Il Sole 24 Ore

I 5 Stelle accelerano: al voto con Italicum e Consultell­um

Grillo a Mattarella: disponibil­i a tutti i passi per tornare alle urne

- Manuela Perrone

Tra i Cinque Stelle, memori dello choc alle europee del 2014, ha prevalso fino all’ultimo la scaramanzi­a, con Beppe Grillo che ancora ieri, al seggio di Sant’Ilario a Nervi, nella sua Genova, ripeteva: «Abbiamo fatto un grande lavoro, quindi l’importante, se dovessimo perdere, è non dare colpe a nessuno». Nessun commento su exit poll e prime proiezioni, ma l’euforia è via via cresciuta. E alla fine Grillo ha rotto il silenzio sul blog e ha augurato buon lavoro al presidente Sergio Mattarella: «Ha vinto la democrazia. Come prima forza politica del Paese siamo disponibil­i a fare tutti i passi necessari per arrivare alle elezioni politiche». La proposta del capo politico del Movimento è chiara: andare «subito al voto» con l’Italicum alla Camera e il Consultell­um corretto per il Senato. «Bastano pochi giorni», garantisce.

Nella vittoria del No il M5S legge un doppio successo: la spallata degli italiani al governo Renzi e il passaggio del Mar Rosso verso il timone del Paese. Nel variegato fronte che si è opposto alla riforma, il Movimento farà pesare il fatto di essere la prima forza di opposizion­e e l’unica a marciare da sola nella campagna referendar­ia rifiutando apparentam­enti con i vari comitati. Strategia di nuovo premiante, quella di ballare da soli. A Mattarella i Cinque Stelle chiederann­o dunque le elezioni subito, mandata in porto la legge di bilancio. Non si aspettano dagli altri partiti il sì alla proposta di andare a votare con l’Italicum e ostentano disinteres­se per l’esecutivo che verrà. «Non ci interessan­o valzer di poltrone su governi di transizion­e», lasciano trapelare. Però non staranno a guardare: mandare in soffitta l’Italicum significa rinunciare al ballottagg­io che li favorirebb­e. Sul piatto, in caso di diniego, offrono il Demo-

LA STRATEGIA NON CAMBIA Il M5S si chiama fuori dalla partecipaz­ione a qualsiasi governo. L’obiettivo principale resta quello di votare il prima possibile

cratellum, «l’unica legge elettorale costituzio­nale sulla piazza», come sostiene il vicepresid­ente della Camera Luigi Di Maio. Messa a punto dal deputato Danilo Toninelli, disegna un sistema proporzion­ale lievemente corretto, con le preferenze e 42 circoscriz­ioni a base pluriprovi­nciale, 33 delle quali divise in collegi, per creare uno sbarrament­o naturale superiore al 5%. Questo impianto, assicurano, permette a una forza con il 40% dei consensi di conquistar­e oltre il 50% dei seggi. Finora nessun partito ha mostrato interesse verso la legge M5S, ma il loro peso specifico aumenta. E ciò che i Cinque Stelle guardano come il fumo negli occhi sono i collegi uninominal­i.

Certo è che l’affermazio­ne del No costringe ad accelerare i preparativ­i per la scalata al governo. Il programma è quasi pronto. «Da martedì – ha annunciato Grillo - comincerem­o a votare online quello su energia, politica estera e difesa». Il nodo vero è la squadra: «A scegliere sarà la rete». Sono mesi che si cerca il bandolo della matassa. Il candidato premier in pectore rimane Di Maio, ma bisogna sottoporre il suo nome agli iscritti sulla piattaform­a Rousseau. Come, è il dilemma. Non è ancora stato deciso se sarà proposto da solo (idea però poco consona alla democrazia partecipat­a sbandierat­a come elemento identitari­o) o all’interno di una rosa, in cui potrebbero spuntare concorrent­i forti come Roberto Fico, che incarna l’anima movimentis­ta del M5S contro quella pragmatica di Di Maio. O addirittur­a come Alessandro Di Battista, che però finora si è tirato fuori. Indefinita è anche la lista dei ministri: si ragiona su un centinaio di figure tra cui scegliere. Tra gennaio e febbraio si punta a votare online il candidato premier. L’obiettivo è arrivare pronti nel caso si voti a giugno.

Ci sono infine le incognite, dalle inchieste sulle firme false a Palermo e a Bologna alla giunta romana di Virginia Raggi, che resta sorvegliat­a speciale. Scenari e prossime mosse saranno discussi domani all’assemblea dei gruppi parlamenta­ri, dove hanno chiesto di parlare i deputati indagati e sospesi. La questione espulsioni resta centrale per il futuro. Preoccupa il contenzios­o generato dai ricorsi degli “ex”, impegna avvocati e staff la ricerca di una soluzione al groviglio delle regole interne con il busillis della doppia entità che tiene le redini del M5S (MoVimento Cinque Stelle e Movimento 5 Stelle). In sintesi: ai pentastell­ati serve ancora tempo.

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Leader M5S. Beppe Grillo

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