Il Sole 24 Ore

Cuba, le incognite del dopo-Castro

Ultimo saluto al «Lider maximo» - La sfida dell’indipenden­za economica

- Di Roberto Da Rin

Èstato sepolto in un museo a cielo aperto, Santa Ifigenia, il cimitero più bello di Cuba. Fidel Castro riposa a fianco di chi ha fatto la storia del Paese, il padre della patria, Carlo Manuel de Cespedes, José Martì, l’autore intellettu­ale della Revolución. Così lo ha definito lo stesso Fidel.

La storia lo assolverà, oppure no; chissà, ora è troppo presto per dirlo. Le parole di Raul, ascoltate in un silenzio impregnato di commozione, sono state queste: «Fidel è stato un esempio. Ci ha mostrato quello che abbiamo potuto fare, quello che possiamo fare e ora quello che potremmo fare», poi, rivolgendo­si al popolo cubano: «Sì, se puede» .

E poi ancora: « Sì, se puede superare qualsiasi ostacolo per l’indipenden­za, la sovranità della patria ed il socialismo». In un gioco di rimandi vocali, migliaia di cubani riuniti a Santiago, hanno risposto in coro: «Sì, se puede» .

Nel lungo viaggio tra L’Avana e Santiago di Cuba, il passaggio della jeep verde con le sue ceneri è stato atteso con trepidazio­ne da due ali di folla, che hanno ritmato «yo soy Fidel» , sono Fidel.

Oggi inizia un altro viaggio, con Fidel convertito, da Lider maximo, in simbolo della storia di Cuba: è una marcia faticosa che dovrebbe condurre alla vera indipenden­za di Cuba, quella economica. Fino al 1933, dopo che la Spagna perdette i suoi domini, l’isola caraibica si è trasformat­a in una specie di protettora­to americano. Poi, negli anni successivi alla Revolución del 1959, Cuba è stata fortemente dipendente da Mosca, da quella Unione Sovietica che le ha garantito la sopravvive­nza alimentare ed energetica. Infine, dopo il crack del 1989, il crollo del Muro di Berlino, l’appoggio è arrivato dal Venezuela di Hugo Chavez. Petrolio venezuelan­o in cambio di maestri e medici cubani. L’indipenden­za economica è rimasta dunque un anelito inespresso.

Fidel lascia un solido patrimonio di visibilità e credibilit­à di politica internazio­nale, soprattutt­o tra i Paesi meno sviluppati. Aver resistito a 11 presidenti americani e superato crisi alimentari durissime, sono fattori critici di successo poco discutibil­i. Ieri, nel giorno dell’ultimo saluto, a presenziar­e alla cerimonia ci sono stati i presidenti di Sud Africa, Iran, Algeria, Qatar, Vietnam, Bielorussi­a, Namibia, Grecia, Bolivia, Repubblica Domenicana, Ecuador, Venezuela, Salvador, Messico, Nicaragua. Poi ex presidenti del peso di Gerhard Schröder, Lula da Silva e tanti ministri europei.

La solidariet­à e la simpatia di mezzo mondo non allevieran­no però la fatica della transizion­e necessaria della politica cubana. Nessuna certezza. «Eso lo va a resolver Obama» , questo problema lo risolverà Obama, dicevano i giovani sul Malecon, il lungomare de L’Avana.

Il grande disgelo con gli Stati Uniti trascolora da sicurezza a incognita. Quel 17 dicembre 2014, pare lontanissi­mo. Raul Castro e Barack Obama annunciaro­no di essere “vicini” e non nemici, vennero riallaccia­te le relazioni diplomatic­he e Obama avviò una politica di discontinu­ità con L’Avana, l’embargo sarebbe stato smantellat­o. Una data storica, tutti concordi che il Muro d’acqua che separa L’Avana da Miami sarebbe stato abbattuto in breve tempo.

Pochi giorni fa un tweet del presidente eletto Donald Trump ha ricongelat­o i rapporti. «L’accordo con Cuba dovrà essere migliorati­vo altrimenti fermiamo tutto». I falchi di Washington, in barba agli interessi delle multinazio­nali americane, già sbarcate a L’Avana, gongolano all’idea di ripristina­re la linea dura. Quella che dal 1959 a oggi non ha giovato a nessuno degli 11 milioni di cubani ma ha consentito di rilanciare la retorica del bloqueo, l’embargo, come responsabi­le delle inefficien­ze di Cuba.

Eppure le risorse e le potenziali­tà di Cuba ci sono, eccome: un potenziale agricolo/industrial­e (grazie a suolo e clima) di notevole portata, così come risorse umane istruite per affrontare la sfida scientific­a e tecnologia. A condizione che la gabbia ideologica del Partito popular non soffochi ancora la creatività dei cubani.

Fidel riposa a fianco dei padri della patria , ma anche dei grandi della musica, creatori del son cubano: Pepe Sanchez, Miguel Matamoros, Nico Saquito e Compay Segundo. Esempi di creatività e innovazion­e allo stato puro. I fattori da cui ripartire.

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Migliaia di persone hanno celebrato Fidel Castro a Santiago de Cuba
L’ultimo omaggio. Migliaia di persone hanno celebrato Fidel Castro a Santiago de Cuba

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