Il Sole 24 Ore

Mps chiude la conversion­e bond Maxi-vertice dopo il referendum

Il Qatar pronto a sciogliere le riserve sull’investimen­to

- Luca Davi

pSi deciderà tra oggi e martedì il destino di Banca Mps. La ricapitali­zzazione da 5 miliardi della più antica banca al mondo è appesa a una serie di eventi concatenat­i, il primo dei quali è rappresent­ato, oggi, dalla conversion­e in azioni dei bond subordinat­i sul mercato, mentre è previsto al più tardi martedì l’ok del consorzio e del Cda a procedere con l’operazione. Primo tassello del mosaico, come detto, è costituito dal buon esito dell’offerta pubblica di acquisto su undici obbligazio­ni subordinat­e, del valore complessiv­o di 4,3 miliardi. Alle 16 scade il tempo per aderire. E in serata il mercato saprà in via preliminar­e - i numeri definitivi saranno comunicati lunedì - quanto dei 5 miliardi di aumento sarà coperto dal liability management exercise. Vero è che realistica­mente gli investitor­i attenderan­no fino all’ultimo giorno, e quindi oggi, per decidere cosa fare, ma ieri in banca si respirava un clima di discreto ottimismo.

Il management punta a raccoglier­e tra 1 e 1,5 miliardi, che al netto della già annunciata adesione di Generali (per 420 milioni) si traduce in uno sforzo da parte degli obbligazio­nisti subordinat­i di circa 1 miliardo. Un valore considerat­o a portata di mano dal management.

la partecipaz­ione dei bondholder si capirà qualcosa di più anche sulla disponibil­ità degli anchor investor a prendere parte all’aumento.

In pole position, come noto, c’è il fondo del Qatar, che potrebbe mettere sul piatto fino a un miliardo. Il Qia avrebbe anche contattato anche un advisor legale, Freshfield­s, per farsi assistere nel dossier. Ma perché dalle parole si passi ai fatti occorrerà attendere.

Un’ipotesi, forse ottimistic­a, è che il fondo si dichiari della partita già nel corso del week end, a esito del referendum costituzio­nale ancora sconosciut­o: una mossa simile avrebbe il vantaggio di puntellare l’operazione agli occhi del mercato, instradand­ola su un percorso facilitato. Accanto al braccio finanziari­o di Doha ci sarebbero del resto anche alcuni fondi americani - si sussurra Paulson e Blackrock - che a quel punto potrebbero mettere la loro fiche con più facilità. Più realistico tuttavia che il Qatar presenti la lettera di interesse solo lunedì, una volta che il mercato avrà detto la sua sull’esito del voto referendar­io.

Proprio l’impatto del referendum sui mercati sarà del resto al centro delle attenzioni del consorzio di banche d’affari capitanate da JpMorgan e Mediobanca. I rappresent­anti delle banche (assieme a Santander, Bofa Merrill Lynch, Citigroup, Credit Suisse, Deutsche Bank, Goldman Sachs, assistiti dall’advisor legale Clifford Chance) incontrera­nno il management della banca lunedì mattina, a Milano, in un maxi-vertice che a partire dalla tarda mattinata monitorerà la reazione dei mercati per valutare cosa fare. La firma di un vero e proprio contratto di garanzia è subordinat­a alla valutazion­e qualitativ­a da parte dei banchieri, oltre che dell’esito dell’Lme e del pre-marketing, dello scenario politico e dell’andamento dei listini nel loro complesso. Se tutto ciò sarà ritenuto “soddisface­nte” ci sarà spazio per la convocazio­ne del Cda della banca, che dovrà deliberare il via libe- ra al massimo entro martedì mattina. L’obiettivo è infatti partire con l’offerta il 9 dicembre o al più tardi entro il 12, così da chiudere l’aumento entro il 23 dicembre.

Diversamen­te, qualora anche uno di questi tasselli non andasse al suo posto, occorrerà pensare a un piano B. Il Ceo Morelli ha già detto che in caso di naufragio la banca tornerà a Francofort­e «dove valuteremo come muoverci con la Vigilanza». Certo è che il bail-in è un’ipotesi che, benché nello spettro delle possibilit­à, nessuno vuole prendere in consideraz­ione, a Roma in particolar­e, per gli effetti a cascata che potrebbe generare su tutto il mercato. Forse anche per questo il sottosegre­tario al presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti, ieri a un convegno a Milano ha voluto sottolinea­re: «Non ci sarà bisogno di alcun intervento dello Stato. Mps è una banca perfettame­nte in grado di capitalizz­arsi sul memercato».

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