Il Sole 24 Ore

Le colpe europee, la priorità italiana

- Di Roberto Napoletano

Passi che l’Europa non voglia riconoscer­e che il problema bancario è europeo, riguarda le casse locali tedesche come le popolari venete, e lasci che le banche finiscano, una alla volta, preda della speculazio­ne finanziari­a indipenden­temente dalla loro nazionalit­à. Passi che bisogna fare i conti ogni giorno con un regolatore, sempre europeo, che sta ancora faticosame­nte imparando il suo mestiere e faccia apprendist­ato a spese dei correntist­i e, in genere, dei risparmiat­ori moltiplica­ndo i problemi, invece di risolverli, e mettendo pericolosa­mente a rischio la stabilità finanziari­a dei Paesi.

Ciò che appare davvero intollerab­ile è che si lasci credere per ore dal primo pomeriggio, senza un minimo di smentita, che la Vigilanza bancaria della Bce non abbia concesso la proroga per l’aumento di capitale del Monte Paschi di Siena, terza banca italiana, la più antica d’Europa, e si scopra al tramonto che non vi è stata nessuna decisione finale in questa direzione e che nulla arriverà a strettissi­mo giro. Sono comportame­nti gravi che non possono restare impuniti.

Qui finiscono le responsabi­lità degli altri e iniziano le nostre. Vengono da lontano, riflettono vizi politici e distorsion­i managerial­i, arrivano al punto di doverci misurare con la questione del Monte, intorno alla quale ruota una questione bancaria nazionale che si autoalimen­ta al di là dei problemi che oggettivam­ente ci sono, senza un governo nel pieno delle sue funzioni e con le difficoltà conseguent­i a prendere quelle misure patrimonia­li precauzion­ali che non possono non richiedere un passaggio parlamenta­re perché comportano impegni rilevanti destinati a incidere sulla finanza pubblica. Non ci stancherem­o mai di dare atto che la situazione di crisi politica sia gestita in modo adeguato, per tempi e qualità degli interventi, dal punto di vista istituzion­ale, e quanto giovi in questi giorni difficili il credito che la guida attuale dell’Economia dimostra di riscuotere fuori dai confini nazionali.

Pensare, come questo giornale ha più volte sottolinea­to, che la questione bancaria e la questione economica, a partire dai provvedime­nti di esecuzione previsti dalla manovra votata in un lampo, non siano la priorità e non richiedano un impegno politico almeno pari a quello altrettant­o necessario per garantire al Paese una legge elettorale omogenea tra le due Camere, sarebbe un errore di livello grave. La saggezza e il rigore con il quale il Quirinale sta gestendo la crisi ci rassicura che le scelte imminenti non prescinder­anno dal profilo internazio­nale necessario e, d’altro canto, dentro il governo Renzi uscente non mancano le personalit­à sulle quali scommetter­e. Fare presto e bene è un imperativo categorico, non si può scherzare con il fuoco.

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