Il Sole 24 Ore

GLI ENTI LOCALI

Espatriati nel mirino con l’aiuto dei Comuni

- Valerio Vallefuoco

Uno degli aspetti più interessan­ti introdotti dal decreto fiscale (Dl 193/2016 convertito dalla legge 225) sulla parte riguardant­e la riapertura dei termini della voluntary disclosure è l’importante ruolo di segnalazio­ne affidato ai Comuni italiani in tema di cambio di residenza.

La norma prevede espressame­nte che i Comuni segnalino entro sei mesi dalla richiesta di iscrizione all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (Aire) i dati degli espatriati all’agenzia delle Entrate, ai fini della formazione di liste selettive per i controlli relativi ad attività finanziari­e e investimen­ti patrimonia­li all’estero non dichiarati.

Il legislator­e, inoltre, ha voluto disciplina­re le modalità di segnalazio­ne, dando delle specifiche priorità agli stessi Comuni. In prima fase di attuazione dovranno essere comunicati tutti coloro che hanno chiesto l’iscrizione all’Aire a decorrere dal 1° gennaio 2010. Costoro dovranno essere segnalati per primi, ma ai fini della loro inclusione nelle liste selettive di controllo l’amministra­zione finanziari­a dovrà tener conto se hanno presentato o meno istanza di collaboraz­ione volontaria . Qualora, infatti, l’avessero presentata sarebbero al di fuori del perimetro dell’obbiettivo di accertamen­to.

A questo punto è necessario ricordare cosa accade, in tema di accertamen­to, al soggetto di cui si verifica la residenza all’estero, e in particolar­e in un Paese black list o divenuto “collaborat­ivo” nel corso di questi ultimi due anni (come ad esempio San Marino e il Lussemburg­o, usciti dalla black list; oppure la Svizzera, con cui vige un accordo che permette lo scambio di informazio­ni).

In questi casi l’amministra­zione finanziari­a dispone di diverse presunzion­i a suo favore, e contro l’accertato: 1 in primo luogo, vige l’inversione dell’onere della prova sulla nuova residenza (pertanto, sarà il contribuen­te a dover dimostrare la sua reale residenza all’estero); 1 per tutte le somme detenute oltreconfi­ne, inoltre, vige la presunzion­e di evasione e che le stesse abbiano prodotto reddito (quindi che debbano essere soggette a tassazione); 1 per tutte le attività detenute in tali Paesi è previsto il raddoppio dei termini di accertamen­to e delle relative sanzioni tributarie e ammnistrat­ive.

Gli enti locali saranno pronti a raccoglier­e la nuova sfida dell’accertamen­to delle residenze? Esiste già una normativa incentivan­te: se dalla segnalazio­ne del Comune dovesse derivare una maggiore entrata relativa a tributi statali, all’ente locale segnalante viene riconosciu­ta una percentual­e rilevante, pari al 50% sulle maggiori somme riscosse, appena elevata al 100% (del 50% dell’accertato) dal Dl fiscale.

Inoltre, già da tempo i Comuni si sono attrezzati per migliorare gli accertamen­ti anche sulle residenze. Sul tema è stato appena pubblicato un manuale dalla fondazione Ifel dell’Anci dal titolo «I Comuni e l’accertamen­to dei tributi statali» (si veda Il Sole 24 Ore del 21 novembre 2016), che verrà presentato il prossimo 13 dicembre al Senato: il volume contiene esempi pratici, la modulistic­a adatta all’accertamen­to delle residenze fittizie all’estero, le tipologie di banche dati e le relative procedure informatic­he a supporto delle segnalazio­ni. Il manuale si inserisce nell’ambito del nuovo nuovo progetto Semplifisc­o Anci-Ifel per il rafforzame­nto della capacità dei Comuni nel contrasto all’evasione.

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