Le tre opzioni all’esame di Bruxelles
pLa Commissione europea ha preferito non commentare gli ultimi avvenimenti sul fronte del Monte dei Paschi di Siena; in particolare le voci non confermate della decisione della Banca centrale europea di non prorogare i tempi entro i quali effettuare una indispensabile ricapitalizzazione. La scelta della banca di raccogliere denaro sui mercati finanziari è quella che qui a Bruxelles è ritenuta migliore, tenuto conto delle molte condizioni che vincolano una operazione pubblica.
La ricapitalizzazione grazie alle forze del mercato è vista con particolare favore perché sarebbe una operazione che non richiederebbe alcun via libero bruxellese. La speranza poi è che nuovi investitori privati costringano l’istituto di credito a una radicale cura dimagrante. Se invece questa possibilità, ribadita nelle scorse ore dagli organismi direttivi di Mps, non andasse in porto, l’intervento pubblico sarebbe influenzato da una serie di condizioni imposte dalle regole europee. Tre le ipotesi.
La prima prevede che lo Stato acquisti l’inoptato in un aumento di capitale privato. Se il prezzo di acquisto è simile a quello praticato agli investitori privati, Bruxelles darebbe probabilmente il via libera. Se fosse diverso, la Commissione dovreb- be valutare se considerare l’operazione un eventuale aiuto di Stato. La seconda ipotesi è quella della ricapitalizzazione precauzionale per mano pubblica, prevista dalle regole europee quando uno stress test ne dimostra la necessità e la banca è sempre solvibile.
Le regole comunitarie prevedono una condivisione dei costi (il cosiddetto burden sharing) da parte di azionisti e di obbligazionisti. Il nodo in questo caso riguarda proprio le conseguenze sugli investitori. Questi ultimi possono evitare il burden sharing solo se è dimostrato un impatto sproporzionato o un rischio sistemico. In passate esperienze, l’eccezione dell’impatto sproporzionato è stata utilizzata (in Grecia), mentre quella di rischio sistematico non è mai stata considerata.
L’Italia teme che imporre il burden sharing potrebbe creare il panico tra gli investitori in tutto il settore bancario italiano, e magari europeo. La Commissione, per ora, ne dubita, notando che ristrutturazioni più ampie del settore creditizio – in Spagna, in Slovenia o a Cipro – non hanno provocato la fuga di azionisti e obbligazionisti. Infine, la terza ipotesi allo studio è quella di classici aiuti di Stato che prevedono il bail-in, ossia la partecipazione ai costi da parte degli investitori, grandi e piccoli.
In ogni caso, Bruxelles è pronta a salvaguardare i risparmiato- ri, come ha ribadito mercoledì Margrethe Vestager, la commissaria alla Concorrenza: «Una delle cose su cui stiamo lavorando è uno strumento che consenta ai governi di compensare per eventuali vendite fraudolenti» di obbligazioni bancarie. «È qualcosa che abbiamo già messo a punto. Ci lavoreremo ancora con i governi se vogliono mettere in piedi schemi che consentano ai cittadini di essere compensati in caso di vendite improprie».
Agli occhi di Bruxelles, la situazione bancaria italiana è delicata; ma si notano soprattutto casi specifici, tra cui naturalmente Mps, non una crisi sistemica. Alla richiesta di un confronto con la situazione spagnola, un paese che ha ricapitalizzato le banche per circa 41 miliardi di euro grazie al denaro del Meccanismo europeo di Stabilità (Esm) nel 2012-2013, si considera che la situazione italiana appare meno grave anche se è urgente mettere mano alla frammentazione del mercato italiano.
MARGRETHE VESTAGER «Stiamo lavorando a uno strumento che consenta ai governi di compensare per eventuali vendite fraudolente»