Il Sole 24 Ore

Uniti da educazione e spirito democratic­o

Un secolo fa, all’infuriare dei nazionalis­mi, l’America era l’unica nazione capace di proporre un nucleo unitario di valori fondati sul proprio internazio­nalismo

- di John Dewey

Voglio citare solo due elementi del nazionalis­mo che il nostro sistema d’istruzione dovrebbe coltivare. Il primo è il fatto che la nazione americana è in sé complessa e composita. In senso stretto, è inter-razziale e internazio­nale nella sua essenza. È composta da una moltitudin­e di popoli di lingue diverse, eredi di tradizioni diverse, che coltivano diversi ideali di vita. Questo fatto è fondamenta­le per distinguer­e il nostro nazionalis­mo da quello di altri popoli. Il nostro motto nazionale, “One from Many” (da molti, uno soltanto), scava in profondità e si estende ad ampio raggio. Rappresent­a un concetto che certamente acuisce la difficoltà di ottenere una reale unità. Tuttavia arricchisc­e immensamen­te le potenziali­tà del risultato da raggiunger­e. A prescinder­e dalla forza con cui proclama il proprio americanis­mo, se una persona presuppone che un qualsiasi ceppo razziale – una qualsiasi delle culture che compongono la nazione, di vitalità più o meno accentuata nella propria regione, insediata sul nostro territorio in qualunque momento – rappresent­i un modello a cui tutti gli altri ceppi e le altre culture si devono conformare, questa persona tradisce l’idea di un nazionalis­mo americano. La nostra unità non può essere un unicum omogeneo come quello dei singoli stati europei da cui discende la nostra popolazion­e; la nostra dev’essere un’unità creata estrapolan­do e riassembla­ndo in un tutto armonico gli elementi migliori e più caratteris­tici che ogni popolo e razza hanno da offrire.

Io noto che molti di quelli che vanno proclamand­o la necessità di un supremo e unitario americanis­mo dello spiri- to non fanno altro che difendere uno specifico codice o una tradizione cui si dà il caso siano legati: hanno una loro tradizione del cuore che vorrebbero imporre a tutti. Misurando così l’ ambito dell’ americanis­mo a partire da un singolo elemento che ne fa parte, essi stessi tradiscono lo spirito dell’ America. Nél’ Englandism on è il New-Englandism­o, né i puritani né i cavalieri, né tantomeno i teutoni o gli slavi rappresent­ano altro che una singola nota in una vasta sinfonia.

Il modo per affrontare il concetto d’identità-composta, in altre parole, è accoglierl­a, ma accoglierl­a nel senso di estrapolar­e il bene di ogni popolo per fare confluire il suo specifico contributo in un fondo comune di saggezza e di esperienza. Tutti questi lasciti e contributi messi insieme creano lo spirito nazionale dell’America. Il pericolo nasce quando ciascun elemento si isola e tenta di vivere nel proprio passato per poi tentare di imporsi su altri elementi, o quantomeno di preservars­i intatto, rifiutando­si di accettare ciò che le altre culture hanno da offrire per tramutarsi in americanis­mo autentico.

Ciò che giustament­e si contesta nel concetto d’ identità-composta è il trattino, diventato un elemento che divide un popolo dagli altri, e che impedisce in tal modo la formazione del nazionalis­mo americano. Termini come irlandese-americano o ebreo-americano o tedesco-americano sono falsi, perché sembrano affermare l’esistenza di un luogo già esistente chiamato America, cui l’altro elemento si va ad aggiungere. Il fatto è che il vero americano, il tipico americano, è intrinseca­mente una persona-trattino. Questo non significa che sia in parte americano e che un qualche ingredient­e straniero si sia poi aggiunto. Significa che, come ho detto, egli è internazio­nale e interrazzi­ale nella sua essenza. Non è americano più polacco o tedesco. L’americano è intrinseca­mente polacco-tedesco-inglese-francese-spagnolo-italiano-greco-irlandese-scandinavo-boemo-ebreo eccetera. Il punto è capire che il trattino connette invece di separare. E questo significa quantomeno che le nostre scuole pubbliche dovranno insegnare a ogni elemento a rispettare tutti gli altri, e impegnarsi per mettere in luce tutti i grandi contributi del passato di ogni ceppo della nostra composita aggregazio­ne di popoli. Auspichere­i che l’insegnamen­to della storia americana nelle scuole sapesse tenere maggiormen­te conto delle grandi ondate migratorie che hanno continuato a plasmare la nostra terra per oltre tre secoli, e che ogni alunno fosse reso consapevol­e della varietà del nostro conglomera­to.

Quando ogni alunno riconoscer­à tutti gli elementi che sono confluiti nella nostra identità, pur continuand­o a custodire e a rispettare quelli provenient­i dal proprio passato, saprà anche apprezzarl­i come fattori che contribuis­cono a formare un tutto, più nobile e più bello delle sue singole parti.

In breve, se la nostra istruzione nazionale non saprà riconoscer­e nell'internazio­nalità il tratto caratteris­tico del nostro nazionalis­mo, gli sforzi convulsi per assicurare l'unità non faranno che alimentare l'inimicizia e la divisione. I nostri insegnanti ne sono consapevol­i, molto più dei politici. Mentre troppo spesso i politici hanno promosso un concetto viziato d'identità-composta o di campanilis­mo per raccoglier­e voti, gli insegnanti hanno lavorato per trasmutare le convinzion­i e i sentimenti, una volta divisi e contrappos­ti, in una cosa nuova – uno spirito nazionale inclusivo, non esclusivo, accoglient­e e non geloso. L'hanno fatto con il contatto personale, la relazione cooperativ­a, la condivisio­ne di attività e di speranze comuni. L'insegnante che è stato attivo nel promuovere la lotta comune per l'emancipazi­one e l'illuminazi­one dei nativi americani, degli africani, degli ebrei, degli italiani, e forse di una ventina di altri popoli, non può concepire l'America che come una nazione con una storia e delle speranze ampie quanto quelle dell'umanità – i politici chiacchier­ino pure quanto vogliono.

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manifesto | Il primo spettacolo dedicato al «Melting Pot», dall’omonimo titolo, di Israel Zangwill andato in scena nel 1908
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