I votanti esteri si fermano al 31,3%
Il voto degli italiani all’estero non desta sorprese. Non appare affatto decisivo – come si ipotizzava alla vigilia – per l’esito finale; la percentuale di voto non si discosta dalle precedenti consultazioni politiche. E scoppiano le polemiche sulle mancate regolarità nello scrutinio.
Alle 23.00 le buste con le schede votate dagli italiani all'estero ammontavano a 1.251.452: sono il 31,3% degli aventi diritto, pari a 3.995.042. Meno della metà, insomma, del dato italiano. Ma anche meno dell'affluenza stimata nei giorni al 40%, dato dunque rivelatosi infondato.
Il dato finale di affluenza del 31,3% registrato a Castelnuovo di Porto, dove sono state scrutinate le schede degli italiani all’estero in 1.483 sezioni, come ha fatto notare la Corte d’Appello di Roma – il suo ufficio centrale per la circoscrizione estero coordina il voto a Castelnuovo di Porto – «è in linea con i dati delle ultime elezioni politiche (31,59%)». La percentuale varia da un massimo del 34,28% nella ripartizione Europa a un minimo del 25,88% nell’America Sud. La stessa Corte d'Appello sottolinea che «le operazioni di invio e presa in carico dei plichi si sono svolte regolarmente»”.
Ma disguidi e polemiche non sono mancati. Il meccanismo del voto all’estero prevede che ai seggi, prima dello scrutinio, presidente e componenti di seggio aprano le buste più grandi, contenenti un tagliando con il nome dell’elettore che ha votato e un’altra busta, più piccola e chiusa, che viene poi aperta, dove è stata messa la scheda elettorale. Oltre a casi di buste piccole trovate già aperte, il consigliere regionale del Lazio del M5S, Davide Barillari, e Saverio Dauria, rappresentanti di lista per il No hanno riferito: «Sono stati trovati nelle buste un assegno da 7 mila pound, una lettera indirizzata a una banca, un passaporto, una nota di protesta al Consolato per sottolineare che l’elettore non poteva più votare. Con un certificato di morte». Secondo Barillari «ogni seggio fa di testa sua, ci sono voti duplicati». Almeno due casi, dicono gli esponenti M5S, con il tagliando di un elettore spuntato in due buste diverse, come se avesse votato due volte. Già nel pomeriggio erano cominciate le accuse. Sinistra italiana con un comunicato segnalava che «i rappresentanti designati dal No non sono stati ammessi ai seggi sostenendo che non sono erano state consegnate le designazioni». Ma la Corte d’appello ha replicato che «l'atto di designazione presentato presso la cancelleria conteneva la denominazione di “Gruppo senatori promotori del referendum”» mentre ieri pomeriggio «i rappresentanti di detto comitato, giunti al centro polifunzionale di Castelnuovo di Porto, si sono invece presentati come appartenenti al comitato “Senatori per il No”, in relazione al quale non risultava pervenuta alcuna designazione”» E alla fine, aggiunge la Corte, i rappresentanti sono stati comunque «avviati ai seggi elettorali in tempo utile» per lo scrutinio iniziato alle 23.00.
Nel pomeriggio si sono registrate lunghe code e rallentamenti sulla via Tiberina e all’uscita Fiano Romano dell’autostrada Roma-Firenze, un ingorgo creato dalle migliaia di scrutatori che dovevano raggiungere a Castelnuovo di Porto gli hangar della Protezione Civile dove si sono svolti gli scrutini. Sulla Tiberina ancora nel tardo pomeriggio erano presenti gruppi di scrutatori che stavano raggiungendo i seggi a piedi. «Abbiamo fatto chilometri su una strada al buio, a rischio di essere investiti, per raggiungere questo posto, l’organizzazione non è stata impeccabile» racconta uno di loro. Una volta arrivati negli hangar altri scrutatori hanno impiegato diverso tempo per rintracciare la sezione a cui erano stati assegnati. Circa 800, poi, sono stati gli agenti della Polizia Municipale convocati a Castelnuovo e assiepati nell’aula magna, convocati per essere a disposizione e rimpiazzare i presidenti di seggio che non si sono presentati.
LE POLEMICHE La protesta dei rappresentanti del No: voti irregolari e ritardi nell’ammissione allo spoglio La Corte d’appello: ai seggi in tempo utile