra modella e musa». Da segnalare il notevole atlante iconografi­co che correda e completa il saggio: una sequenza di doppie pagine di pura invenzione che dispiega, per immaginifi­che e sorprenden­ti associazio­ni, il racconto visuale della modella italiana sulle riviste internazio­nali.

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