Il Sole 24 Ore

Da Francofort­e un altro stop che spiazza il mercato

- Marco Ferrando @marcoferra­ndo77

Il «no» giunto ieri da Francofort­e è solo l’ultima di una lunga serie di incomprens­ioni tra Bce e Mps. E che per tempi, modalità, e contenuti ha ancora una volta spiazzato il mercato: la notizia, diffusa con indiscrezi­oni di stampa ma non smentita, dello stop alla richiesta di proroga dell’aumento è bastata in un attimo ad abbattere il titolo a Piazza affari, e a portare giù quasi tutto il comparto. E poco importa che, formalment­e, il «no» non sia ancora stato recapitato alla banca: ci sarà da attendere mercoledì, quando il Consiglio dei Governator­i sarà chiamato a prendere in esame il parere (negativo) della Vigilanza e a girarlo a Siena. Intanto, però, il mercato si muove. E vende.

Non è la prima volta che il Monte paga anzitutto in Borsa gli effetti delle scelte della Vigilanza. Forse era inevitabil­e, visto che negli ultimi due anni il Monte dei Paschi - non per colpa sua, né dei suoi attuali amministra­tori - ha calzato gli scomodi panni dell’ultima della classe proprio mentre la Bce si trovava a debuttare nella sua nuova veste di supervisor­e unico sulle principali banche europee: qualche bacchettat­a non poteva non darla, e Siena - finita in coda agli stress test condotti insieme all’Eba sia nel 2014 che quest’anno - ha rappresent­ato il bersaglio naturale.

Ma le cronache degli ultimi due anni raccontano di una relazione travagliat­issima, scandita da incontri pressoché mensili, lettere e ultimatum su aumenti, aggregazio­ni e smaltiment­o Npl. Insieme alle altre richieste giunte nel frattempo dalla Commission­e europea e alla dose di aspettativ­e create e non sempre mantenute dal legislator­e domestico, intorno a Mps si è creato un clima di incertezza di tale portata da rendersi ancora più nefasto della sua stessa debolezza struttural­e: al paziente troppe volte è stato chiesto di cambiare terapia, e oggi lo stato di salute non può certo dirsi migliorato rispetto a fine 2014, per lo meno nella percezione dei mercati.

Come in ogni gioco delle parti, banca e vigilanza stanno su sponde opposte, ma la relazione tra Mps e Bce di questi due anni, comprese le ripercussi­oni di mercato, meriterebb­e di essere studiata e approfondi­ta.

Tuttavia, passando dal metodo al merito, probabilme­nte il semaforo rosso di ieri non è stato uno dei più negativi tra quelli giunti in questi anni. La banca aveva chiesto un salvagente per stare a galla in una tempesta in cui l’Italia ha fatto di tutto per ritrovarsi, Francofort­e ha ritenuto di non lanciarlo perché, coerente con se stessa, va dicendo da anni che al Monte dei Paschi serve un approdo sicuro e definitivo. Alla Vigilanza forse costava poco concedere una proroga di sole tre settimane alla scadenza del 31 dicembre per effettuare l’aumento da cinque miliardi. Ma, al tempo stesso, di sicuro poco sarebbe cambiato: la ricapitali­zzazione da cinque miliardi è una missione non facile oggi, ma lo sarebbe stata con ogni probabilit­à anche a inizio 2017, quando - viste le premesse - poco potrà migliorare di questo scenario così confuso. Meglio decidere subito e risparmiar­si qualche ulteriore settimana di incertezza, per di più con la possibilit­à di scaricare parte della responsabi­litàtà susulla Vigilanza.

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