Più vicino il ritorno al proporzionale
pLa modifica dell’Italicum era data per scontata già prima del voto. Ma il risultato di ieri la rende ora improcrastinabile. L’Italicum nasce infatti come una legge elettorale per la sola Camera dei deputati e ha come principale ratio la stabilità dei governi, grazie all’attribuzione di un significativo premio di maggioranza per la lista che si aggiudica il ballottaggio. La conferma del sistema bicamerale però vanifica questo obiettivo, visto che il Senato - mantenendo la prerogativa di esprimere al pari della Camera la fiducia al Governo - viene eletto con un sistema proporzionale.
Ma prima ancora che le forze politiche si esprimano in Parlamento sul sistema elettorale, un’indicazione decisiva arriverà dalla Corte costituzionale, davanti alla quale è stata sollevata la questione di legittimità dell’Italicum. La pronuncia sarebbe dovuta arrivare già all’inizio di ottobre ma la Consulta l’ha rinviata a dopo il referendum (la nuova data non è stata ancora indicata).
Una scelta, quella dei giudici, dettata non solo da ragioni di opportunità (non interferire con la campagna referendaria) ma anche - se non soprattutto - dalla necessità di intervenire avendo la certezza del testo costituzionale cui fare ri- ferimento. Adesso che questa certezza c’è, la Consulta non tarderà a far conoscere la sua posizione, che inevitabilmente sarà il punto di riferimento per il confronto parlamentare. Un confronto dietro al quale - come sempre - ci saranno anzitutto gli interessi delle singole forze politiche.
Al momento il vento soffia a favore di un ritorno a un sistema proporzionale. Non proprio quello della prima Repubblica ma quasi. Il M5s ha già presentato una proposta di legge che prevede appunto un sistema proporzionale con circoscrizioni piuttosto piccole, in modo che ci sia un collegamento più stretto tra i candidati e il territorio dove vengono eletti. Anche Silvio Berlusconi è orientato a un ritorno al proporzionale. Lo ha detto pubblicamente in più occasioni durante la campagna referendaria. È probabile che per Berlusconi il sistema proporzionale sia quello che garantisce meglio la sopravvivenza e l’autonomia di Fi, inclusa la possibilità di un ritorno a governi di larghe intese che viene vista con favore anche dai centristi di Alfano. Prospettiva contro la quale si è già scagliato Matteo Salvini. Il leader della Lega ha infatti bocciato l’ipotesi di un ritorno al proporzionale ribattezzandolo «il sistema dell’inciucio» e si dice invece favorevole a un sistema di collegi uninominali.
A fare la prima mossa però non potrà che essere il Pd, visto che il partito di Matteo Renzi alla Camera ha quasi il 50% dei deputati. Renzi aveva già dato la sua disponibilità a modificare l’Italicum. Nell’accordo intervenuto nelle scorse settimane con una parte della minoranza guidata da Gianni Cuperlo, non era stato escluso un passo indietro neppure sul ballottaggio, purché fosse garantita dal nuovo sistema elettorale la governabilità. La sconfitta di ieri inevitabilmente riaprirà però la guerra dentro il Pd e non è affatto da escludere che le divisioni interne si riflettano anche sul confronto con le altre forze politiche sulla legge elettorale. La minoranza guidata da Bersani ha già presentato a luglio in Parlamento una sua proposta che prevede una sorta di Mattarellum aggiornato, ovvero un sistema fondato su collegi uninominali nel quale è previsto anche un premio di maggioranza alla lista o coalizione che prende più voti.
LE POSIZIONI La prima mossa tocca comunque al Pd. Renzi si era detto pronto a sacrificare anche il ballottaggio. Il M5S punta sui mini-collegi