Cuba, le incognite del dopo-Castro
Ultimo saluto al «Lider maximo» - La sfida dell’indipendenza economica
Èstato sepolto in un museo a cielo aperto, Santa Ifigenia, il cimitero più bello di Cuba. Fidel Castro riposa a fianco di chi ha fatto la storia del Paese, il padre della patria, Carlo Manuel de Cespedes, José Martì, l’autore intellettuale della Revolución. Così lo ha definito lo stesso Fidel.
La storia lo assolverà, oppure no; chissà, ora è troppo presto per dirlo. Le parole di Raul, ascoltate in un silenzio impregnato di commozione, sono state queste: «Fidel è stato un esempio. Ci ha mostrato quello che abbiamo potuto fare, quello che possiamo fare e ora quello che potremmo fare», poi, rivolgendosi al popolo cubano: «Sì, se puede» .
E poi ancora: « Sì, se puede superare qualsiasi ostacolo per l’indipendenza, la sovranità della patria ed il socialismo». In un gioco di rimandi vocali, migliaia di cubani riuniti a Santiago, hanno risposto in coro: «Sì, se puede» .
Nel lungo viaggio tra L’Avana e Santiago di Cuba, il passaggio della jeep verde con le sue ceneri è stato atteso con trepidazione da due ali di folla, che hanno ritmato «yo soy Fidel» , sono Fidel.
Oggi inizia un altro viaggio, con Fidel convertito, da Lider maximo, in simbolo della storia di Cuba: è una marcia faticosa che dovrebbe condurre alla vera indipendenza di Cuba, quella economica. Fino al 1933, dopo che la Spagna perdette i suoi domini, l’isola caraibica si è trasformata in una specie di protettorato americano. Poi, negli anni successivi alla Revolución del 1959, Cuba è stata fortemente dipendente da Mosca, da quella Unione Sovietica che le ha garantito la sopravvivenza alimentare ed energetica. Infine, dopo il crack del 1989, il crollo del Muro di Berlino, l’appoggio è arrivato dal Venezuela di Hugo Chavez. Petrolio venezuelano in cambio di maestri e medici cubani. L’indipendenza economica è rimasta dunque un anelito inespresso.
Fidel lascia un solido patrimonio di visibilità e credibilità di politica internazionale, soprattutto tra i Paesi meno sviluppati. Aver resistito a 11 presidenti americani e superato crisi alimentari durissime, sono fattori critici di successo poco discutibili. Ieri, nel giorno dell’ultimo saluto, a presenziare alla cerimonia ci sono stati i presidenti di Sud Africa, Iran, Algeria, Qatar, Vietnam, Bielorussia, Namibia, Grecia, Bolivia, Repubblica Domenicana, Ecuador, Venezuela, Salvador, Messico, Nicaragua. Poi ex presidenti del peso di Gerhard Schröder, Lula da Silva e tanti ministri europei.
La solidarietà e la simpatia di mezzo mondo non allevieranno però la fatica della transizione necessaria della politica cubana. Nessuna certezza. «Eso lo va a resolver Obama» , questo problema lo risolverà Obama, dicevano i giovani sul Malecon, il lungomare de L’Avana.
Il grande disgelo con gli Stati Uniti trascolora da sicurezza a incognita. Quel 17 dicembre 2014, pare lontanissimo. Raul Castro e Barack Obama annunciarono di essere “vicini” e non nemici, vennero riallacciate le relazioni diplomatiche e Obama avviò una politica di discontinuità con L’Avana, l’embargo sarebbe stato smantellato. Una data storica, tutti concordi che il Muro d’acqua che separa L’Avana da Miami sarebbe stato abbattuto in breve tempo.
Pochi giorni fa un tweet del presidente eletto Donald Trump ha ricongelato i rapporti. «L’accordo con Cuba dovrà essere migliorativo altrimenti fermiamo tutto». I falchi di Washington, in barba agli interessi delle multinazionali americane, già sbarcate a L’Avana, gongolano all’idea di ripristinare la linea dura. Quella che dal 1959 a oggi non ha giovato a nessuno degli 11 milioni di cubani ma ha consentito di rilanciare la retorica del bloqueo, l’embargo, come responsabile delle inefficienze di Cuba.
Eppure le risorse e le potenzialità di Cuba ci sono, eccome: un potenziale agricolo/industriale (grazie a suolo e clima) di notevole portata, così come risorse umane istruite per affrontare la sfida scientifica e tecnologia. A condizione che la gabbia ideologica del Partito popular non soffochi ancora la creatività dei cubani.
Fidel riposa a fianco dei padri della patria , ma anche dei grandi della musica, creatori del son cubano: Pepe Sanchez, Miguel Matamoros, Nico Saquito e Compay Segundo. Esempi di creatività e innovazione allo stato puro. I fattori da cui ripartire.