Quei benefici per i grandi investitori del Fip e FP1
L’esenzione dal pagamento dell’Imu inizia a vacillare sotto i colpi dei ricorsi di molti Comuni
È partito il conto alla rovescia per il prossimo tax day. Entro venerdì prossimo, 16 dicembre, milioni di imprese e cittadini italiani saranno infatti chiamati a versare la seconda rata a saldo per il 2016 dell’Imu e della Tasi. Un appuntamento dispendioso per molti ma non per tutti.
i privilegiati
Tra i soggetti privilegiati, che da oltre un decennio godono di un trattamento speciale e non pagano l’Imu (e prima ancora l’Ici), figurano due fondi immobiliari di società di gestione di gruppi bancari italiani (Banca Finnat) ed esteri (Bnp Paribas): rispettivamente Fondo immobili pubblici (Fip) e Fondo Patrimonio Uno (FP1). Due prodotti riservati a investitori qualificati, in primis assicurazioni, casse di previdenza, Fondazioni, banche italiane ed estere, che non pagano un euro di Imu sugli immobili utilizzati dalla pubblica amministrazione.
Allo stesso tempo però intascano dall’Agenzia del Demanio circa 300 milioni di euro ogni anno per i canoni di uffici e caserme assegnati a ministeri, forze armate e altri enti pubblici che li hanno in uso per nove anni rinnovabili (9+9). Immobili locati fino a dicembre 2022 per il Fip e del 2023 per il fondo Patrimonio Uno, anche se c’è la possibilità di recedere ma solo in parte. Il Demanio deve infatti comunicare alla Sgr la volontà di lasciare l’immobile con 18 mesi di anticipo e il risparmio ottenuto dall’esercizio del diritto di recesso non può comunque eccedere il 10% del canone iniziale pagato dal Demanio a Patrimonio Uno e del 20% per il Fip. E in entrambi i casi ci siamo quasi.
spazi ristretti per risparmiare
A fine 2015 era stato rilasciato un numero di immobili con canoni equivalenti a circa il 9-10% dei 270 milioni di canone annuo inizialmente pagato dal Demanio al Fip. In realtà, secondo quando risulta a Plus24, nel corso degli ultimi due anni, sulla scia della razionalizzazione degli spazi imposta alle pubbliche amministrazioni, c’è stata un’accelerazione dei recessi che ha portato la percentuale al 19,67% per il Fip e all’8,4% per Patrimonio Uno: in entrambi i casi, quindi, siamo ormai prossimi alla saturazione del margine a disposizione. In base alla pianifica- zione già effettuata, secondo indiscrezioni, il Demanio sta per formalizzare l’esercizio del recesso da ulteriori immobili (sei per Fip e due per Patrimonio Uno) i cui canoni satureranno completamente le percentuali residue. La razionalizzazione degli spazi era stata caldeggiata in particolare agli enti pubblici che occupano immobili del fondo Patrimonio Uno e del Fip, perché a metà 2014 non avevano potuto tagliare in automatico i canoni del 15% come previsto dalla spending review da metà 2014 (vedi analisi a lato).
gli aiuti di stato
Gli oltre 400 cespiti conferiti nei due fondi fin dagli albori hanno goduto di un trattamento di favore per renderli più appetibili agli occhi dei grandi investitori istituzionali. Fip e Patrimonio Uno sono stati infatti costituiti in virtù dell’articolo 4 del Dl 351/2001, varato per valorizzare il patrimonio immobiliare pubblico e risanare i conti statali.
Gli “aiuti” sono arrivati con l’esonero dalla spending review ma anche con l’esenzione dal pagamento dell’Ici (poi Imu) già prevista nel dettato normativo iniziale. Fino a quando i cespiti restano di proprietà dei due fondi e occupati dalle Pa utilizzatrici, Fip e FP1 sono esenti dal versamento del tributo locale sugli immobili. Quest’ultimo trattamento di favore, però, inizia a vacillare. Soprattutto il Fip negli ultimi anni ha ricevuto diversi accertamenti per omesso versamento di Ici/Imu da parte di diversi Comuni. Ultimi in ordine di tempo, secondo quando risulta a Plus24, i Comuni di Roma, Milano e Brescia con somme accertate di un certo rilievo. A fine 2015 la cifra più ingente è stata accertata dal Comune di Bari.
Investire Sgr ha presentato ricorso per conto del Fip contro gli accertamenti con esiti non uniformi: alcune Commissioni tributarie hanno accolto il ricorso, mentre altre lo hanno rigettato e hanno riconosciuto il tributo come dovuto. Il Fip in qualche caso ha già pagato ed ha iniziato ad accantonare 6 milioni per rischio soccombenza nelle cause in corso. Tuttavia la Sgr finora ha sempre presentato appello nei confronti delle sentenze sfavorevoli che non sono ancora arrivate al terzo grado di giudizio. E se dovesse soccombere in ultima istanza, Investire Sgr potrebbe anche essere pronta a chiedere un rimborso al Mef in virtù dell’accordo di indennizzo siglato inizialmente e delle relative «garanzie di redditività».
Le parti invece si invertono considerando l’altro tributo locale: sia Fip sia FP1 stanno facendo fatica a farsi rimborsare dall’Agenzia del Demanio la Tasi per la quota di competenza degli inquilini, in virtù di un parere espresso dall’Avvocatura dello Stato che non è stato ancora pubblicato. E le liti fiscali sono destinate a continuare.