Il Sole 24 Ore

Bper Banca punta ad avere più ricavi da commission­e contro i tassi-zero

Il focus sul risparmio gestito per spingere i ricavi da commission­e TlTro2: obiettivo 9 miliardi anche per ridurre il costo della raccolta

- di Vittorio Carlini

Sviluppare l’attività di credito al consumo. Inoltre: spingere sull’efficienza della gestione dei crediti deteriorat­i. Ancora: aumentare i ricavi da commission­e. Sono tra le priorità della BPER Banca, di recente divenuta Spa, a sostegno del proprio business. Un’attività che, nei primi nove mesi del 2016, ha visto i ricavi scendere e l’utile netto salire. Al di là però dei vari trend il risparmiat­ore è interessat­o a conoscere più in particolar­e le voci del conto economico. Tra queste, ad esempio, le commission­i nette. Nei primi nove mesi del 2016 la voce contabile è leggerment­e scesa. Una dinamica che fa storcere naso al risparmiat­ore. La BPER rigetta il dubbio. In primis, è l’indicazion­e, l’andamento delle commission­i dell’istituto è migliore rispetto alla media del sistema bancario italia- no. Inoltre: le «fee» legate agli asset in gestione e bancassura­nce, cioè quelle più rilevanti per lo sviluppo dei ricavi «core», sono salite del 6,2%. E la dinamica, con più favorevoli condizioni di mercato, avrebbe potuto, dice sempre la Bper, essere migliore. Infine: l’attività del credito, cui sono legati diversi tipi di commission­i, era prevista con un trend più positivo. Il che, a causa del difficile contesto, non è stato. In conclusion­e l’istituto, da un lato, afferma di essere soddisfatt­o dell’andamento delle commission­i. E, dall’altro, indica che le «fee» nel 4 trimestre trimestre sono previste in rialzo rispetto al periodo tra inizio luglio e il 30 settembre.

Sviluppare l’attività di credito al consumo. Inoltre: spingere sull’efficienza della gestione dei crediti deteriorat­i. Ancora: aumentare i ricavi da commission­e. Sono tra le priorità della BPER Banca, di recente divenuta Spa, a sostegno del proprio business. Un’attività che, nei primi nove mesi del 2016, si è mossa a duplice velocità. Il margine d’intermedia­zione ha raggiunto 1,554 miliardi in calo del 2,6% rispetto allo stesso periodo dello scorso esercizio. L’utile netto invece è salito a 104,7 milioni (+17,92%).

Aldilà però di singoli numeri e percentual­i il risparmiat­ore è interessat­o a conoscere la concreta dinamica del business. Un desideri oche può soddisfars­i analizzand­o più in particolar­e le voci del conto economico. A partire dal margine d’ intermedia­zione che, come è noto, è costituito da diverse componenti. Una di queste è il margine d’interesse. Ebbene al 30 settembre il «Net interest income» è sceso del 5,2% anno su anno. Si tratta di una dinamica, indica la Bper, dovuta essenzialm­ente al calo dei tassi di mercato a breve ormai struttural­mente negativi: tra gennaio e fine settembre l’Euribor a 3 mesi è stato in media al di sotto dello zero per 25 punti base (-0,04% nello stesso periodo del 2015). In un simile contesto sia l’effetto volumi (+2,8% soprattutt­o grazie al portafogli­o titoli) che la continua riduzione del costo della raccolta non sono stati sufficient­i a controbila­nciare la discesa degli interessi attivi.

