Il nodo Montepaschi zavorra la Borsa
Piazza Affari unico listino negativo (-0,73%): il crollo della banca (-10,5%) penalizza il settore
Le Borse europee chiudono la quinta seduta di fila in rialzo (+0,5%) archiviando la settimana a +5,6%. Più travagliata invece l’ultima seduta per il Ftse Mib di Piazza Affari che ha ceduto lo 0,73% a causa della rinnovata debolezza del settore bancario. Nel complesso tuttavia il listino milanese archivia la settimana con un +7,1%, segnando la migliore performance da novembre 2011.
Piazza Affari ha girato al ribasso nel pomeriggio dopo la mancata concessione da parte della vigilanza della Banca centrale europea alla proroga chiesta da Banca Mps per posticipare di 20 giorni l’ultimatum per l’aumento di capitale da 5 miliardi richiesto dallo stesso istituto di Francoforte. Il “no” della Bce a questo punto costringe l’istituto senese ad ottemperare al rafforzamento patrimoniale entro fine mese; il che complica la fattibilità di un intervento degli investitori privati e rilancia l’ipotesi di nazionalizzazione.
Intanto gli investitori hanno alleggerito la posizione sul titolo che ha terminato gli scambi con un calo del 10,55% (dopo essere arrivato a perdere oltre il 15%) con scambi pari a circa il 7,5% del capitale sociale. Le vendite hanno interessato anche gli altri titoli bancari italiani che hanno perso in media il 2,25% (ma nell’ultima settimana hanno guadagnato il 12,5%). Nel dettaglio, tra i più venduti, Bpm (-4,3%), Banco Popolare (-3,9%). Giù del 2,3% UniCredit a pochi giorni dalla presentazione del piano industriale e dopo l’accordo con Pimco per vendere crediti immobiliari per 1,3 miliardi.
La debolezza del sistema bancario italiano ha contagiato in parte anche le banche europee che hanno chiuso in controtendenza (-0,7%) rispetto al trend generale dei listini e degli altri settori. Nel complesso tuttavia anche per le banche europee si chiude una settimana di forte recupero (+9,5%).
L’incertezza su Mps ha impattato anche sul mercato dei titoli di Sta- to. Lo spread tra BTp e Bund a 10 anni- per quanto ovattato dagli acquisti della Bce che dureranno almeno fino a dicembre 2017 e da gennaio si estenderanno anche ai titoli con durata residua pari a 1 anno - è salito da 163 a 169 punti con il rendimento dei decennali italiani al 2,04%.
Lo spread tra Italia e Spagna ha superato nuovamente la soglia dei 50 punti, in aumento di 17 punti base rispetto ai valori di inizio settimana. L’ipotesi di nazionalizzazione di Mps a detta dei principali analisti potrebbe alimentare un po’ di tensione nel breve sui titoli di Stato. L’altro aspetto che ha in parte deluso gli investitori è il fatto che la Bce, nel pacchetto di potenziamento del quantitative easing annunciato giovedì, abbia mantenuto la linearità degli stessi in proporzione alla partecipazione al capitale sociale della Bce dei singoli Paesi. Di conseguenza la Bce sarà “costretta” a comprare più Bund che titoli francesi e più titoli francesi che BTp e così via. Tra le ipotesi iniziali invece circolava anche quella dell’eliminazione del vincolo della capital key, proprio per dare un maggiore sostegno ai Paesi in questo momento più bisognosi di un aiuto monetario, ovvero quelli della Periferia dell’area euro.
In questo clima, lunedì il Tesoro metterà a disposizione degli investitori 4,75 miliardi di euro in BoT a 12 mesi a fronte dei 5,5 miliardi in scadenza in un collocamento che probabilmente, dato il contesto in cui avverrà, vedrà i rendimenti del Buono annuale in rialzo rispetto al -0,210% del collocamento di novembre. In chiusura, sul mercato grigio di MTs, il rendimento del Buono che andrà in asta ieri scambiava tra -0,176% e -0,195%. A questo punto, considerato il rialzo dei rendimenti in corso, suona come una buona notizia la cancellazione delle aste a medio-lungo termine di metà dicembre, comunicata dal Tesoro in tempi non sospetti, ovvero il 24 novembre.