Tassi e Borse
Cautela e selezione tra le società europee
Occhio al debito delle società europee. Se si sta valutando un’esposizione all’azionario del Vecchio continente, nella scelta dei titoli vale sempre la pena di dare sempre un’occhiata ai multipli che indicano l’indebitamento della società, soprattutto quando si profila all’orizzone un aumento dei tassi di interesse o dei rendimenti obbligazionari, che potrebbe mettere in difficoltà le società con maggiore leva, chiamate a rifinanziare le rispettive posizioni debitorie a condizioni meno convenienti. Alcuni esperti interpellati da Plus24 non esprimono però particolare preoccupazione al riguardo.
Se per la Fed ci si aspetta un rialzo dei tassi a dicembre, «per la Bce la situazione è decisamente più complicata, perché si cerca un equilibrio stabilizzatore tra l’esigenza di raggiungere il target di inflazione e la volatilità dei prezzi dei titoli di Sta- to, alimentata dagli appuntamenti elettorali del prossimo anno», commenta Claudia Segre, senior private banker e presidente di Global Thinking Foundation, che non si aspetta un rialzo dei tassi in Europa prima del 2018, «a meno di novità sorprendenti sul lato inflazione». Segre esprime anche un certo otti- mismo sul livello di indebitamento delle società europee, perché mentre il rapporto debito/utili per le società quotate americane è ai massimi degli ultimi 12 anni, al di fuori degli Usa la situazione è diversa: «Secondo Bloomberg i multipli di indebitamento delle società inserire nell’indice Msci Acwi ex Usa ve- dono un’esposizione debitoria sotto la media storica calcolata sugli ultimi dieci anni. Inoltre, le recenti misure intraprese da Bce sugli acquisti nel settore corporate investment grade hanno premiato le società europee con la migliore gestione creditizia».
Questo però non vuol dire che ci si possa dimenticare del fattore debito nella costruzione del portafoglio azionario: «Anche se un rialzo dei tassi di interesse al momento è molto teorico, e si pensa anzi che la Bce possa addirittura prolungare il Qe, occorre considerare anche un altro fenomeno — già in atto — cioè il rialzo dei rendimenti sul mercato del debito, che può creare un problema a chi si deve rifinanziare», spiega Gabriele Roghi, responsabile della consulenza agli i nvestimenti di Invest Banca. «In linea generale, i titoli delle società più indebitate sono quelli che patiscono di più condizioni di rialzo dei rendimenti e dei tassi, soprattutto se si trovano in Paesi economicamente più deboli che possono essere più danneggiati da una fiammata dei rendimenti sull’obbligazionario», argomenta Roghi. L’esperto sottolinea che i n Europa le maggiori esposizioni debitorie si vedono soprattutto sui titoli di tlc e utility, «penso in particolare a Telefonica, Orange, Rwe, Engie. Ma quando si parla di utility e telefonici l’elevato indebitamento è una caratteristica quasi fisiologica, che non deve far pensare a una cattiva gestione. E ovviamente occorre vedere anche l’efficienza di questo indebitamento e considerare che un elevato cash flow e una solida cassa netta sono un elemento positivo in caso di rialzo dei tassi», commenta Roghi.
Peraltro, l’intenso ricorso alla leva finanziaria non è appannaggio esclusivo di tlc e utility : « Tra le società europee più indebitate e maggiormente sensibili a una modifica dello scenario dei tassi atteso nel 2018 e alla fine del quantitative easing, si collocano anche quelle del settore industriale più in generale (come Statoil, Philips, Crh, Valeo, Diageo, Nestle, Compass Group, Pandora) e trasporti ( come Ryanair e Bae Systems)», osserva Claudia Segre. Titoli da cui un risparmiatore retail dovrebbe quindi tenere alla larga? Non proprio, soprattutto per chi ha un portafoglio con rischio medio bilanciato o con una propensione al rischio maggiore: « Dato lo scenario dei tassi europei vale comunque la pena di mantenere in portafoglio anche una percentuale di queste azioni laddove i piani industriali e la governance siano solidi, per auspicare un ritorno sul medio– lungo termine » , conclude Segre.