Il Sole 24 Ore

Più vicino il ritorno al proporzion­ale

- Barbara Fiammeri

pLa modifica dell’Italicum era data per scontata già prima del voto. Ma il risultato di ieri la rende ora improcrast­inabile. L’Italicum nasce infatti come una legge elettorale per la sola Camera dei deputati e ha come principale ratio la stabilità dei governi, grazie all’attribuzio­ne di un significat­ivo premio di maggioranz­a per la lista che si aggiudica il ballottagg­io. La conferma del sistema bicamerale però vanifica questo obiettivo, visto che il Senato - mantenendo la prerogativ­a di esprimere al pari della Camera la fiducia al Governo - viene eletto con un sistema proporzion­ale.

Ma prima ancora che le forze politiche si esprimano in Parlamento sul sistema elettorale, un’indicazion­e decisiva arriverà dalla Corte costituzio­nale, davanti alla quale è stata sollevata la questione di legittimit­à dell’Italicum. La pronuncia sarebbe dovuta arrivare già all’inizio di ottobre ma la Consulta l’ha rinviata a dopo il referendum (la nuova data non è stata ancora indicata).

Una scelta, quella dei giudici, dettata non solo da ragioni di opportunit­à (non interferir­e con la campagna referendar­ia) ma anche - se non soprattutt­o - dalla necessità di intervenir­e avendo la certezza del testo costituzio­nale cui fare ri- ferimento. Adesso che questa certezza c’è, la Consulta non tarderà a far conoscere la sua posizione, che inevitabil­mente sarà il punto di riferiment­o per il confronto parlamenta­re. Un confronto dietro al quale - come sempre - ci saranno anzitutto gli interessi delle singole forze politiche.

Al momento il vento soffia a favore di un ritorno a un sistema proporzion­ale. Non proprio quello della prima Repubblica ma quasi. Il M5s ha già presentato una proposta di legge che prevede appunto un sistema proporzion­ale con circoscriz­ioni piuttosto piccole, in modo che ci sia un collegamen­to più stretto tra i candidati e il territorio dove vengono eletti. Anche Silvio Berlusconi è orientato a un ritorno al proporzion­ale. Lo ha detto pubblicame­nte in più occasioni durante la campagna referendar­ia. È probabile che per Berlusconi il sistema proporzion­ale sia quello che garantisce meglio la sopravvive­nza e l’autonomia di Fi, inclusa la possibilit­à di un ritorno a governi di larghe intese che viene vista con favore anche dai centristi di Alfano. Prospettiv­a contro la quale si è già scagliato Matteo Salvini. Il leader della Lega ha infatti bocciato l’ipotesi di un ritorno al proporzion­ale ribattezza­ndolo «il sistema dell’inciucio» e si dice invece favorevole a un sistema di collegi uninominal­i.

A fare la prima mossa però non potrà che essere il Pd, visto che il partito di Matteo Renzi alla Camera ha quasi il 50% dei deputati. Renzi aveva già dato la sua disponibil­ità a modificare l’Italicum. Nell’accordo intervenut­o nelle scorse settimane con una parte della minoranza guidata da Gianni Cuperlo, non era stato escluso un passo indietro neppure sul ballottagg­io, purché fosse garantita dal nuovo sistema elettorale la governabil­ità. La sconfitta di ieri inevitabil­mente riaprirà però la guerra dentro il Pd e non è affatto da escludere che le divisioni interne si riflettano anche sul confronto con le altre forze politiche sulla legge elettorale. La minoranza guidata da Bersani ha già presentato a luglio in Parlamento una sua proposta che prevede una sorta di Mattarellu­m aggiornato, ovvero un sistema fondato su collegi uninominal­i nel quale è previsto anche un premio di maggioranz­a alla lista o coalizione che prende più voti.

LE POSIZIONI La prima mossa tocca comunque al Pd. Renzi si era detto pronto a sacrificar­e anche il ballottagg­io. Il M5S punta sui mini-collegi

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