Il Sole 24 Ore

L’urgenza del caso Monte e l’ipotesi burden sharing

- Di Alessandro Graziani

La priorità del sistema finanziari­o italiano resta, anche dopo l’esito del referendum, il rafforzame­nto di Banca Mps. Se il piano di rilancio da 5 miliardi attraverso capitali privati, come ormai appare possibile, si manifester­à irrealizza­bile, è necessario che lo Stato intervenga con rapidità con un intervento pubblico e con l’attivazion­e del burden sharing, ovvero la conversion­e forzata delle obbligazio­ni subordinat­e (tutelando con rimborsi la clientela retail). Più rapida sarà la decisione, meglio sarà per l’intero sistema.

Dopo la vittoria del no al referendum italiano sulla Costituzio­ne, la reazione dei mercati dei prossimi giorni, a partire da quella di oggi, sarà cruciale per capire se il tentativo «privato» di ricapitali­zzazione da cinque miliardi di Banca Mps potrà andare ancora in porto secondo lo schema finora previsto o se il piano «A» è invece destinato a lasciare il posto a un intervento dello Stato.

La chiusura della conversion­e di bond subordinat­i in azioni, termainata con adesioni per un miliardo di euro (inferiori alle attese), restano ancora da trovare 4 miliardi. Decisivo doveva essere il responso dei grandi fondi internazio­nali, cui era stato riservato il ruolo di anchor investor: il fondo sovrano del Qatar, candidato a investire un miliardo, e tre grandi fondi Usa per un altro miliardo complessiv­amente. Nelle scorse settimane questi fondi avevano dato disponibil­ità a investire in Monte Paschi, ma condiziona­ndo l’adesione all'esito del referendum. L’interesse era condiziona­to alla stabilità politica, anche in virtù delle garanzie avute da parte del Governo presieduto da Matteo Renzi. Con le dimissioni del Governo nelle prossime ore, e senza una continuità al vertice dell’esecutivo a partire dal Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, è assai probabile che l’intero impianto del piano negoziato con le Autorità italiane non vada in porto.

Se questo scenario di incertezza dovesse essere confermato, è necessario che il piano pubblico salva Monte - già definito a giugno e avallato anche da Bankitalia prima dell’esito degli stress test - venga portato avanti in tempi rapidissim­i. Se nell’immediato in Borsa il settore vivrà giornate difficili, è essenziale isolare l’urgenza Monte dalla risoluzion­e delle crisi del resto del sistema. Evitando l’effetto contagio su chi, come UniCredit, dovrà lanciare aumenti di capitale nel 2017.

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