Il Sole 24 Ore

Girandola di incontri fra Palazzo Chigi e Mef

Il destino del provvedime­nto d’urgenza è legato a doppio filo alla soluzione della crisi di governo

- G.Tr.

L’accelerata percepita ieri sulla strada che porta fuori dalla crisi di governo serve a trovarsi pronti se occorre approvare il decreto salva-Mps, ma anche a ricostruir­e in fretta le condizioni indispensa­bili per puntare sulla soluzione di mercato rilanciata ancora ieri dal cda del Monte. A moltiplica­re i dubbi dei possibili investitor­i coinvolti nel piano Jp Morgan-Mediobanca è stato infatti anche l’effetto del referendum, che ha rapidament­e “svuotato” i palazzi della politica degli interlocut­ori stabili indispensa­bili per un’operazione di questo tipo.

Ieri invece gli stessi palazzi sono tornati a lavorare a pieno ritmo anche sul destino del Monte, e da Palazzo Chigi è arrivata la conferma che il decreto per l’intervento statale è pronto per essere approvato in caso di bisogno, ma che non c’è un consiglio dei ministri in agenda per il fine settimana.

Alla presidenza del consiglio è stato un venerdì fittissimo di incontri per sbrogliare la matassa della doppia crisi, di Governo e di Monte dei Paschi, che si intreccian­o sia nel calendario sia nelle soluzioni per l’uscita.

Il primo a salire a Palazzo Chigi è stato proprio il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, seguito poi dal titolare della Farnesina Paolo Gentiloni che ieri ha varcato due volte le porte della presidenza del Consiglio. Padoan si è poi trasferito al Tesoro per riunirsi con i vertici di Rocca Salimbeni accompagna­ti dagli advisor del consorzio di garanzia e dal capfila Jp Morgan.

L’incontro ha preceduto la diffusione delle voci sulla bocciatura della richiesta di proroga, che non si sono comunque tradotte in una comunicazi­one ufficiale al consiglio di amministra­zione del Monte che tornerà a riunirsi domani. A quanto si apprende, l’esame della vigilanza di Francofort­e sulla richiesta di mini-slittament­o dei termini arrivata da Siena non sarebbe ancora approdata a una decisione definitiva, e per questa ragione varie fonti hanno smentito che alla riunione della tarda mattinata al ministero dell’Economia si sia parlato del decreto legge fermo ai box ma pronto a intervenir­e in caso di bisogno.

Anche domani, quindi, i tempi delle due crisi si intreccera­nno perché l’ultima tappa delle consultazi­oni, in programma oggi pomeriggio con la salita al Quirinale della delegazion­e del Partito Democratic­o, aprirà alla fase dell’incarico per formare il nuovo Governo.

Tutte le tessere del domino, insomma, continuano a essere alla ricerca della loro posizione definitiva, anche se il fattore tempo diventa ogni giorno che passa più centrale per indirizzar­e la soluzione del Monte. L’altalena vissuta dal titolo, e la caduta delle quotazioni dei bond subordinat­i, misurano i costi dell’incertezza di questi giorni.

La clessidra si svuota rapidament­e soprattutt­o per quel che riguarda le certezze possibili per gli investitor­i. In quest’ottica il decreto pronto con il possibile intervento del Tesoro sta già giocando un ruolo importante, perché indica la presenza di una rete di ultima istanza pronta ad aprirsi quando serve, a prescinder­e dalla data di convocazio­ne del consiglio dei ministri che potrebbe essere chiamato ad approvarlo.

DOPPIO SUMMIT Renzi ha incontrato prima Padoan e poi Gentiloni. Il ministro dell’Economia si è poi riunito con i vertici Mps, Jp Morgan e Mediobanca

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