Vicenza, ecco le accuse di Zonin a Sorato
pA tre giorni dall’assemblea dei soci della BpVi che dovrà approvare le linee e i contenuti dell’azione di responsabilità nei confronti degli ex amministratori, emergono nuovi particolari relativamente alla controffensiva messa in campo da Gianni Zonin, ex presidente e per quasi vent’anni dominus indiscusso della banca.
Nella notifica di citazione eseguita presso il Tribunale delle Imprese di Venezia contro la banca stessa, l’ex direttore generale Samuele Sorato e l’ex vice direttore Emanuele Giustini – nonché quattro gruppi assicurativi, Chubb Insurance Company of Europe, Zurich Insurance, Cna Insurance Company Europe e Ace European Group, chiamati in causa perché possano essi pagare i danni ai risparmiatori -, Zonin punta soprattutto sul tema della sua “non conoscenza” del malaffa- re che imperava all’interno dell’istituto vicentino e del ruolo di garanzia, non decisionale, proprio di un presidente. Sostiene la difesa: in virtù del ruolo non decisionale del vertice (secondo la normativa vigente il presidente non è destinatario di deleghe operative), la Consob ha dovuto ricredersi su taluni punti, riconoscendo come unici responsabili degli illeciti Sorato e Giustini.
pA tre giorni dall’assemblea dei soci della BpVi che dovrà approvare le linee e i contenuti dell’azione di responsabilità nei confronti degli ex amministratori, emergono nuovi particolari relativamente alla controffensiva messa in campo da Gianni Zonin, ex presidente e per quasi vent’anni dominus indiscusso della banca.
Nellanotificadicitazioneeseguita presso il Tribunale delle Imprese di Venezia contro la banca stessa, l’ex direttore generale Samuele Sorato e l’ex vice direttore Emanuele Giustini–nonchéquattrogruppiassicurativi, Chubb Insurance Company of Europe, Zurich Insurance, Cna Insurance Company Europe e Ace European Group, chiamati in causa perché possano essi pagare i danni ai risparmiatori -, Zonin punta soprattutto sul tema della sua “non conoscenza” del malaffare che imperava all’interno dell’istituto vicentino e del ruolo di garanzia, non decisionale, proprio di un presidente. Sostiene la difesa: in virtù del ruolo non decisionale del vertice (secondo la normativa vigente il presidente non è destinatario di de- leghe operative), la Consob ha dovuto ricredersi su taluni punti, riconoscendo come unici responsabili degli illeciti Sorato e Giustini. Questo avviene, ad esempio, a proposito della raccolta di intenzioni d’acquisto di azioni BpVi, tra il marzo e il maggio 2014, prima della pubblicazione dei prospetti relativi agli aumenti; Consob sostiene che la raccolta sarebbe avvenuta «per il tramite della rete commerciale e sotto le direttive del direttore generale e del vice direttore» senza procedere ad alcuna trasmissione allo stesso organo di controllo e che sarebbe stata trattata «in via del tutto riservata». In particolare, continua Consob, «il dottor Sorato ha organizzato e diretto l’iniziativa commerciale in questione [...], provvedendo ad istruire i responsabili di filiale». Ne risulta, continua l’autodifesa, che i membri del cda, compreso il suo presidente, non solo non hanno contribuito in alcun modo a porre in essere le condotte contestate ma non potevano neppure conoscerle a causa dell’intenzionale occultamento da parte dei dottori Sorato e Giustini. La responsabilità non è nemmeno dell’Internal Audit di BpVi, che «evidenzia che il blocco del flusso delle informazioni era già concreto e pienamente attivo addirittura nelle fasi di controllo di primo e secondo livello».
Scottante il capitolo dei finanziamenti alla clientela. In primis le operazioni baciate. Solo nel marzo 2015 è emerso dalle indagini della direzione Internal Audit che Sorato e Giustini «avevano posto in essere un impianto operativo volto a mascherare le operazioni di finanziamento correlate all’acquisto di azioni della banca». La stessa Consob nel febbraio 2016 scrive: «Il fenomeno dei cosiddetti “finanziamenti correlati” [...] era sì ampio e diffuso, ma sotterraneo e carsico, addirittura fraudolentemente organizzato da alcune strutture interne». Anche il prezzo delle azioni, passato dai 48 euro (ma erano 62,5 in epoca Zonin), ai 6,30 e infine a 0,10 euro, è, secondo la citazione curata dagli avvocati Francesco Benatti e Lamberto Lambertini, opera dei due diversi cda che sono succeduti alle dimissioni di Zonin. Infine, dall’ex presidente viene rivendicato il diritto ad essere giudicato in un unico processo civile: «Il procedimento instaurato si propone di costituire la sede più naturale per ricostruire i fatti che oggi sono contemporanemanete sottoposti al giudizio della Consob, di Banca d’Italia, della Procura della Repubblica di Vicenza e del Tribunale delle Imprese».