McDonald’s sposta la sede in Gran Bretagna
McDonald’s trasloca a Londra dal Lussemburgo. Il big Usa del fast food, da mesi indagato dalle autorità Ue per le pratiche fiscali, ha deciso che la sede di gran parte delle sue attività internazionali, quando si tratta di tasse, d’ora in avanti non sarà più nel piccolo e generoso paese dell’Europa continentale. Sarà, bensì, nella capitale finanziaria britannica, nonchè e forse soprattutto capitale di Brexit, della fuoriuscita dall’Ue e in futuro anche dal raggio d’azione delle sue autorità. La riorganizzazione, che ha dato vita a una vera e propria nuova holding globale, prevede che la società paghi le imposte sui redditi non Usa nel Regno Unito. Per usare il preciso linguaggio messo in tavola da Big Mac: la nuova entità oltre la Manica «sarà responsabile per la maggioranza delle royalties ricevute da accordi di licenza dei diritti globali di proprietà intellettuale al di fuori degli Usa». E per finire con le conseguenze sul dovuto all’erario: i profitti riportati dalla holding saranno dunque soggetti alle aliquote aziendali britanniche. In Lussemburgo rimarrà solo la responsabilità per i locali nel Paese.
La Commissione Europea ha fatto scattare lo scorso dicembre indagini su McDonald’s, una tra numerose multinazionali Usa ca- dute nelle rete delle inchieste Ue su irregolari favori nelle imposte concessi in paradisi fiscali del Vecchio Continente, dal Lussemburgo all’Irlanda. Il sospetto, in questo caso, è che le condizioni godute dal leader della ristorazione veloce dal 2009 abbiano violato le norme sulla concorrenza. Le violazioni potrebbero costare care al gruppo: in gioco sarebbe una richiesta di 1,6 miliardi di dollari in tasse eluse fino al 2015. Anche se impallidisce davanti ai 14,5 miliardi che la Ue chiede a Apple per le sue manovre in Irlanda, dove ha concentrato formalmente il suo business avvantaggiandosi di aliquote reali spesso scese a zero tra il 2003 il 2014 sui suoi utili in Europa.
Londra ha sua volta avviato indagini sulle imposte McDonald’s. Qui però le somme sono molto meno ingenti: i documenti depositati dall’azienda stessa mostrano che avrebbe stanziato a riserva 14,5 milioni di dollari per fare i conti con eventuali domande britanniche legate a discutibili pratiche di transfer pricing. L’accusa di non aver pagato finora regolari imposte viene però respinta da McDonald's. L'azienda americana sottolinea di aver riportato il versamento di oltre 2,5 miliardi di dollari in tasse in Europa nei quattro anni compresi tra il 2011 e il 2015.