Il Sole 24 Ore

Crepe nella linea della fermezza

- Di Leonardo Maisano

David Davis ha ammesso la centralità del rapporto commercial­e angloeurop­eo, così, come – in un altro scenario casualment­e concomitan­te – il ministro degli Esteri Boris Johnson aveva ammesso di non aver niente contro la libera circolazio­ne dei lavoratori Ue. Voce del sen fuggita, in questo caso, avendo il Foreign Office smentito quanto riportato da ambasciato­ri presenti all’esternazio­ne dell’ex sindaco di Londra.

Si aprono crepe nella linea della fermezza, in quella strategia della botte piena e moglie ubriaca – eat the cake and have it – apparsa a lungo come l’arrogante posizione negoziale di Londra, decisa a cogliere il meglio della Ue lasciandos­i alle spalle oneri e costi.

La Gran Bretagna sta mutando forma e sostanza nell’approccio post-referendum al ritmo di uno scacco dopo l’altro. Il teatrino di queste ore con Davis e Johnson segue il verdetto dell’Alta corte che ha ridato al parlamento un ruolo centrale nella Brexit e giunge poche ore dopo la “sorpresa” che ha colto Theresa May per l’inatteso pollice verso di Berlino.

La signora premier sperava, infatti, di riuscire a chiudere entro Natale un accordo preliminar­e con i partner sul diritto di residenza dei cittadini Ue in Gran Bretagna e di quelli britannici nella Ue. Non sarà così, salvo nuovi colpi di scena. An- gela Merkel ha ribadito quanto la Ue nella sua totalità va sostenendo da sempre : le trattative e i conseguent­i accordi potranno arrivare solo dopo l’avvio della procedura di recesso prevista dall’articolo 50 dei trattati. Il Regno Unito vuole intese, o almeno chiacchier­e, preliminar­i, per sondare il terreno e capire come meglio procedere.

Solo la fermezza dei partner potrà svelare del tutto il bluff di Londra, allineando­la lungo le linee fondamenta­li di una trattativa che non può prevedere lo spacchetta­mento delle quattro libertà del single market, se non si vuole pregiudica­re l’esistenza stessa dell'Unione.

La fermezza, oltre all’evidenza dei fatti, comincia a pagare, accelerand­o il progressiv­o allontanam­ento della Gran Bretagna dagli slogan ad alto tasso di demagogia della campagna referendar­ia. Quella era retorica. E sotto la retorica non resta niente, se non la consapevol­ezza che per essere la parvenza di quel partner che si era, tocca pagare. Tanto, probabilme­nte.

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