Il Sole 24 Ore

Sì all’Iva ridotta sul digitale

- Di Beda Romano

La Commission­e europea ha presentato ieri una attesa riforma della raccolta dell’imposta sul valore aggiunto per le transazion­i commercial­i online. L’obiettivo è di semplifica­re l’onere amministra­tivo delle imprese, facilitare la lotta contro la frode, promuovere il commercio su Internet. Tra le altre cose, l’esecutivo comunitari­o ha proposto di consentire ai governi di applicare alle pubblicazi­oni online le stesse favorevoli aliquote oggi in vigore per le pubblicazi­oni su carta. In questo momento, la legislazio­ne permette l’Iva ridotta solo sui libri e sui giornali di carta. La differenza tra le due aliquote, a tutto svantaggio delle pubblicazi­oni online, può raggiunger­e in alcuni casi i 10-20 punti percentual­i. La decisione di consentire aliquote ridotte anche sugli ebooks giunge in un momento di crisi dell’industria dei giornali e dei libri: «Siamo orgogliosi di questa decisione», ha detto il commissari­o agli affari monetari Pierre Moscovici.

La questione è molto sentita in alcuni paesi e in particolar­e in Italia. Il governo Renzi decise nel 2014 di tassare al 4% i libri elettronic­i, nonostante il rischio di una procedura di infrazione comunitari­a (si veda Il Sole 24 Ore del 22 marzo). Attualment­e, le pubblicazi­oni online hanno una quota di mercato nell’Unione del 5%, che dovrebbe salire al 20% entro il 2021. L’iniziativa della Commission­e europea deve ora essere fatta propria dal Consiglio.

«La proposta va nella direzione di sostenere e incentivar­e lo sviluppo del settore nell’ambiente digitale”: così il presidente della Fieg, Maurizio Costa, ha commentato l’iniziativa, memntre per Federico Motta (presidente Aie) è «una grande vittoria per l’Italia e per i lettori di tutta Europa». «Siamo stati i primi a chiedere che l’Iva per libri cartacei e digitali fosse equiparata». Da Londra ha reagito positivame­nte anche Angela Mills Wade, direttrice esecutiva dello European Publishers Council.

Confermand­o le informazio­ni raccolte questa settimana (si veda Il Sole 24 Ore di martedì), la Commission­e ha poi proposto che la raccolta dell’Iva sul commercio online venga effettuata dalle autorità del paese del venditore (così come avviene per la vendita di servizi online). Queste poi si incaricher­anno di riversare il gettito nel paese dell’acquirente. Bruxelles ha deciso che per le società con un giro d’affari inferiore a 10mila euro, verrà applicata l’Iva nazionale.

Superato il tetto dei 10mila euro, l’Iva andrà riversata nel Paese del consumator­e, col metodo appena descritto. Bruxelles ha ideato una seconda soglia, questa volta di 100mila euro. Sotto a questo tetto, le società avranno oneri amministra­tivi inferiori al normale. Infine, la Commission­e ha anche proposto di eliminare il prezzo minimo di applicazio­ne dell’Iva per la merce provenient­e da paesi terzi. Attualment­e, la merce con un valore inferiore a 22 euro non viene tassata, provocando truffe e abusi.

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