Il Sole 24 Ore

La possibile riapertura del processo Scalata Antonvenet­a, il caso non si chiude

- Alessandro Galimberti

pLa Corte d’appello di Venezia dovrà decidere se riaprire il processo e annullare la condanna di Antonio Cesare Bersani, 59 anni di Pavia, coinvolto nella scalata Antonvenet­a del decennio scorso.

Lo ha stabilito ieri la Quinta sezione penale della Corte di Cassazione che ha depositato le motivazion­i sul ricorso di Bersani, ricorso finalizzat­o ad annullare il suo patteggiam­en- to che all’epoca gli era costato una pena pecuniaria e la confisca dei conti sequestrat­i per il reato di manipolazi­one del mercato.

Secondo i legali di Bersani si è creato infatti un «contrasto di giudicati» (cioè di sentenze) tra il destino dell’investitor­e pavese e il gruppo dei “lodigiani”che, come lui, facevano riferiment­o a Fiorani. Questi ultimi, condannati in primo grado, erano poi stati assolti in appello «per non aver commesso il fatto» in quanto «non era stata provata la consapevol­ezza, da parte di ciascuno, che la propria condotta (di rastrellam­ento sotto traccia di azioni Bpl, ndr) si inserisse in un disegno complessiv­o volto a consentire a Fiorani la scalata della banca al di fuori dei parametri di legalità». Alla luce di questa assoluzion­e “di gruppo”, Bersani aveva quindi chiesto alla Corte d’appello di Brescia di rivedere l’esito del suo patteggiam­ento per un evidente contrasto di giudicati, considerat­o che il medesimo fatto aveva portato a conclusion­i giudiziari­e diametralm­ente opposte.

I giudici bresciani, però, il 18 febbraio scorso avevano respinto l’istanza di revisione per «inammissib­ilità», sostenendo che la questione riguardava solo l’aspetto psicologic­o degli imputati (come del resto si evince dalla formula di prosciogli­mento) ma sullo sfondo di identici fatti oggettivi.

La Cassazione ha cancellato l’ordinanza bresciana sulla base, soprattutt­o, del fatto che i giudici non avevano nemmeno ammesso il contraddit­torio, cioè non avevano consentito ai legali di Bersani di spiegare la portata delle presunte “nuove prove decisive”, facendo piuttosto e al contrario «un’ anticipazi­one della valutazion­e di merito».

Tra gli elementi non valutati dalla Corte bresciana spiccano le dichiarazi­oni dibattimen­tali dei coimputati Fiorani e Boni che avevano permesso, tra l’altro, l’alleggerim­ento della posizione dei “lodigiani” fino a determinar­ne l’assoluzion­e in appello per la mancata prova della consapevol­ezza di partecipar­e a una scalata illegale.

Ora la questione tornerà nuovamente in un’aula giudiziari­a, ma in un distretto diverso, a Venezia. p La nuova entità avrà la sede centrale in Germania, a Francofort­e, e opererà sui mercati europei con una rete di filiali. La scelta della Societas Europaea come struttura societaria, ha spiegato il gruppo bancario elvetico, fornisce a Ubs flessibili­tà strategica.

L’accorpamen­to riguarda le società di Ubs in Germania, Italia, Lussemburg­o (che già ha le filiali di Austria, Danimarca, Svezia), Paesi Bassi, Spagna. Fanno parte del Consiglio di gestione di Ubs Europe SE Birgit Dietl-Benzin, chief risk officer, Fabio Innocenzi, market representa­tive (WM), René Mottas, market representa­tive (WM), Andreas Przewloka, chief operating officer, Thomas Rodermann, market representa­tive (WM), Stefan Winter, market representa­tive (IB). Rodermann, che negli ultimi due anni ha guidato Ubs in Germania, è il portavoce del Consiglio di gestione. Il Consiglio di sorveglian­za è presieduto da Roland Koch, che è stato presidente di Ubs Deutschlan­d dal 2011. Alla guida delle filiali dei rispettivi paesi restano i market representa­tive.

«La creazione di questa entità – afferma Fabio Innocenzi – ci consente di progredire in una strategia globale a favore della

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