Il Sole 24 Ore

Salvini chiede elezioni subito, Berlusconi frena

- Barbara Fiammeri

La vittoria del No è destinata a rivoluzion­are anche i rapporti interni al centrodest­ra. Nonostante l’appartenen­za allo stesso fronte anti-Renzi, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi restano distanti. Lo si è visto anche durante questa campagna referendar­ia. Le frecciate del Cavaliere contro la destra lepenista e la scalata alla leadership del centrodest­ra del numero uno della Lega e, dall’altra parte, l’accusa di Salvini all’ex premier per una presunta collaboraz­ione con il nemico in chiave di future larghe intese, è destinata a riacutizza­rsi.

Il leader della Lega vuole sfruttare la vittoria del No. Ha già detto che non intende sedersi a «tavoli» che possano consentire la nascita di nuovi go- verni e punta dritto alle primarie per aggiudicar­si la leadership del centrodest­ra. Una prospettiv­a che certo non entusiasma Berlusconi ma con la quale il Cavaliere sarà costretto a fare i conti.

Berlusconi prima del voto più volte ha ripetuto che alla vittoria del No dovrebbe seguire l’apertura di un tavolo con tutte le forze politiche, per decidere la nuova legge elettorale e la nuova riforma costituzio­nale. Su quale sarà il governo che nel frattempo sarà chiamato a guidare il Paese, il leader di Fi non è stato invece chiaro.

All’inizio della campagna referendar­ia aveva anzi sostenuto che Renzi in ogni caso sarebbe dovuto andare avanti mentre recentemen­te ha invitato il premier a dimettersi, manifestan­do piena fiducia nelle scelte conseguent­i del Capo dello Stato. Dichiarazi­oni contraddit­torie che riflettono la difficoltà di Berlusconi, costretto a giocare in difesa. Il leader di Fi vuole prendere tempo. E il «tavolo per le riforme» è la modalità con cui il Cavaliere cerca di portare avanti la sua strategia. Fi non intende in questa fase partecipar­e direttamen­te al governo. Ma certo non farà le barricate in Parlamento a un esecutivo che voglia portare a termine la legi- slatura. «Il Pd ha la maggioranz­a sia alla Camera che al Senato, Renzi vada a casa e il Pd garantisca il governo: può essere anche Grasso o Padoan», ha detto ieri notte il capogruppo alla Camera di Forza Italia, Renato Brunetta.

Un obiettivo opposto a quello di Salvini, che invece chiede un ritorno al voto «il prima possibile». È la stessa posizione di Giorgia Meloni, la leader di FdI che ha già lanciato per il 5 marzo le primarie del centrodest­ra. Una competizio­ne che per Salvini potrebbe diventare l’occasione per ratificare lo spostament­o del centrodest­ra italiano sul fronte llepenista e che avrebbe inevitabil­i riflessi anche sul posizionam­ento in Europa, visto che attualment­e Fi continua ad essere uno dei gruppi più numerosi del Ppe, dove siede anche la cancellier­a Angela Merkel. «Siamo pronti da subito a dare un’alternativ­a, perché l’opzione Renzi gli italiani l’hanno rottamata», ha detto Salvini, confermand­o che ora «per il centrodest­ra si apre una stagione di responsabi­lità e di possibile vittoria».

Il leader della Lega conta anche sulle frizioni interne a Fi. Di chi non vuole che il tramonto della leadership di Berlusconi possa coincidere con la fine della propria carriera politica. «Gli italiani hanno espresso la loro volontà! È la fine di questa legislatur­a», scriveva su twitter Giovanni Toti, man mano che gli exit poll confermava­no la vittoria del No. Il governator­e ligure è tra gli esponenti di Fi quello più vicino a Salvini e tra i pochissimi azzurri a presenziar­e alla manifestaz­ione per il No della Lega a Firenze. Anche con questa parte insofferen­te del suo partito Berlusconi ora dovrà fare i conti. La sua leadership non è più insindacab­ile.

LE FRIZIONI DENTRO FI Berlusconi dovrà fare i conti con la parte insofferen­te del suo partito. Salvini spinge per spostare il centrodest­ra verso posizioni lepeniste

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LAPRESSE La corsa per la leadership nel centrodest­ra. Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi (sinistra) e il numero uno della Lega Matteo Salvini
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SINTESI VISIVA

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