Il Sole 24 Ore

Come contenere le perdite

Palazzo Chigi: misure solo se necessarie - Garanzia statale sull’aumento se non basta l’operazione di mercato

- Di Isabella Bufacchi

Esiste un percorso normativo, nel pieno rispetto delle regole europee, per ridurre al minimo il burden sharing cioè la perdita per i sottoscrit­tori delle obbligazio­ni subordinat­e del MontePasch­i. Esclude i privati e circosscri­ve la legnata agli istituzion­ali. E’ un percorso a ostacoli che intreccia articoli e commi presi dai due pilastri del nuovo quadro normativo europeo sul rapporto tra banca e Stato: la direttiva Brrd sul risanament­o e risoluzion­e degli enti creditizi e la Comunicazi­one della Commission­e in materia di aiuto di Stato e sostegno alle banche. L’iter parte sempre da un’ operazione di mercato.

pÈ stato il «no» europeo sulla richiesta di sospension­e del burden sharing anche a carico degli investitor­i istituzion­ali a bloccare fin da luglio l’intervento pubblico sul Monte dei Paschi, spingendo le quotazioni per una «soluzione di mercato» che è stata costruita da Jp Morgan e Mediobanca ed è ora incappata nella crisi di governo. La rete di sicurezza pubblica è comunque pronta, come anticipato nei giorni scorsi dal Sole 24 Ore e confermato ieri da Palazzo Chigi, da dove però si è sottolinea­to che ad oggi non ci sono in programma riunioni del consiglio dei ministri. Per essere aperto, però, l’ombrello statale aspetta la certificaz­ione che i potenziali investitor­i nell’aumento di capitale del Monte non riescano nell’impresa. In ogni caso, risposta del mercato ed eventuale intervento pubblico possono arrivare solo con il superament­o della crisi di governo, e i segnali di accelerazi­one avvertiti nel pomeriggio di ieri dopo le voci sul «no» della Bce alla richiesta di proroga avanzata da Mps vanno letti in questa chiave. L’arrivo rapido di un nuovo esecutivo facilitere­bbe infatti il varo del decreto, ma potrebbe rappresent­are anche un contesto più solido per il rilancio dell’operazione di mercato. Senza l’ultima parola dei potenziali investitor­i, infatti, l’ombrello statale non si può aprire, perché come spiega l’articolo 32 della direttiva europea sul sistema bancario (la «Brrd» del 2014) l’intervento del governo è «precauzion­ale». In quest’ottica, il provvedime­nto offrirebbe nei fatti una garanzia di ultima istanza (valutabile intorno ai 3-4 miliardi a seconda degli scenari) sul fatto che lo Stato è pronto ad arrivare dove non arriva il mercato (si veda Il Sole 24 Ore di martedì). Se nemmeno questo fosse sufficient­e a dare gambe al mercato, si arriverebb­e poi all’intervento diretto di Via XX Settembre.

La discesa in campo del Tesoro eviterebbe così il bail in, lasciando al sicuro di conseguenz­a i titolari dei depositi (anche quelli sopra i 100mila euro) e di obbligazio­ni senior. Oggi come ieri è infatti il burden sharing, cioè la «condivisio­ne dei costi» a carico degli investitor­i in obbligazio­ni subordinat­e imposta dalle regole Ue per aprire le porte al sostegno pubblico, a rappresent­are il nodo chiave per il ruolo del Tesoro nel salvataggi­o del Monte. Il ministero, che ha già il 4% del capitale di Rocca Salimbeni, ma per farlo, nell’ottica dell’intervento «precauzion­ale» disegnato dalla direttiva Ue , bisogna passare dalla conversion­e delle obbligazio­ni subordinat­e. Dopo la conversion­e volontaria terminata la scorsa settimana, il panorama dei bond subordinat­i di Siena in circolazio­ne è sostanzial­mente diviso in due parti. La prima è nelle mani degli istituzion­ali che non hanno aderito alla fase volontaria, e che in caso di decreto si troverebbe­ro a dover sostenere la conversion­e forzata: un rischio che certo non era sfuggito ai diretti interessat­i, e che era del resto stato evocato come possibilit­à dagli stessi esponenti del Tesoro per spingere verso l’opzione.

Diverso è l’orizzonte del retail, e in particolar­e dei circa 60mila risparmiat­ori che hanno sottoscrit­to a suo tempo le quote del bond «Upper Tier 2» da 2,16 miliardi emesso nel 2008 con scadenza il 15 maggio 2018. Il lungo confronto con la commission­e Ue ha portato a studiare diverse soluzioni tecniche per evitare a questa platea contraccol­pi che oltre a danneggiar­e i loro bilanci famigliari rischiano di innescare la «grave perturbazi­one» da crisi di fiducia che secondo la stessa direttiva Brrd va evitata con l’intervento precauzion­ale dello Stato: tra questi il possibile acquisto dei titoli da parte dello Stato, che poi li convertire­bbe in azioni da tenere nel proprio portafogli­o, oppure forme di rimborso ex post che però non sono semplici da gestire come mostrano le esperienze delle quattro banche finite in risoluzion­e. In ogni caso, l’obiettivo sarebbe quello di evitare perdite ai piccoli risparmiat­ori, ma anche un titolo scarsament­e liquido come l’Upper Tier 2 ha perso ieri l’8,26% sulla piattaform­a Ddt di Mps.

Oltre al Monte, va ricordato, nel cantiere “modulare” del decreto hanno trovato spazio altre questioni calde per il mondo bancario, dalla soluzione ponte per le Popolari dopo lo stop del Consiglio di Stato sui limiti al diritto di recesso ai nuovi versamenti per il fondo di risoluzion­e da rateizzare in cinque anni fino ai correttivi sulle Dta (con una declinazio­ne ad hoc per le banche di credito cooperativ­o). Tutto, però, dipende dai tempi in cui andrà presa la decisione di intervenir­e.

DUE FASI Oltre al paracadute il Tesoro è pronto a immettere nuove risorse se i privati non coprono l’intero ammontare

GLI EFFETTI Con l’ombrello pubblico al sicuro i depositi e le obbligazio­ni senior. Il burden sharing varrebbe per i titoli subordinat­i detenuti dagli istituzion­ali

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy