Lo scudo Bce anti spread su titoli italiani
Le mosse di Draghi non hanno deluso le aspettative dei mercati finanziari
La Banca centrale europea non ha deluso i mercati come un anno fa e ha annunciato il prolungamento del suo piano espansivo (il quantitative easing). Nello stesso tempo, ha rispettato le sue diverse anime (quella tedesca e quella mediterranea) e l’intento di svezzare Governi e investitori dagli stimoli monetari. Il Presidente Mario Draghi ha messo l’accento sull’estensione degli acquisti di titoli dell’Eurozona fino a fine 2017 — e oltre se necessario —, ma a un ritmo più blando (60 miliardi al mese anziché 80), e con una deroga ai vincoli tecnici per ovviare alla scarsità di alcune emissioni (per esempio molte tra quelle di Berlino, non idonee per la durata breve o per il rendimento negativo). Draghi ha chiarito che l’azione della Bce non favorisce alcun Paese, smentendo le voci di un sostegno particolare ai BTp, che — comunque — negli ultimi giorni avevano già superato lo spauracchio del referendum; ha sottolineato che il rischio deflazione è scomparso, sebbene la tendenza di fondo dei prezzi, al netto delle spinte del petrolio, non dia segnali convincenti; ha spronato la politica alla celerità nelle riforme e alla risoluzione dei problemi delle banche.
La reazione sui parterre è stata consequenziale: l e Borse europee hanno accelerato il passo e Piazza Affari ha continuato a godere delle voci di un accordo tra Roma e l’Unione Europea sul salvataggio di Monte Paschi (il Ftse Italia banche è salito del 15% sul venerdì precedente). Viceversa, le obbligazioni sono scese, perché avevano già scontato nei giorni precedenti la proroga della manovra della Bce. Sono i titoli di Stato italiani, vulnerabili per la crisi politica e del credito, a far trasparire la speculazione, che resta però contenuta dall’ombrello protettivo della Banca centrale Ue; le vendite di BTp hanno alzato il rendimento del decennale sopra il 2% e il premio sul Bund si è ampliato oltre l’1,6%, come alla vigilia delle elezioni americane e dopo l’esito referendario, quando la fuga ai porti sicuri ha riportato i valori della prima parte del 2015, agli albori del Qe. L’euro ha ripiegato verso la parità sul dollaro (a 1,06), in linea con prospettive di condizioni monetarie lasche, e per via dell’ottimismo sull’economia Usa scatenato da Trump, che ha rafforzato il biglietto verde e portato Wall Street a nuovi massimi storici.