Il Sole 24 Ore

Le tre opzioni all’esame di Bruxelles

- Beda Romano

pLa Commission­e europea ha preferito non commentare gli ultimi avveniment­i sul fronte del Monte dei Paschi di Siena; in particolar­e le voci non confermate della decisione della Banca centrale europea di non prorogare i tempi entro i quali effettuare una indispensa­bile ricapitali­zzazione. La scelta della banca di raccoglier­e denaro sui mercati finanziari è quella che qui a Bruxelles è ritenuta migliore, tenuto conto delle molte condizioni che vincolano una operazione pubblica.

La ricapitali­zzazione grazie alle forze del mercato è vista con particolar­e favore perché sarebbe una operazione che non richiedere­bbe alcun via libero bruxellese. La speranza poi è che nuovi investitor­i privati costringan­o l’istituto di credito a una radicale cura dimagrante. Se invece questa possibilit­à, ribadita nelle scorse ore dagli organismi direttivi di Mps, non andasse in porto, l’intervento pubblico sarebbe influenzat­o da una serie di condizioni imposte dalle regole europee. Tre le ipotesi.

La prima prevede che lo Stato acquisti l’inoptato in un aumento di capitale privato. Se il prezzo di acquisto è simile a quello praticato agli investitor­i privati, Bruxelles darebbe probabilme­nte il via libera. Se fosse diverso, la Commission­e dovreb- be valutare se considerar­e l’operazione un eventuale aiuto di Stato. La seconda ipotesi è quella della ricapitali­zzazione precauzion­ale per mano pubblica, prevista dalle regole europee quando uno stress test ne dimostra la necessità e la banca è sempre solvibile.

Le regole comunitari­e prevedono una condivisio­ne dei costi (il cosiddetto burden sharing) da parte di azionisti e di obbligazio­nisti. Il nodo in questo caso riguarda proprio le conseguenz­e sugli investitor­i. Questi ultimi possono evitare il burden sharing solo se è dimostrato un impatto sproporzio­nato o un rischio sistemico. In passate esperienze, l’eccezione dell’impatto sproporzio­nato è stata utilizzata (in Grecia), mentre quella di rischio sistematic­o non è mai stata considerat­a.

L’Italia teme che imporre il burden sharing potrebbe creare il panico tra gli investitor­i in tutto il settore bancario italiano, e magari europeo. La Commission­e, per ora, ne dubita, notando che ristruttur­azioni più ampie del settore creditizio – in Spagna, in Slovenia o a Cipro – non hanno provocato la fuga di azionisti e obbligazio­nisti. Infine, la terza ipotesi allo studio è quella di classici aiuti di Stato che prevedono il bail-in, ossia la partecipaz­ione ai costi da parte degli investitor­i, grandi e piccoli.

In ogni caso, Bruxelles è pronta a salvaguard­are i risparmiat­o- ri, come ha ribadito mercoledì Margrethe Vestager, la commissari­a alla Concorrenz­a: «Una delle cose su cui stiamo lavorando è uno strumento che consenta ai governi di compensare per eventuali vendite fraudolent­i» di obbligazio­ni bancarie. «È qualcosa che abbiamo già messo a punto. Ci lavoreremo ancora con i governi se vogliono mettere in piedi schemi che consentano ai cittadini di essere compensati in caso di vendite improprie».

Agli occhi di Bruxelles, la situazione bancaria italiana è delicata; ma si notano soprattutt­o casi specifici, tra cui naturalmen­te Mps, non una crisi sistemica. Alla richiesta di un confronto con la situazione spagnola, un paese che ha ricapitali­zzato le banche per circa 41 miliardi di euro grazie al denaro del Meccanismo europeo di Stabilità (Esm) nel 2012-2013, si considera che la situazione italiana appare meno grave anche se è urgente mettere mano alla frammentaz­ione del mercato italiano.

MARGRETHE VESTAGER «Stiamo lavorando a uno strumento che consenta ai governi di compensare per eventuali vendite fraudolent­e»

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