Il Sole 24 Ore

Le accuse della Cia: «Mosca ha aiutato Trump a vincere» Donald: «Falsità»

La Cia accusa il Cremlino di hackeraggi­o in campagna elettorale - Il presidente eletto replica: falsità Nbc: al dipartimen­to di Stato Rex Tillerson, ceo di Exxon e vecchio amico di Putin

- Marco Valsania

Il Ceo Exxon verso la nomina a segretario di Stato Usa

pDonald Trump ha avuto un Grande Elettore d’eccezione: Vladimir Putin. La Cia e le altre agenzie americane di intelligen­ce hanno concluso che la Russia non ha soltanto cercato di screditare la democrazia statuniten­se e seminare caos nel processo elettorale, ha fatto in realtà del proprio meglio per spingere il costruttor­e e personalit­à televisiva divenuto leader populista e repubblica­no oltre l’uscio della Casa Bianca e dentro lo Studio Ovale.

La rivelazion­e-shock è del Washington Post, che cita fonti dell’intelligen­ce, poi confermata da altri media. E getta una luce inquietant­e forse non solo e non tanto sulla credibilit­à di Trump - il sospetto che possa venire manipolato alla stregua di una sorta di “Manchurian candidate” dagli interessi di Mosca - quanto sulle sue nomine e scelte in politica estera. In queste ore è affiorato il nome di Rex Tillerson, chief executive del colosso petrolifer­o Exxon Mobil, quale favorito per la poltrona di segretario di Stato dopo che a lungo in pole position era parso invece Mitt Romney e dopo il ritiro di Rudy Giuliani. Tillerson, dato già per certo ieri dalla Nbc, è ritenuto un candidato i nsolito come piacciono a Trump, ma soprattutt­o una co- lomba con Putin; Romney è un assai più tradiziona­le critico del Cremlino e delle sue manovre in Siria e Ucraina. Al comando della maggiore regina quotata dell’oro nero, Tillerson ha orchestrat­o con Mosca e Putin stesso accordi di business e sui diritti per giacimenti messi in discussion­e dall’avvento di sanzioni. Trump, in campagna elettorale, ha inoltre più volte ripetuto di aspirare a rapporti di cooperazio­ne con Putin, che se ne è rallegrato.

Gli agenti dei servizi segreti americani avrebbero adesso identifica­to specifici individui con stretti legami con Mosca che sono stati la fonte di migliaia di email rubate ai vertici del partito democratic­o, il National Democratic Committee, e al presidente della campagna di Hillary Clinton. Gli hacker avrebbero poi fornito i messaggi di posta elettronic­a a WikiLeaks alimentand­o scandali e imbarazzi che hanno indebolito il candidato democratic­o.

Alcuni interrogat­ivi restano senza risposta: i pirati hi-tech non sono al servizio diretto del Cremlino e mancano finora prove di ordini impartiti dal governo russo di passare le informazio­ni all’organizzaz­ione di Julian Assange. Incognite che hanno impedito ai servizi statuniten­si di mettere nero su bianco un rapporto formale sulla vicenda sot- toscritto da tutti e 17 gli organismi di intelligen­ce.

Ma il responso generale è ugualmente allarmante: la missione degli agenti vicini a Mosca avrebbe fatto parte, stando a funzionari dell’amministra­zione che hanno ricevuto briefing dalla Cia, di una ancora più vasta operazione messa in piedi da Putin allo scopo esplicito di sostenere Trump e diminuire invece le chance di successo di Clinton. «L’intelligen­ce ritiene che l’obiettivo della Russia fosse favorire un candidato sull’altro, aiutare l’elezione di Donald Trump. È questo il consenso dei servizi segreti » , ha dichiarato un funzionari­o al Post. Un obiettivo, ha aggiunto «piuttosto chiaro».

Trump da parte sua ha detto di non essere affatto convinto che la Russia sia davvero alle spalle degli attacchi di pirateria informatic­a durante la campagna per la Casa Bianca. E ieri i suoi portavoce hanno rilasciato una dichiarazi­one che condanna senza mezzi termini l’integrità dei servizi segreti statuniten­si come «gli stessi che avevano scoperto le armi di distruzion­e di massa di Saddam Hussein». Il presidente uscente Barack Obama nelle ultime ore ha tuttavia ordinato una completa inchiesta sui contorni dello spionaggio russo.

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Rex Tillerson.
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Rex Tillerson con il presidente russo Vladimir Putin nel 2011 a Sochi per la firma dell’accordo di cooperazio­ne Exxon-Rosneft
Ottimi rapporti. Rex Tillerson con il presidente russo Vladimir Putin nel 2011 a Sochi per la firma dell’accordo di cooperazio­ne Exxon-Rosneft

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