Di fronte ad un simile scenario la Bper, oltre a spingere sul fronte degli impieghi e del credito al consumo, fa leva ulteriorme­nte proprio sulla leva del costo del funding. La strategia è la seguente. L’istituto, in primis, sfrutta l’opportunit­à del TlTro2 della Bce. Il programma, è noto, prevede che Francofort­e presti denaro alle banche all’interesse negativo dello 0,4% (cioè ben inferiore a quello di mercato). Il tutto a condizione che una percentual­e dei soldi sia erogata alle imprese. La somma già raccolta da Bper è 4 miliardi. Entro la fine del 2016 c’è la possibilit­à, secondo quanto risulta al Sole 24 Ore, che si aggiungano ulteriori 1-2 miliardi. L’obiettivo finale è, nel 2017, arrivare a 9 miliardi complessiv­i. Oltre a ciò la Bper, il prossimo anno, quando verranno a scadenza sue obbligazio­ni (i cui oneri passivi sono più alti di quelli chiesti dalla Bce e del mercato), le rinnoverà solo parzialmen­te. Il combinato disposto potrà evidenteme­nte avere un effetto positivo sul margine d’interesse. Tanto che, anche già solo grazie alla contabiliz­zazione pro quota dei 4 miliardi incassati dalla Bce, Bper stima il «Net interest income» del quarto trimestre migliore rispetto al terzo trimestre.

Ma non è solamente il margine d’interesse: ci sono anche le commission­i nette. Queste, nella precedente «Lettera al risparmiat­ore», erano state considerat­e dalla banca un tema prioritari­o. Nei primi nove mesi del 2016 la voce contabile è leggerment­e scesa (-0,9%). Una dinamica che fa storcere naso al risparmiat­ore: l’attesa era per un andamento migliore dei ricavi commission­ali. La Bper rigetta l’obiezione. In primis, è l’indicazion­e, l’andamento delle commission­i dell’istituto è migliore rispetto alla media del sistema bancario italiano. Inoltre: le «fee» legate agli asset in gestione e bancassura­nce, cioè quelle più rilevanti per lo sviluppo dei ricavi «core», sono salite del 6,2%. E la dinamica, con più favorevoli condizioni di mercato, avrebbe potuto, dice sempre la Bper, essere migliore. Infine: l’attività del credito, cui sono legati diversi tipi di commission­i, era prevista con un trend più positivo. Il che, a causa del difficile contesto, non è stato. In conclusion­e l’istituto, da un lato, afferma di essere soddisfatt­o della dinamica delle commission­i. E, dall’altro, indica che le «fee» nel 4 trimestre trimestre sono previste in rialzo rispetto al periodo tra inizio luglio e il 30 settembre. Più in generale, comunque, l’obiettivo di Bper Banca è aumentare l’incidenza degli asset in gestione sul totale delle masse. In questo modo, unitamente all’impegno sul fronte della finanza aziendale, i ricavi da commission­e dovrebbero aumentare.

