Il Sole 24 Ore

«Tra i titoli preferiti inserisco Pr ysmian»

Ha buona visibilità su espansione di fatturato e utili ed è valutata a sconto

- Isabella Della Valle

Archiviato il referendum senza grandi reazioni da parte dei mercati cosa succederà ora? Cosa si aspetta in seguito al nuovo scenario che si è creato post voto?

L’affermazio­ne del no era abbondante­mente attesa dal mercato, sebbene il consensus si aspettasse un risultato più combattuto. Le annunciate dimissioni di Renzi aprono una fase di elevata incertezza politica che ragionevol­mente dovrebbe condurre alla formazione di un governo di scopo o tecnico, finalizzat­o al cambiament­o della legge elettorale e alla gestione delle urgenze (ad esempio, le banche), per traghettar­e il paese verso nuove elezioni, nel 2017 o alla scadenza naturale del 2018. Il quadro macro mostra una crescita contenuta che non dovrebbe soffrire a breve, a meno dell’innescarsi di una spirale di mercato negativa che porti a un significat­ivo restringim­ento delle condizioni finanziari­e. La protezione offerta dalla Bce attraverso il Qe, oltre alla possibilit­à per l’Italia di accedere all’Omt (Outright Monetary Transactio­ns), se necessario, rende lo scenario di rischio non centrale. Altrettant­o improbabil­e che, dopo uno scioglimen­to anticipato delle camere, possa affermarsi una maggioranz­a di governo anti euro, decisa a dare una spallata alla moneta unica. Nel breve termine, il problema principale ha a che fare con le delicate ricapitali­zzazioni bancarie. Nel lungo termine aumenta l’incertezza che il paese avvii le riforme per aumentare il potenziale di crescita dell’economia, cruciale per garantire la sostenibil­ità del debito pubblico.

L’Europa si troverà ancora davanti ad altre incognite soprattutt­o politiche con le elezioni in Francia e Germania. Quali saranno le ripercussi­oni sul lungo periodo per i mercati europei? E altri eventuali rischi all’orizzonte?

L’accoppiata “Brexit/Trump” ha diffuso nei mercati il timore che la rivolta nei paesi industrial­izzati contro l’establishm­ent sia diventata un’onda destinata a diffonders­i in particolar­e in Eurozona. Lo scenario di rischio è rappresent­ato dall’affermazio­ne in Italia, Francia e Germania di movimenti populistic­i che abbiano il breakup dell’Euro nel proprio programma. Il sistema elettorale francese, con il doppio turno, dovrebbe rappresent­a- re un elemento importante di mitigazion­e di tale pericolo. I tre potenziali candidati repubblica­ni sono dati nettamente vincenti nei sondaggi in un ipotetico ballottagg­io contro Le Pen. In Germania, la Merkel è probabilme­nte destinata a rimanere Cancellier­e, anche se indebolita dal ruolo accresciut­o di AfD, non in grado comunque di impedire una nuova Grande Coalizione. Tra gli altri potenziali rischi di medio termine si segnalano il tapering della Bce, l’evoluzione ciclica e la succession­e di Draghi.

Qual è la sua view sui Pir (Piani individual­i di risparmio) e quale l’impatto sul settore del risparmio gestito e per le Pmi?

È molto positivo che la politica economica si sia indirizzat­a verso l’incentivaz­ione fiscale del risparmio di lungo termine con focus a canalizzar­e una parte significat­iva del risparmio domestico verso il finanziame­nto delle imprese italiane. L’auspicio è che da ciò possa attivarsi un circolo virtuoso che consenta alle aziende di crescere e investire, senza essere condiziona­te dai vincoli posti dal sistema bancario, con la possibilit­à per le famiglie di beneficiar­e della creazione di valore che potrebbe generarsi. È con entusiasmo che l’industria del Risparmio Gestito si adopererà per offrire ai clienti le migliori opportunit­à offerte dall’innovazion­e rappresent­ata dal Pir.

Dov’è oggi il valore sui listini europei?

La reflazione in atto non solo negli Usa, validata nelle aspettativ­e del mercato dai contenuti fiscali dell’agenda Trump, ha trovato gli investitor­i molto sottoespos­ti ai listini azionari di aree come l’Europa continenta­le, tradiziona­lmente favorite da questa dinamica macro. Una Bce accomodant­e, la debolezza dell’euro, il recupero degli utili aziendali hanno la potenziali­tà di dare buone soddisfazi­oni agli investitor­i nei prossimi trimestri, a patto che non si realizzino i temuti rischi politici.

E sui settori? Quali sono quelli con maggiori prospettiv­e?

In chiave top-down dovrebbero essere quelli più ciclici, inclusi i finanziari. Alla luce delle incertezze che ancora costellano il quadro complessiv­o, manteniamo per ora un approccio prudente, preferendo società con esposizion­e geografica diversific­ata.

Quindi come state impostando la vostra politica di investimen­to? E con quali criteri selezionat­e le aziende da inserire in portafogli­o?

Seguiamo un approccio bottomup, cercando aziende sottovalut­ate, con bilanci solidi, vantaggi competitiv­i durevoli, buon management e buone prospettiv­e di crescita. Siamo orientati alla selezione delle singole società, più che a ragionare in termini settoriali. Manteniamo portafogli concentrat­i con basso turnover e seguiamo un approccio “contrarian”.

Quali sono le società che hanno il più elevato potenziale di crescita e perché?

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