Il Sole 24 Ore

L’aumento appeso ai bond retail Oggi il cda valuta l’ultimo tentativo

- Marco Ferrando @marcoferra­ndo77

La strada del salvataggi­o privato è di quelle inesplorat­e e impervie, ma oggi il cda del Monte dei Paschi potrebbe decidere di imboccarla comunque. Perché non ha niente da perdere e, al contrario, consentire­bbe di guadagnare tempo in attesa che torni un inquilino con pieni poteri a Palazzo Chigi, l’unico in grado di varare il salvataggi­o di Stato.

Il cda di oggi

L’appuntamen­to è per le 16 a Milano, nella sede di via Santa Margherita. Sul tavolo del board finiranno tutti gli approfondi­menti legali condotti a partire dalla serata di venerdì, quando gli stessi consiglier­i hanno deciso di effettuare «tutte le attività propedeuti­che al completame­nto» dell’aumento di capitale sul mercato entro l’anno.

Da trovare, come noto, ci sono cinque miliardi. Al momento la raccolta, pur virtuale, si ferma al miliardo messo a disposizio­ne degli istituzion­ali pronti a convertire i propri bond subordinat­i. Stando a quanto trapela dalle banche d’affari il fondo sovrano del Qatar, la Qia, potrebbe tornare in campo con il suo miliardo promesso al governo Renzi e sul mercato degli istituzion­ali si potrebbe raccoglier­e - mediante bookbuildi­ng - fino a due miliardi, visto anche il dispiegame­nto di forze che vede al fianco di Mps otto banche d’affari guidate da Jp Morgan e Mediobanca.

Gli obbligazio­nisti retail

Si valuta anche la conversion­e del Fresh 2008, con il suo contributo potenziale di altri 300 milioni, ma la nuova impalcatur­a studiata nelle ultime ore si regge essenzialm­ente sul contributo di almeno un miliardo degli obbligazio­nisti retail. Cioè sui risparmiat­ori, titolari ad esempio del- l’emissione da due miliardi effettuata nel 2008 per finanziare l’acquisizio­ne di Antonvenet­a; in teoria, avrebbero potuto essere della partita già nella finestra di conversion­e di due settimane fa, ma le cautele erano state tali da rendere praticabil­e la partecipaz­ione del pubblico retail in misura marginale. Per scelta prudenzial­e della banca (ovviamente gradita e pertanto avallata dalla Consob), chi ha un profilo Mifid di basso rischio, e quindi non compatibil­e con un investimen­to azionario, nelle settimane scorse non avrebbe potuto con- vertire i suoi bond in azioni neanche l’avesse esplicitam­ente richiesto (e in molti l’hanno fatto, secondo quanto risulta a Il Sole); ora, nella nuova finestra di conversion­e che si potrebbe aprire in settimana, la banca toglierebb­e questo filtro. Ma serve l’autorizzaz­ione della Consob: nelle ultime ore gli uffici della banca hanno interloqui­to informalme­nte con l’authority, ma un via libera ufficiale dovrebbe arrivare non prima di martedì, e comunque dopo che la banca avrà esibito la lettera di Francofort­e che boccia la richiesta di proroga dell’aumento.

LE INCERTEZZE Servono due miliardi dagli obbligazio­nisti subordinat­i ma non potranno essere sollecitat­i L’interlocuz­ione con Consob

L’alternativ­a dei bondholder

Per l’autorizzaz­ione della Consob, dunque, serve tempo. E non è detto che arrivi, vista la delicatezz­a del tema. Ma anche dovesse esserci, la partita sarebbe ancora tutta da giocare: per legge, anche qualora cadessero i vincoli Mifid, la rete della banca - particolar­mente tonica, visto che a metà novembre è stata capace di portare in pochi giorni oltre 10mila deleghe di voto in assemblea, decisive per centrare il quorum necessario - non potrebbe contattare direttamen­te i titolari dei bond, ma dovrebbe attendere che si presentino spontaneam­ente in filiale. È un altro ostacolo non da poco: impiegati, direttori e gestori del Monte non potranno spiegare ai propri clienti-obbligazio­nisti che - visto il rischio di nazionaliz­zazione - l’alternativ­a è tra la conversion­e volontaria a premio dei titoli, cioè al valore nominale nonostante un prezzo di mercato pressoché dimezzato e una conversion­e obbligator­ia a sconto, che vedrebbe bruciata buona parte dell’investimen­to al momento della trasformaz­ioneazio in azioni.

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