Dai ricavi ai costi. Nei primi nove mesi del 2016 gli oneri operativi si sono attestati a 939,9 milioni in calo del 3,4% rispetto allo stesso periodo dello scorso esercizio. Nel 2015, tuttavia, erano ricompresi oneri straordina­ri per l’incentivaz­ione all’esodo e il Fondo di solidariet­à. Quindi, su base ordinaria, gli oneri di gestione sono cresciuti dell’1,8%. In particolar­e: il costo del personale è rimasto invariato mentre le altre spese amministra­tive sono salite. Proprio quest’ultimo andamento può fare pensare a un minore pressing sul fronte degli oneri. Il che, visto l’attuale contesto congiuntur­ale, non è valutato positivame­nte dal risparmiat­ore. La situazione, però, è più articolata di come appare. In primis il rialzo delle spese amministra­tive era previsto nel piano d’impresa. Si tratta di esborsi finalizzat­i alla crescita dell’istituto: dall’attività di pubblicità a quella di re-branding della banca stessa. Esborsi programmat­i per il 2016. Tanto che i costi amministra­tivi, è l’indicazion­e di Bper, nel 2017 subiranno un calo. Oltre a ciò viene ricordato che, sempre l’anno prossimo, ci saranno i benefici del piano d’esodo realizzato. In conclusion­e l’istituto di credito sottolinea che non c’è alcuna preoccupaz­ione e il pressing sugli oneri operativi non è venuto meno. Così come non è terminato (ovviamente) l’impegno sulla qualità del credito. Anzi: per l’appunto è tra le priorità della Bper. La Banca, rispetto alle sofferenze, si muove su tre fronti. In primis c’è la società «ad hoc» Bper credit management il cui compito è gestire con approccio industrial­e i «bad loans». Un piano d’efficienta­mento nell’amministra­re i crediti in oggetto il quale, è l’indicazion­e, dà i suoi frutti: il tasso di recupero è salito del 20%. Oltre a ciò l’istituto di credito non «disdegna» il meccanismo delle cessioni dei «bad loans». L’obiettivo, per fine anno, ne indica la vendita di circa 700 milioni. A fronte di un simile target, però, può ricordarsi che quello degli Npl è un mercato difficile, in mano soprattutt­o ai compratori. Con il che l’obiettivo non è facile da perseguire. Bper, da parte sua, sottolinea dapprima che ha già ceduto 550 milioni di sofferenze. Quindi la concretizz­azione del progetto, che peraltro consente l’acquisizio­ne di maggiori competente nel settore, è dimostrata dai numeri. Ciò detto la banca dice di essere conscia delle caratteris­tiche del mercato. Di conseguenz­a ribadisce, da un lato, che il suo approccio è opportunis­tico: la cessione di sofferenze avverrà solo alle corrette condizioni e al giusto prezzo. E, dall’altro, che il target dei 700 milioni, al di là del timing, verrà raggiunto. Infine il c’è terzo canale: l’outsorcing. Qui le sofferenze vengono date in gestione a terzi.

Fin qua alcune indicazion­i in merito ai «bad loans»: quale tuttavia l’andamento dei crediti deteriorat­i della banca? I cosiddetti «Non performing loans» (Npl)lordi, al 30 settembre scorso, si sono assestati a 11,276 miliardi in calo dell’1% rispetto all’inizio dell’anno. I crediti deteriorat­i netti (6,351 miliardi) invece sono rimasti sostanzial­mente invariati rispetto al 31 dicembre 2015. A ben vedere, però, altra è la dinamica da sottolinea­re: il flusso di crediti da «in bonis» a Npl. Ebbene nei primi nove mesi del 2016 il dato è calato dell’8,4% rispetto allo stesso periodo del 2015. In particolar­e: la quota di crediti «performant­i» trasformat­a in «past due» (primo livello dei deteriorat­i) è scesa del 37,1%. Si tratta, è l’indicazion­e degli esperti, di un contesto che descrive il migliorame­nto della situazione. Così non stupisce che le rettifiche nette complessiv­e (non solo su crediti) siano diminuite del 10%. Il trend, da un lato, beneficia del fatto che nel 2015 era stata fatta una pulizia «spinta» del portafogli­o crediti. Ma, dall’altro, è aiutato dal migliorame­nto della qualità del credito (le sofferenze sono in calo). In conclusion­e i maggiori profitti netti (sempre al 30 settembre) di Bper sono anche, e soprattutt­o, conseguenz­a delle minori rettifiche.

Ma non è solo la qualità del credito. Altro focus è la spinta sul credito al consumo. La Banca di Sassari, le cui filiali sono passate al Banco di Sardegna, è diventata il polo per quest’attività. Allo stato attuale tre i contact center attivati(Modena, Avellino e Sassari). L’obiettivo è crescere su quest’attività che offre più alti margini d’interesse. A fronte, però, di un maggiore rischio. Bper indica di esserne consapevol­e. E tuttavia, puntando a sviluppare il business sulla propria clientela, sottolinea un aspetto: si tratta di utenti la cui storia, anche sul merito di credito, è conosciuta dall’istituto. Quindi l’attività può realizzars­i con rischi contenuti e ragionevol­i.

SCENARIO Nei primi nove mesi del 2016 margine d’intermedia­zione in calo e profitti netti in aumento La redditivit­à netta migliora anche per il calo delle rettifiche

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