I 5 Stelle accelerano: al voto con Italicum e Consultellum
Grillo a Mattarella: disponibili a tutti i passi per tornare alle urne
Tra i Cinque Stelle, memori dello choc alle europee del 2014, ha prevalso fino all’ultimo la scaramanzia, con Beppe Grillo che ancora ieri, al seggio di Sant’Ilario a Nervi, nella sua Genova, ripeteva: «Abbiamo fatto un grande lavoro, quindi l’importante, se dovessimo perdere, è non dare colpe a nessuno». Nessun commento su exit poll e prime proiezioni, ma l’euforia è via via cresciuta. E alla fine Grillo ha rotto il silenzio sul blog e ha augurato buon lavoro al presidente Sergio Mattarella: «Ha vinto la democrazia. Come prima forza politica del Paese siamo disponibili a fare tutti i passi necessari per arrivare alle elezioni politiche». La proposta del capo politico del Movimento è chiara: andare «subito al voto» con l’Italicum alla Camera e il Consultellum corretto per il Senato. «Bastano pochi giorni», garantisce.
Nella vittoria del No il M5S legge un doppio successo: la spallata degli italiani al governo Renzi e il passaggio del Mar Rosso verso il timone del Paese. Nel variegato fronte che si è opposto alla riforma, il Movimento farà pesare il fatto di essere la prima forza di opposizione e l’unica a marciare da sola nella campagna referendaria rifiutando apparentamenti con i vari comitati. Strategia di nuovo premiante, quella di ballare da soli. A Mattarella i Cinque Stelle chiederanno dunque le elezioni subito, mandata in porto la legge di bilancio. Non si aspettano dagli altri partiti il sì alla proposta di andare a votare con l’Italicum e ostentano disinteresse per l’esecutivo che verrà. «Non ci interessano valzer di poltrone su governi di transizione», lasciano trapelare. Però non staranno a guardare: mandare in soffitta l’Italicum significa rinunciare al ballottaggio che li favorirebbe. Sul piatto, in caso di diniego, offrono il Demo-
LA STRATEGIA NON CAMBIA Il M5S si chiama fuori dalla partecipazione a qualsiasi governo. L’obiettivo principale resta quello di votare il prima possibile
cratellum, «l’unica legge elettorale costituzionale sulla piazza», come sostiene il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio. Messa a punto dal deputato Danilo Toninelli, disegna un sistema proporzionale lievemente corretto, con le preferenze e 42 circoscrizioni a base pluriprovinciale, 33 delle quali divise in collegi, per creare uno sbarramento naturale superiore al 5%. Questo impianto, assicurano, permette a una forza con il 40% dei consensi di conquistare oltre il 50% dei seggi. Finora nessun partito ha mostrato interesse verso la legge M5S, ma il loro peso specifico aumenta. E ciò che i Cinque Stelle guardano come il fumo negli occhi sono i collegi uninominali.
Certo è che l’affermazione del No costringe ad accelerare i preparativi per la scalata al governo. Il programma è quasi pronto. «Da martedì – ha annunciato Grillo - cominceremo a votare online quello su energia, politica estera e difesa». Il nodo vero è la squadra: «A scegliere sarà la rete». Sono mesi che si cerca il bandolo della matassa. Il candidato premier in pectore rimane Di Maio, ma bisogna sottoporre il suo nome agli iscritti sulla piattaforma Rousseau. Come, è il dilemma. Non è ancora stato deciso se sarà proposto da solo (idea però poco consona alla democrazia partecipata sbandierata come elemento identitario) o all’interno di una rosa, in cui potrebbero spuntare concorrenti forti come Roberto Fico, che incarna l’anima movimentista del M5S contro quella pragmatica di Di Maio. O addirittura come Alessandro Di Battista, che però finora si è tirato fuori. Indefinita è anche la lista dei ministri: si ragiona su un centinaio di figure tra cui scegliere. Tra gennaio e febbraio si punta a votare online il candidato premier. L’obiettivo è arrivare pronti nel caso si voti a giugno.
Ci sono infine le incognite, dalle inchieste sulle firme false a Palermo e a Bologna alla giunta romana di Virginia Raggi, che resta sorvegliata speciale. Scenari e prossime mosse saranno discussi domani all’assemblea dei gruppi parlamentari, dove hanno chiesto di parlare i deputati indagati e sospesi. La questione espulsioni resta centrale per il futuro. Preoccupa il contenzioso generato dai ricorsi degli “ex”, impegna avvocati e staff la ricerca di una soluzione al groviglio delle regole interne con il busillis della doppia entità che tiene le redini del M5S (MoVimento Cinque Stelle e Movimento 5 Stelle). In sintesi: ai pentastellati serve ancora tempo.