Ora i mercati chiedono rapidità nelle risposte
Tra tutti gli scenari post-referendum sui quali i mercati per mesi hanno smontato e rimontato il rischio-Italia, hanno aperto, chiuso o ridotto posizioni sullo spread, hanno investito e disinvestito in BTp e azioni bancarie italiane, la vittoria del «No» di misura era valutata con un’alta percentuale di probabilità, senza impatti devastanti per il Paese. Un voto schiacciante contrario alla riforma costituzionale era più temuto, per la sua portata destabilizzante, ma non previsto. Lo spread ha chiuso più stretto pre-voto, a 162 dai picchi di 190, la Borsa ha rivisto un segno più. I mercati oggi correggeranno il tiro, di fronte al peggiore degli scenari sull’immediato lo spread si allargherà. Quota 200 in vista. Ma questi sono gli stessi mercati che hanno dato all’Italia il beneficio del dubbio. Via via che perdeva quota lo scenario base per la comunità finanziaria internazionale, la vittoria del «Sì», i mercati hanno puntato comunque sulla capacità dell’Italia (protetta ancora per un po’ dallo scudo del Qe) di saper dare e fare il meglio anche dopo una sconfitta di Matteo Renzi. E per quei market player, pronti a reinvestire in BTp, bond societari, obbligazioni e azioni bancarie italiane, già da oggi l’Italia dovrà dimostrare di meritarsela, questa apertura, questa finestra di opportunità, questo atto di fiducia.
I mercati sono semplici, essenziali, diretti. Sempre pronti a investire, se l’affare conviene. O a fuggire. Già da oggi, andranno alla ricerca di risposte certe, esigeranno una tabella di marcia veloce post-voto. L’Italia non avrà il tempo dalla sua parte: dovrà alla svelta garantire la governabilità, evitare vuoti di potere a lungo, non fare melina, non mischiare le carte in tavola.
Imercati si tranquillizzeranno se alle dimissioni di Matteo Renziseguirà la formazione in tempi rapidi di un governo che governi e che prometta di fare quel che va fatto: nuova legge elettorale, soluzione dei problemi di alcune banche senza rinvii e opacità, legge di bilancio, conferma delle riforme strutturali in cantiere, consolidamento dei conti pubblici. Il rendimento dei BTp è salito con l’incertezza politica del referendum e l’arrivo di Trump, dall’1,20% di questa estate ha superato il 2% poi pre-voto è tornato sotto questa soglia, sorretto anche da sostegni tecnici : le aste 2016 sono terminate, il 15 dicembre il Tesoro rimborsa un maxi-BTp, la Bce può decidere di concentrare in questi giorni il suo intervento mensile sui titoli di Stato italiani ( chiave capitale assegna all’Italia il 18% della torta QE cioè 12 miliardi circa al mese di acquisti). E l’8 dicembre sono attese novità su acquisti più a lungo o con nuove modalità della Banca. Quanto alle ricapitalizzazioni delle banche italiane, torneranno oggi sotto il faro dei mercati, sono urgenti ma scatteranno i cuscinetti che tra Roma e Bruxelles possono far assorbire un rinvio, purchè temporaneo, come temporaneea deve essere l’instabilità politica. I mercati non stanno e non staranno a lungo alla finestra: anticipano, corrono avanti, scappano quando temono il peggio, sono già entrati nel 2017. Quando a gennaio arriverà l’inondazione di liquidità tipica d’inizio anno, l’Italia dovrà dare prova di essere già pronta ad attrarre di nuovo investimenti, in un’annata di elezioni in Francia, Germania e Olanda, nell’era di Donald Trump e di Brexit. L’Italia, dopo un referendum o dopo elezioni generali anticipate al 2017 o nel 2018 - deve dimostrare ogni giorno di essere un Paese affidabile, sul quale i mercati possono contare sempre, uno Stato che oltre a dare priorità alla crescita e alla tenuta dei conti pubblici ( il debito/Pil al 133% resta un sorvegliato speciale delle agenzie di rating) saprà ascoltare ma anche contenere l’ascesa del populismo, i voti di protesta, lo scontento e la paura dei cittadini, i partiti anti-euro. Senza rinunciare alla stabilità politica e alla governabilità.ver