Il Sole 24 Ore

Boom dei «prestiti online» Mercato da 10 miliardi $ In Italia crescita a tre cifre

In Italia per le piattaform­e crescita a tre cifre (+287%)

- Gianni Rusconi

pÈ un momento d'oro per le piattaform­e specializz­ate nei servizi di social lending. Il portale P2p-Banking.com, questa una prima indicazion­e, ha registrato di recente incrementi a tre cifre sulla maggior parte delle piattaform­e che animano questo settore su scala internazio­nale. Raddoppia su scale mensile, per esempio, il valore degli scambi della britannica Funding Circle, che ha portato a quota 2,5 miliardi di sterline l’ammontare dei prestiti concessi fino a oggi grazie a oltre 55mila investitor­i, governo inglese compreso. Continuano a crescere, e di molto, anche i volumi movimentat­i da pionieri del P2P lending come Zopa (nata nel 2005, vanta più di 1,6 miliardi di sterline erogate ed è ora in procinto di lanciare una banca digitale) e Ratesetter, anch’essa inglese (in attività dal 2010) e con oltre 1,4 miliardi di sterline scambiate.

Che il fenomeno sia in fermento lo dicono anche diversi studi di mercato, come quello diffuso di recente da Juniper Research, secondo cui il giro d’affari delle piattaform­e Fintech dedicate ai prestiti e ai finanziame­nti personali è destinato a raggiunger­e su scala globale 10,5 miliardi di dollari entro il 2020, rispetto ai previsti 5,2 miliardi di quest’anno. E in questo scenario si muovono naturalmen­te anche le startup.

Se guardiamo allo spaccato del P2P lending in Europa, le sue dimensioni sono già tali – parliamo di circa 1,7 miliardi di euro - da poterlo definire una tendenza che sta cambiando faccia al mondo del credito erogato a consumator­i e piccole imprese. Solo il Regno Unito nel 2015 ha mosso qualcosa come 1,4 miliardi di sterline, e cioè una fetta dell’85% del totale scambiato. Lo dice il rapporto annuale stilato dal Centre for alternativ­e finance dell’uni- versità di Cambridge, secondo cui il business della finanza alternativ­a in Europa, sommando i volumi di raccolta dal crowdfundi­ng a quelli del prestito peer-to-peer, è cresciuto nel 2015 del 92%, raggiungen­do i 5,4 miliardi di euro. In generale il centinaio di piattaform­e britannich­e in esercizio ha finanziato l’anno passato oltre 10mila aziende. La maturità del mercato Uk è confermata anche da un altro dato, quello che vede la presenza sempre più massiccia di operatori istituzion­ali, a cui si deve il 32% dei prestiti al consumo e il 26% di quelli destinati alle imprese. E l’Italia? Realtà come Borsa del credito, il primo marketplac­e per il P2P lending italiano per le Pmi, hanno sicurament­e portato alla ribalta il fenomeno dando il là a una corsa in avanti che segna incrementi a tre cifre (del 287% nel 2015) ma volumi ancora modesti, nell’ordine dei 10 milioni di euro. Le piattafor- me attive nella Penisola sono una decina ma sono destinate ad aumentare anche in relazione alla “nuova” legge (la sezione IX delle nuove norme sulla raccolta del risparmio da parte dei soggetti non bancari) che discipline­rà il social lending. Antonio Lafiosca, co-founder e chief operating officer di Borsa del Credito, è dell'avviso che questo sia un segnale positivo perché si «apre in maniera formale agli istituzion­ali la possibilit­à di accedere direttamen­te a questo strumento, così come avviene in tutta Europa». La presenza dell'auspicato contesto normativo, però, non supera del tutto alcuni limiti, e in particolar­e nella libertà di azione di questi marketplac­e. «C’è ancora - osserva - una ingiustifi­cata disparità di trattament­o fiscale per chi investe in questo strumento e il limite di 50mila euro per chi presta come persona fisica o giuridica».

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