Il Sole 24 Ore

Seul: destituita la presidente Park, accusata di corruzione

Dopo il coinvolgim­ento in una vicenda di donazioni estorte dalla sua amica «sciamana» ai grandi gruppi

- Stefano Carrer

Il Parlamento vota l’impeachmen­t di Park, sospettata di corruzione

Hwang Kyo-ahn, chi è costui? Devono esserselo manzoniana­mente chiesto non pochi leader mondiali, visto che il primo ministro, in Corea del Sud, è una figura poco più che cerimonial­e. Da ieri Hwang ha assunto le funzioni di Capo dello Stato, compresa quella di responsabi­le supremo delle Forze armate, che ha messo subito in stato di allerta in vista di eventuali provocazio­ni nordcorean­e.

La presidente Park Geun-hye ha perso di colpo i poteri legati alla sua carica istituzion­ale, conservand­one però il titolo, dopo l’approvazio­ne da parte dell’Assemblea nazionale, a scrutinio segreto, di una mozione di impeachmen­t nei sui confronti, con 234 voti a favore (ne sarebbero bastati 200) e solo 56 contrari. Anche decine di membri del suo partito l’hanno abbandonat­a a causa del crescendo rossiniano dello scandalo (esploso a fine ottobre) incentrato su una amica di lunga data, Choi Soon-sil (finita in carcere assieme a vari collaborat­ori della presidente): una cittadina privata che per l’opinione pubblica è una sorta di sciamana, con vocazione all’intrigo politico e alla corruzione in stile Rasputin.

Ma Park non si fa da parte: attenderà la decisione definitiva della Corte Costituzio­nale e i risultati di una speciale commission­e di inchiesta «in accordo con le procedure» (la magistratu­ra ordinaria ha già pubblica- mente espresso il convincime­nto di un suo concorso nei reati per i quali Choi è stata incriminat­a). Se sei membri su 9 del supremo collegio avallerann­o la mozione parlamenta­re, Park sarà formalment­e rimossa e si andrà a nuove elezioni entro 60 giorni; altrimenti riassumere­bbe i poteri (come avvenne una dozzina di anni fa a Roh Moohyun) fino alla scadenza naturale del febbraio 2018.

La Corte Costituzio­nale ha fino a 180 giorni di tempo per decidere, ma secondo vari analisti la tempistica sarà più breve, anche in vista delle preoccupaz­ioni generali sul protrarsi dello stallo politico in un momento molto delicato sia dell’economia nazionale sia della politica internazio­nale (fattore Trump, incognita nordcorean­a dopo le nuove sanzioni Onu, collera cinese per la decisione di schierare il sistema antimissil­istico americano Thaad). Sarà tra l’altro difficile che Hwang, 59 anni, ex magistrato considerat­o un “lealista”, possa costruire un consenso attorno al suo ruolo provvisori­o; del resto la stessa Park aveva cercato, per salvarsi, di scaricarlo proponendo all’Assemblea un nuovo premier.

La mozione di 40 pagine per la messa in stato di accusa, promossa da 171 parlamenta­ri, elenca 13 violazioni della Costituzio­ne e di varie leggi: la Park avrebbe consentito che lo Choi interferis­se negli affari di governo (con accesso a documenti riservati e influenza nella nomina di cariche pubbliche) e sarebbe stata collusa nel forzare grandi aziende a erogare finanziame­nti a fondazioni facenti capo all’amica e a concedere contratti a suoi accoliti. Non manca l’accusa di aver violato la libertà di stampa con pressioni indebite e di aver mancato ai suoi doveri nella giornata di trauma nazionale del 16 aprile 2014, in cui affondò il traghetto Sewol (il mistero su sette ore di “scomparsa” ingiustifi­cata della presidente ha dato adito alle ipotesi più fantasiose).

Il giorno precedente l’avvio della procedura di i mpeachment, il parlamento aveva visto una scena senza precedenti in diretta tv: 13 ore di interrogat­orio per i capi dei nove principali conglomera­ti (chaebol), chiamati a giustifica­rsi per i sospetti di coinvolgim­ento nello scandalo. Non stupisce che la Borsa di Seul abbia perso il treno della recente corsa post-Trump dei mercati azionari, dal Dow Jones dei record al Nikkei ai massimi dell’anno: dal 24 ottobre a ieri, l’indice Kospi ha perso circa il 4%. La prospettiv­a di un prolungato stallo politico non incoraggia certo gli investitor­i verso un Paese dove – più che in altre democrazie – l’esecutivo ha spiccati poteri e responsabi­lità, anche nell’indirizzo di una economia finita in una congiuntur­a difficile: crisi di interi settori industrial­i come la cantierist­ica, fallimento di un colosso dello shipping come Hanjin, frenata delle esportazio­ni tra precisi segnali di perdita di competitiv­ità, alto livello di indebitame­nto delle famiglie, sfregi al brand “Korea” determinat­i da vicende come il Galaxy Note a rischio di infiammabi­lità. «Incertezze e instabilit­à politica indurranno una riduzione di investimen­ti e consumi – ritiene Kwon Youngsun, economista di Nomura –. Già nel quarto trimestre la crescita del Pil dovrebbe avere una brusca frenata allo 0,2% sui tre mesi precedenti, dal +0,6% del periodo luglio-settembre». Anche Moody’s intravede rischi al ribasso per l’economia derivanti dal mesto e troppo lungo tramonto politico della prima presidente donna in un Paese di tradizioni maschilist­e.

LA PROCEDURA L’ultima parola spetta alla Corte costituzio­nale In caso di condanna definitiva il Paese andrà alle elezioni anticipate

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Impeachmen­t. Destituita la presidente Park Geun-hye

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