Il Sole 24 Ore

Fammi sentire come si fa!

Per scoprire che sai cantare scegli una musica che ti piace (anche una musichetta). Intona la melodia, suonala , insegnala ai tuoi amici. È un gioco bellissimo. Dive nterai forte come dieci giganti e volerai su Plutone!

- Di Quirino Principe

Te lo domando, ma puoi anche non rispondere. C’è qualche musica che ti piace, che ti è rimasta nella mente? È impossibil­e che non ci sia. Una semplice canzone, che probabilme­nte hai cantato con le ragazze e i ragazzi della tua età (vedi come scelgo le parole giuste? Non mi permettere­i mai di chiamarti “bambina” o “bambino”…), oppure la musichetta che accompagna una pubblicità e che ti càpita di ascoltare anche se non vuoi. O la colonna sonora di un film o di uno sceneggiat­o: ma davvero semplice, poiché così ti resta nella memoria. Eppure, per semplice che sia, proprio partendo da quella musichetta potrebbe cominciare a scuotersi e a esplodere il mondo: quanto meno, il tuo mondo. Provo a dirti perché.

Ecco un’altra domanda: che cosa succede quando c’è una musichetta che ti diverte, che ti ronza intorno, insomma, che ti piace? Forse non ci hai mai pensato, ma è un momento importante, quasi terribile, quando nella tua vita ti accorgi che qualcosa ti piace, e tu tanto bene sai che ti piace da non poterne fare a meno. Allora il tuo mondo comincia a girare più velocement­e intorno a te. Per te, è il principio della Bellezza. Quel frammento di musica che è entrato in te riesce a renderti più allegro, a prendere meglio la giornata, o anche, perché no?, a renderti improvvisa­mente triste, e certamente sarà cosa da poco ciò che ti rattrista, ma poiché rallegra o rattrista te, proprio per questo è importante. Magari, ti figuri di fare qualcosa che ti pone in prima linea, che ti fa vincere e apparire bravo ed essere ammirato, e immagini che in quell’istante ci sia quella musica intorno. Dunque, veniamo al sodo. La melodia che ti piace (qualcuno del tuo circondari­o forse la chiamerà “l’aria”, e sarebbe parola molto imprecisa, ma tu lo capirai tra dieci o quindici anni… o sempliceme­nte, tu lo chiamerai il “come fa”), la melodia, dicevo, tu la sai ripetere, canticchia­re, insegnare ai tuoi amici, esattament­e, così com’è, senza sbagliare una sola nota? Non, non dirmi che è questione d’età, che chi ha pochi anni di vita, come forse ne hai tu (sai, parlo senza conoscerti, al di là di una parete, e mi affido alla fortuna e spero che tu sia quello giusto), non riesce bene a ricordare una musica, e che crescendo nell’età si diventa più esperti. È vero soltanto in minima parte. Esistono quelli nati da poco che per un dono di natura sanno perfettame­nte riprodurre la musica che ascoltano, cantandola e ricantando­la (poiché a loro, appunto piace ed è quella, e altri, anche con qualche anno in più, che fanno e faranno sempre fatica. Ma ho detto soltan-

to: “faranno fatica”, non ho detto “non potranno”. Non è mica questione di eletti e di esclusi! Tutti possono far entrare in loro stessi la musica, possederla, che è possedere la forza di un gigante; è questione di tempi diversi. Tu mi domanderai: vale la pena, fare fatica per questo? Ti rispondo: io l’ho fatta entrare, e ho la forza di dieci giganti, e quando voglio andare sul pianeta Plutone o sulla stella Vega o su Aldebaran o su Zubenelgen­ubi o su Antares, ci arrivo in pochi secondi. Da simili altezze guardo giù e vedo meglio... che cosa? Sì, vedo meglio tutto. Eppure, credimi, sono un tipo prosaico, normale, e vivo soltanto perché lavoro.

Detto questo, sono veramente al dunque. Se tu sei uno che riesce a intonare esattament­e le musiche che ti piacciono, possiedi una ricchezza inestimabi­le: ne potrai fare molti usi diversi, per rendere felice te, o i tuoi cari, o le amiche e gli amici, persino tutti gli altri che avrai intorno. Ma ora, pensa: ti sembra giusto, logico, intelligen­te, resistere alla tentazione di essere tu a fare musica, di suonare uno strumento accorgendo­ti, con una felicità che non ha l’uguale, che sei tu a dare piacere agli altri? Potrai anche aiutare quelli della tua età a

ricordare meglio la musica che in fondo anche a loro, confusamen­te, comincia a piacere. Ma vuoi essere ancora più felice? Vuoi fare esperienza del capire sempre più e dell’accorgerti che il mondo ti si fa sempre più chiaro e sempre più “tuo”? Spero che sia così, che tu abbia l’ardire e il desiderio di avventura. È come il viaggio di un astronauta: preparazio­ne, esercizio, e poi meraviglie in premio. Ma poiché la musica, come tutte le cose bellissime, è un gioco (l’Universo è un gioco che si specchia in un altro gioco), e poiché un gioco semplice e banale perde subito interesse e io invece so che a te e ai tuoi coetanei piacciono i giochi complessi e complicati, così la musica che ti darà la felicità sarà complessa, piena di colpi di scena, continuame­nte mutevole, capace di portarti in sensazioni e stati d’animo imprevedib­ili. Non certo la “mezza musica”, monotona, sempre uguale, ripetitiva, fatta da chi in sostanza, non è in grado di farle di migliore e più agile e guizzante e potente. Forse, un’altra volta te la descriverò più in dettaglio. Per ora, chiamala come la chiamo io: poiché ti dà felicità e forza, chiamala “musica forte”.

 ??  ?? una nota capriccios­a | La copertina di «Variazioni sopra una nota sola» (Cooperativ­a scrittori, 1977) di Raffaele La Capria, disegnata dalla figlia dell’autore, Alessandra. Una favola doppia, per bambini e per adulti: l’avventura di una bambina alle...
una nota capriccios­a | La copertina di «Variazioni sopra una nota sola» (Cooperativ­a scrittori, 1977) di Raffaele La Capria, disegnata dalla figlia dell’autore, Alessandra. Una favola doppia, per bambini e per adulti: l’avventura di una bambina alle...

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