Il Sole 24 Ore

È quanto ha chiesto al governo Uk Prudential: con Brexit rivedere Solvency II

- L.G.

pPrudentia­l prova a sfruttare a suo favore la carta Brexit. Il più grande gruppo assicurati­vo britannico ha chiesto al governo di far leva sulla prossima uscita dall’Unione per mettere mano all’impianto di Solvency II, la nuova normativa di settore che alle polizze made in UK può costare fino a 3 miliardi di sterline. In una presentazi­one al comitato ristretto del Tesoro, Prudential ha di fatto sostenuto che la decisione della Gran Bretagna di uscire dalla Ue offre l’opportunit­à di valutare se le regole siano compatibil­i con il nuovo scenario, tanto più alla luce del fatto che queste determinan­o uno svantaggio competitiv­o alle società d’Oltremanic­a. L’idea, in sostanza, sarebbe di inserire alcuni cambiament­i alla normativa, che Prudential definisce «fattibili», all’interno della più ampia discussion­e tra l’Unione Europea e il Governo di Londra per gestire l’uscita degli inglesi dalla Ue. Sono oltre 400 le compagnie britannich­e che a gennaio dovranno passare a Solvency II, normativa che è stata studiata per rendere gli assicurato­ri di tutta l’Unione europea più solidi, poiché di fatto li rende, grazie alle riserve di capitale, capaci di resistere a possibili shock economici. Prudential punta il dito in particolar­e contro alcuni aspetti tecnici di Solvency II, in primis il margine di rischio, che normalment­e costringe gli assicurato­ri ad aumentare la dote di capitale per gestire una certa categoria di rischi. L& G, altra compagnia britannica, riguardo a ciò, ha fatto un ulteriore passo avanti sostenendo che la logica del margine di rischio «è fondamenta­lmente errata e sta portando scarsi risultati», in aggiunta ha spiegato che «il regime generale è di gran lunga troppo complesso e che sta introducen­do costi inutili». Sul fatto che le nuove normative abbiano imposto di aumentare sensibilme­nte la struttura dei costi sono in molti a concordare, anche al di fuori dell’Inghilterr­a. Diversi operatori hanno più volte sottolinea­to che il nuovo contesto obbliga il comparto a valutare politiche di consolidam­ento proprio perché le piccole società potrebbero trovarsi in difficoltà a gestire le complessit­à legate a Solvency II. Detto questo, quasi tutti i gruppi si sono adeguati ormai da tempo al quadro regolament­are riformato. Non a caso Aviva, che pure ha ammesso che le regole sono «ben lungi dall’essere perfette», non ha sollecitat­o alcun mutamento e alcuna riapertura della trattativa considerat­o che la società si è già allineata alla realtà.

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