«La fase attuativa sarà delicata, lavorare insieme in Parlamento»
Peppino Calderisi Area popolare - Ncd
p «La fase di attuazione della riforma costituzionale, se domenica vince il Sì, è molto delicata. Alcune leggi posso essere approvate già da questo Parlamento. E in ogni caso anche nella prossima legislatura Camera dei deputati e Senato delle Autonomie dovranno lavorare insieme all’attuazione, dal momento che si tratta in diversi casi di materie bicamerali. Una buona attuazione della riforma è dunque l’occasione per svelenire il clima dopo il 4 dicembre e lavorare tutti insieme a leggi fondamentali per la convivenza democratica come quelle elettorali, i regolamenti delle Camere e i referendum». Così Peppino Calderisi, ex radicale ora nel partito centrista di Alfano, esperto di leggi elettorali e più volte deputato.
Quali sono le leggi da fare subito se vince il Sì?
Innanzitutto occorrerà fare le leggi elettorali di Camera e Senato. Per la Camera c’è l’impegno anche del Pd a rivedere l’Italicum abolendo il ballottaggio e attribuendo il premio non solo alla lista ma anche alla coalizione. Per il Senato potrà essere adottato il testo Chiti o comunque un testo che assicuri agli elettori, in occasione delle elezioni regionali, la possibilità di scegliere quali consiglieri dovranno essere anche senatori come stabilisce il nuovo testo costituzionale. Ovviamente le leggi elettorali di Camera e Senato dovranno essere riviste anche in caso di vittoria del No, ma con una differenza sostanziale perché in tale caso dovranno riguardare due Camere che danno entrambe la fiducia al governo ma che sono elette da due elettorati diversi, con 4,3 milioni di elettori dai 18 ai 25 anni che votano solo per la Camera, producendo risultati diversi nelle due Camere. Questo impedisce di adottare sistemi basati su un premio di governabilità perché vi sarebbe il rischio elevatissimo di doverlo attribuire a due soggetti diversi nelle due Camere. Si sarebbe costretti ad adottare due sistemi elettorali di tipo proporzionale, ma con il rischio che le forze antisistema (M5S, Lega, FdI) conseguano più del 50% rendendo di fatto impossibile la formazione di qualsiasi governo di “larghe intese”. Per questo è fondamentale la vittoria del Si...
C’è poi la questione dei regolamenti...
Certo, a cominciare da quello del Senato che andrà riscritto daccapo. Ma anche quello della Camera dovrà essere rivisto per recepire, ad esempio, il voto a data certa per i provvedimenti del governo e le novità sulla decretazione d’urgenza. Ma questo recepimento porrà una questione molto delicata: il regolamento della Camera è stato già modificato in più occasioni, ma si è trattato di modifiche di funzionalità e non strutturali che chiariscano il ruolo del governo come comitato direttivo della maggioranza. Nel regolamento attuale c’è addirittura una ritrosia ad usare la parola governo dal momento che risente ancora, in parte, della sua origine di tipo assembleare e consociativa. ... e la materia referendaria. Per cambiare la normativa sulle leggi di iniziativa popolare, che a differenza di ora dovranno obbligatoriamente essere esaminate e votate dall’Aula, occorrerà intervenire sul regolamento della Camera. Mentre per recepire le novità previste dalla riforma in materia di referendum abrogativo dovrà essere approvata una legge ordinaria, che resterà bicamerale nel nuovo Parlamento: potrebbe essere questa l’occasione per snellire gli adempimenti burocratici che ora si frappongono alla raccolta delle firme. Quanto ai nuovi referendum istituiti, quello propositivo e quello di indirizzo, il processo di recepimento sarà più lungo: occorrerà prima approvare una legge costituzionale, con la procedura rafforzata prevista dall’articolo 138, per stabilire condizioni ed effetti e poi una legge ordinaria ma bicamerale per definire le modalità. E anche in questi casi, naturalmente, è necessario un lavoro bipartisan.
«La prima cosa sono le leggi elettorali di Camera e Senato Ma se vince il No a rischio la governabilità»