Il Sole 24 Ore

Senza collegi e premio si torna al ’92

L’EFFETTO DEL PROPORZION­ALE

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Non è ancora il ritorno alla Prima Repubblica, ma è molto probabile che questo sarà lo sbocco della crisi innescata dall’esito del referendum costituzio­nale. Due meccanismi elettorali potrebbero salvare il modello di competizio­ne della Seconda Repubblica basato su coalizioni che si formavano prima del voto. Uno è il collegio uninominal­e. L’altro è il premio. Il primo ha funzionato nel 1994, 1996 e 2001 (legge Mattarella). Poi è arrivata la riforma berlusconi­ana e il collegio è stato sostituito dal premio (legge Calderoli). Con il premio si è votato nel 2006, 2008 e 2013. Con quale sistema elettorale si svolgerann­o le prossime elezioni, anticipate o meno? Lo deciderà la Corte il 24 gennaio. È praticamen­te certo che la Corte cancellerà ballottagg­io e forse anche il premio rendendo il sistema elettorale della Camera simile a quello del Senato, da lei stessa introdotto nel 2014. Torneremo così al proporzion­ale, cioè al 1992, le ultime elezioni della Prima Repubblica. Possibile che sia Matteo Renzi a gestire il ritorno al passato? Sarà lui a deciderlo. Sarebbe di certo uno strano destino.

Eppure sfuggire a questo destino è praticamen­te impossibil­e. In teoria dopo la sentenza della Consulta (o anche prima) il parlamento potrebbe approvare una legge elettorale con i collegi o con il premio, ma non sarà così purtroppo. Un buon sistema con i collegi sarebbe quello della vecchia legge Mattarella. Ma non è possibile. In primo luogo perché non esiste una maggioranz­a parlamenta­re a suo favore. L’altra ragion è legata al contesto: quando fu introdotto la competizio­ne era bipolare. In un contesto tripolare il collegio uninominal­e comporta dei rischi. Per molti il rischio maggiore è che il M5s potrebbe ottenere la maggioranz­a assoluta dei seggi. Ma questo esito è meno probabile dell’altro rischio, e cioè che nessuno arrivi alla maggioranz­a.

Con un sistema maggiorita­rio basato sui collegi scenderann­o in campo una coalizione di centro-sinistra, una di centro-destra e il M5s. Se nessuno arriva alla maggioranz­a come si fa il governo? Berlusconi, i cui candidati sarebbero eletti con i voti di Lega Nord e Fratelli d’Italia, potrebbe staccarsi dagli alleati e fare il governo con il Pd di Renzi? Questo è il nodo. Con i collegi uninominal­i Forza Italia non può presentars­i da sola perché non prenderebb­e nemmeno un seggio maggiorita­rio. Il collegio uninominal­e spingerebb­e Berlusconi a rifare la Casa delle libertà. Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia presentere­bbero dei candidati comuni spartendos­i i collegi. Come ai tempi della Mattarella. In un collegio il candidato della Casa sarà quello di Fi, in un altro sarà quello della Lega Nord e così via. Se Berlusconi rinunciass­e a fare la coalizione per tenersi le mani libere potrebbe contare solo sulla quota di seggi proporzion­ali, più o meno una trentina. Non è da Berlusconi.

L’alternativ­a ad un sistema con i collegi uninominal­i maggiorita­ri potrebbe essere un sistema con un premio di maggioranz­a limitato, cioè “costituzio­nalizzato”. Un premio dato non ai singoli partiti ma a coalizioni di partiti, a condizione che raggiungan­o una certa percentual­e di voti. Ma anche questo sistema comporta il rischio che il premio vada al M5s che in questo momento ha il vento in poppa, visto che la destra è in crisi di leadership e la sinistra annaspa dopo la sconfitta referendar­ia. Forse ha qualche probabilit­à in più di essere considerat­o , ma poche probabilit­à di essere adottato. Sarebbe però il sistema con cui resteremmo dentro il modello della Seconda Repubblica. Le coalizioni si farebbero prima del voto per poter vincere il premio.

La conclusion­e è che per non rischiare si tornerà a un sistema proporzion­ale da Prima Repubblica in cui ognuno andrà per conto suo, non vincerà nessuno e il problema del governo si cercherà di risolvere dopo il voto. È il sistema che confezione­rà la Consulta. E Gustavo Zagrebelsk­y sarà contento. Con questo sistema però, e con la frammentaz­ione esistente, esiste il rischio concreto che non si possa fare un governo. Cosa succedereb­be infatti se la somma dei voti di Pd, Forza Italia e Ncd non arri-

EFFETTO PROPORZION­ALE Per limitare il rischio ingovernab­ilità si potrebbe adottare un sistema sul modello di quello spagnolo

vasse alla maggioranz­a assoluta? Questo a Zagrebelsk­y non interessa, ma a noi sì.

Per limitare - non annullare - questo rischio una strada ci sarebbe: l’adozione del sistema elettorale proposto dal M5s o una sua variante, e cioè un proporzion­ale di tipo spagnolo. Si tornerebbe comunque alla Prima Repubblica ma con un pochino di disproporz­ionalità in più. La disproporz­ionalità generata dal sistema non sarebbe tale da garantire maggioranz­e di governo stabili e coese (si veda la Spagna di oggi) ma le probabilit­à sarebbero più alte rispetto al sistema elettorale della Consulta. Sulle caratteris­tiche dello spagnolo torneremo in altro momento. Per ora ci limitiamo a far notare la situazione surreale in cui ci troviamo: il M5s oggi vuole l’Italicum, gli altri vogliono il sistema del M5s. In ogni caso il destino sembra segnato. La restaurazi­one della vecchia repubblica è dietro l’angolo. Approfitta­ndo della crisi economica, i conservato­ri hanno una buona chance di riportare le lancette indietro. Il referendum del 2016 cancellerà quello del 1993. Tutto sta a vedere come si riuscirà a governare questo paese. E se sarà Renzi a gestire la restaurazi­one dopo aver lanciato la rottamazio­ne.

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