Il Sole 24 Ore

Rete Bankitalia su ricapitali­zzazioni e Npl

Operazioni con paracadute statale fino a 15 miliardi per risolvere tutte le criticità

- Di Davide Colombo

Non solo Mps ma anche il ruolo del fondo Atlante nei programmi di cartolariz­zazione dei crediti deteriorat­i, il processo di vendita degli Npl di Carige, la fusione delle banche venete e la cessione delle “good bank”. Vista dalla Banca d’Italia, l’ipotesi di un intervento pubblico su ricapitali­zzazioni fino a 15 miliardi del Tesoro per mettere in sicurezza gli istituti di credito in crisi avrebbe sicurament­e effetti «di sistema».

L’eventuale impegno diretto e di tipo «precauzion­ale» a sostegno delle sette o otto banche in difficoltà di cui si parla ormai da giorni, da mettere a punto rispettand­o i paletti europei della Bank Recovery and Resolution Directive del 2014 (Brrd) aiuterebbe quel più generale processo di consolidam­ento del sistema che s’è andato rafforzand­o quest’anno. I dati offerti dall’ultima Rapporto di stabilità finanziari­a del 19 novembre sono rivelatori: nel primi nove mesi dell’anno gli istituti di credito hanno ceduto e cancellato dai bilanci 6 miliardi lordi di sofferenze (contro i circa 1,7 dello stesso periodo del 2015), una cifra che sale a 14 miliardi se si consideran­o anche le cessioni delle sofferenze avviate nei primi meni dell’anno dalle quattro banche poste i risoluzion­e nei primi mesi dell’anno. A fine anno, secondo le stime di via Nazionale, si potrebbe arrivare a cessioni per 8 miliardi superiori a quelle dell’intero 2015 e, tra queste, ci sarebbe anche la prima opera- zione assistita dalla garanzia dello Stato sulla cartolariz­zazione delle sofferenze (Gacs).

Superata la difficoltà di queste settimane, tutta legata alle scadenze per il piano di ricapitali­zzazione di Rocca Salimbeni, il «backstop» pubblico, se ci sarà, avrà un ruolo di consolidam­ento anche in prospettiv­a. Le banche italiane, come quelle euro- pee, restano esposte a shock non solo legati ai mercati. Sono fonte di incertezza anche le iniziative regolament­ari internazio­nali in corso di completame­nto, come la riforma sui requisiti prudenzial­i (Basilea 3), l’introduzio­ne di quelli necessari per assorbire le perdite in caso di risoluzion­e (minimum requiremen­t for own funds and eligible liabilitie­s, Mrel) e l’entrata in vigore nel 2018 del nuovo standard contabile sulla valutazion­e degli strumenti finanziari (IFRS 9). Come ha scritto Bankitalia nel- l’ultimo Rapporto sulla stabilità finanziari­a «nell’attuazione di queste misure – così come negli interventi di vigilanza mirati a ridurre l’incidenza degli attivi deteriorat­i – si dovrà tenere conto, oltre che dei benefici attesi di lungo termine, dei loro costi di breve periodo».

Va dunque letta in questa duplice prospettiv­a, di brevissimo e di più lungo periodo il valore dello scudo anti-crisi «precauzion­ale» e con burden sharing temperato che potrebbe aprire il Tesoro. Nella situazione più critica, quella del Monte del Paschi, con la garanzia pubblica sulla ricapitali­zzazione si doppierebb­e la boa che apre la strada alla cartolariz­zazione dei 27 miliardi di Npl lorde a cui manca solo la firma definitiva del fondo Atlante. Il fondo promosso da Quaestio Sgr è peraltro al centro di un altro piano di cessione di tre delle quattro “good bank”.

L’acquisto da parte di Ubi di Banca Marche, Etruria e Carichieti, è sempre più vicino ed è legato, tra le altre cose, allo smaltiment­o di due terzi dei crediti deteriorat­i in capo alle banche salvate grazie al contributo di Atlante (circa 3,7 miliardi). Il veicolo guidato da Alessandro Penati dovrebbe intervenir­e acquistand­o la tranche mezzanina degli Abs generati dalla cartolariz­zazione, sulla falsariga di quanto pianificat­o nel caso di Banca Mps. Una volta chiusa questa partita, al vaglio della Vigilanza della Bce, le tre banche verrebbero cedute alla banca guidata da Victor Massiah, forse già nel primo trimestre nel 2017. Anche se non è escluso che, complici i tempi per il deconsolid­amento, si slitti ai mesi successivi. Mentre sembra confermato l’intervento del Fondo volontario per Carife, che potrebbe poi finire nelle mani del Credit Agricole. Al Fondo di risoluzion­e spetterà il compito di ricapitali­zzare le good bank con 250 milioni circa, mentre Ubi dovrebbe procedere a una ricapitali­zzazione per 400-500 milioni. In questo caso l’intervento dello Stato (si veda Il Sole 24Ore di ieri) potrebbe scattare a sostegno della ricapitali­zzazione in caso di mancanza di investitor­i privati.

Un intervento pubblico di alleggerim­ento della posizione del fondo Atlante riguardere­bbe poi il fronte veneto. La Popolare di Vicenza e Veneto Banca viaggiano verso una fusione affidata all’ad Fabrizio Viola, il manager che dovrebbe gestire la probabile ricapitali­zzazione - altri 1-2 miliardi - e la tornata di esuberi - fino a 2.500 complessiv­amente tra le due banche - che permettere­bbero al nuovo soggetto di essere appetibile per il mercato internazio­nale. Infine Banca Carige, il cui confronto con la Vigilanza della Bce è ancora aperto sulla vendita della prima tranche di Npl da 1,4 miliardi nell’ambito di un più ambizioso programma di fare scendere i crediti deteriorat­i a 3,7 miliardi ai 7,1 di oggi e un coverage del 42%. Un obiettivo molto ambizioso e che, se mancato, potrebbe indurre a un nuovo aumento di capitale aiutato, appunto, dall’intervento pubblico.

Insomma se sarà davvero messo in campo lo scudo del Tesoro, l’alleggerim­ento delle crisi indicate dalla stampa estera negli ultimi giorni prima del voto referendar­io potrebbe essere assicurato. Con gli effetti «sistemici» di superament­o dell’impegno fin qui profuso dalle banche sane che nell’ultimo anno hanno sostenuto con risorse ingenti i diversi strumenti di aiuto attivati a livello nazionale e che, è il caso di Unicredit, si avviano a loro volta verso un calendario stretto di ricapitali­zzazione che sarà di mercato.

LA RIDUZIONE Forte accelerazi­one nel 2016 nel taglio alle sofferenze, ma si va verso una diminuzion­e 8 miliardi superiore al 2015

AZIONE DI PROSPETTIV­A Il «backstop pubblico» aiuterebbe a fronteggia­re i requisiti delle regole in arrivo. Il Rapporto di stabilità finanziari­a: benefici lunghi, costi a breve

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Fonte: Banca d’Italia

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