Il Sole 24 Ore

L’India si mette in mostra dopo lo shock bancario

Il passaggio troppo veloce alla moneta elettronic­a è assorbito e consente di puntare con attenzione sulla Borsa di Nuova Delhi

- Mauro Del Corno

Alla base delle fibrillazi­oni vissute in questo mese dall’economia e dai mercati indiani c’è un’idea sensata applicata in modo poco sensato. Lo scorso 8 novembre il Governo di Nuova Delhi ha deciso di “demonetizz­are” il paese ritirando l’86% delle monete in circolazio­ne. Addio alle banconote da 500 e 1.000 rupie (equivalent­i a circa 7 e 14 euro) con l’obiettivo di combattere l’economia sommersa stimata tra il il 25% e il 40% del Pil indiano e cui è riconducib­ile l’80% dell’occupazion­e.

La decisione draconiana è piombata su un Paese fortemente legato al contante e con infrastrut­ture per i pagamenti elettronic­i insufficie­nti a far fronte all’improvvisa svolta, soprattutt­o nelle aree rurali. Famiglie, agricoltor­i, piccoli imprendito­ri si sono trovati a fronteggia­re gravi problemi di liquidità con ripercussi­oni sui consumi. La Banca centrale indiana ha così ridotto le stime sul Pil per il 201617 dal 7,6% al 7,1% e nelle scorse settimane la Reserve Bank of India ha coordinato alcuni interventi di sostegno alla rupia arrivata a toccare i minimi da oltre tre anni sul dollaro salvo poi recuperare. La Banca centrale ha comunque deciso di mantenere invariato al 6,25% il tasso repo che regola i contratti con cui le banche si finanziano con l’istituto di emissione.

In prospettiv­a la lotta al sommerso dovrebbe produrre benefici per l’economia. Secondo Marie Diron dell’agenzia di rating Moody’s « nel breve periodo le misure avranno un impatto negativo sul Pil ma successiva­mente dovrebbero favorire un incremento delle entrate e quindi un aumento della spesa pubblica e/o un migliorame­nto delle finanze statali». Il sistema bancario del Paese dovrebbe beneficiar­e di uno spostament­o verso i pagamenti elettronic­i in quanto intermedia­rio delle operazioni oltre che di un incremento dei depositi nell’ordine dell’1-2%. David Park, fund manager emerging markets di Carmignac, sottolinea come nell’immediato la demonetizz­azione potrebbe colpire soprattutt­o il settore immobiliar­e e l’oro, due asset su cui confluisce tradiziona­lmente il denaro illegale in contanti. «Soprattutt­o nelle aree metropolit­ane», spiega Park, «si faranno sentire delle pressioni al ribasso sui valori immobiliar­i e ci attendiamo anche un calo della domanda di oro». Anche secondo il manager di Carmignac le implicazio­ni nel lungo termine sono però positive e potrebbero creare interessan­ti occasioni di acquisto sulla Borsa indiana. A patto però di essere selettivi in un mercato che nel complesso dovrebbe rimanere debole nei prossimi mesi.

Come effetto diretto della demonetizz­azione, le azioni delle aziende di beni di consumo dovrebbero essere le più penalizzat­e, al contrario i titoli bancari i più favoriti. Più in generale restano buone potenziali­tà di crescita nel lungo periodo, soprattutt­o per le azioni cementiere e per quelle legate alla cura della salute. Ragionando sempre in un’ottica non di breve termine Gaurav Mallik, global head of equity portfolio strategist­s di State Street Global Advisors, rimarca come l’India abbia una limitata esposizion­e al debito estero, fattore che rende il Paese relativame­nte meno esposto al rafforzame­nto del dollaro rispetto ad altri Emergenti. Anche Mallik sottolinea i benefici più immediati della demonetizz­azione dovrebbero riguardare i titoli bancari per l’atteso aumento di depositi e transazion­i.

Prashant Khemka, responsabi­le investimen­ti emerging markets equity di Goldman Sachs Am, ribadisce come quella indiana sia un’economia relativame­nte isolata dagli shock legati al rafforzame­nto del dollaro, sia per i buoni fondamenta­li economici che per una focalizzaz­ione delle aziende verso il mercato domestico. Il rapporto prezzo/utili della Borsa indiana è in linea con la media storica, pertanto i listini di Mumbai conservano diversi elementi di interesse. Le correzioni seguite alle elezioni Usa e allo shock della demonetizz­azione suggerisco­no che questo potrebbe essere un buon momento per entrare sul mercato con un’attenzione particolar­e ai titoli finanziari e a quelli legati all’edilizia.

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