L’Italia ha scelto il No, Renzi si dimette
Il premier: «Sconfitta netta, responsabilità mia» - A Mattarella il «timone» della crisi - Ipotesi crisi lampo e governo Padoan Oggi il test dei mercati - Nella notte l’euro cala da 1,066 fino a 1,050 sul dollaro e poi in parte risale - Oro: +0,7% - Faro
Netta vittoria dei No al referendum per la conferma delle riforme costituzionali, che registrato un’affluenza molto elevata: 68,37%. A metà dello scrutinio (32.877 sezioni su 61.551), i voti contrari ammontavano al 59,61% contro il 40,39% dei favorevoli. Il premier Renzi: «Ho perso, me ne assumo la responsabilità, oggi andrò al Quirinale a dimettermi». Ipotesi di una crisi lampo e incarico a Padoan. Dopo gli exit poll che davano la sconfit- ta di Renzi i mercati valutari hanno reagito nervosamente: l’euro ha perso l’1% ed era quotato contro il dollaro a quota 1,054. Ampio spazio sui siti esteri. Wall Street Journal: voto epocale.
«Come era evidente e scontato fin dal primo giorno la mia esperienza di governo finisce qui. Domani pomeriggio (oggi, ndr) riunirò il Consiglio dei ministri, ringrazierò i colleghi e salirò al Quirinale consegnando le mie dimissioni. Tutto il paese sa che può contare su una guida autorevole e salda». Nessuna esitazione da parte di Matteo Renzi a prendersi la responsabilità della sconfitta al referendum sulla riforma costituzionale («ho perso io, mi assumo tutte le responsabilità della sconfitta»). Tanto che l’annuncio arriva a spoglio in corso. «Il No ha vinto in modo straordinariamente netto. Congratulazioni», dice Renzi rivolgendosi ai leader del Comitato per il No.
Nel suo discorso di commiato dopo «mille notti e mille giorni» il premier uscente delinea anche il percorso delle prossime ore. «In questi giorni il governo sarà al lavoro per completare l’iter di una buona legge di Stabilità e assicurare massimo impegno ai territori colpiti dal terremoto». Il Sì della Camera è arrivato, e non ci saranno problemi ad ottenere a stretto giro anche il sì del Senato. Ma senza di lui: «Tutto il Paese sa di poter contare su una guida autorevole e salda come quella del presidente Mattarella». Poi, messa in sicurezza la manovra, sarà la volta di sistemare la legge elettorale, visto che con la riforma del Senato salta anche - di fatto - l’Italicum in vigore per la Camera. Per il Senato, lasciato intatto dagli elettori, resta in vigore il proporzionale Consultellum con soglie lasciato in piedi dalla Consulta due anni fa e che mal si concilia con un sistema maggioritario per la Camera. E qui il premier uscente lascia il suo guanto di sfida agli avversari: «Viva l’Italia che partecipa. Ai leader del No le mie congratulazioni. Questo voto consegna a loro la
CONGRESSO ANTICIPATO «Lascio senza rimorsi» Ringraziamento commosso alla moglie Agnese e ai figli Resterà segretario Pd, ora congresso anticipato
responsabilità di avanzare proposte serie e credibili sulle regole condivise, a partire dalla legge elettorale. A loro oneri ed onori». E con questo Renzi chiarisce che non sarà lui a mettere la faccia sul proporzionale che si va configurando, e che in mancanza di accordo tra i partiti il Pd attenderà il pronunciamento della Consulta atteso per gennaio per valutare il da farsi. «Fare politica andando contro qualcuno è più facile, fare politica per qualcosa è più bello. Arriverete un giorno a festeggiare la vittoria», dice poi Renzi rivolto ai sostenitori del No. La battaglia insomma non finisce, e Renzi continuerà a con- durla da Largo del Nazareno.
Quando alle 23 sono resi pubblici i risultati degli exit poll (No vittorioso con 57/61 contro 39/43 secondo gli ultimi exit ponderati), in casa Pd sono già parecchie ore che si fanno i conti e si dipingono scenari. Con una certezza ripetuta un po’ da tutti i dirigenti, anche se via via che la sconfitta si fa più pesante anche questa certezza si fa meno granitica: Renzi resterà alla guida del Pd fino al congresso, che sarà anticipato a inizio 2017 per lasciare aperta la strada delle elezioni anticipate. Certo, il risultato per Renzi e il suo Pd è molto pesante, peggiore delle peggiori previsioni: con circa 20 punti di distacco (se gli exit poll verranno confermati dai dati reali) e con una partecipazione altissima che sfiora il 70%, la questione è più grande della pur grande questione che riguarda il partito. Non sembrano esserci molti dubbi sul fatto che gli italiani hanno voluto da una parte confermare l’attuale Costituzione, e dall’altra hanno vissuto davvero questo referendum costituzionale come una sorta di plebiscito pro o contro il governo e dunque pro o contro Renzi. Non solo: in molti nel Pd notano già dopo le prime proiezioni che si tratta comunque di un voto di pancia, come non a caso auspicato da Grillo in campagna elettorale, che vuole essere un No contro l’establishment tutto e che in quanto tale non premia alcun partito se non appunto quello di Grillo. «Il voto conferma che avevamo ragione noi», commenta il leader della minoranza bersaniana Roberto Speranza, che con lo stesso Bersani e altri rappresentanti d’area si è schierato per il No. Ma c’è da credere che Renzi, forte di quel circa 40% di Sì e del sostegno della grande maggioranza degli elettori Pd, avrà presto voglia di dimostrare via primarie anche almeno in casa dem ha ragione lui.