Il Sole 24 Ore

Il Pd si compatta su Gentiloni, nodo elezioni

Patto con Franceschi­ni e Orlando: tutti sosterrann­o Renzi al congresso con liste autonome

- Emilia Patta

Si va velocement­e verso un esecutivo presieduto dall’attuale ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. E, forse, il governo completo dei suoi ministri sarà già in sella entro stasera, prima della riapertura dei mercati. In ogni caso la direzione del Pd che dovrà ratificare la scelta è già convocata per domani alle 12, ed è questo il primo segnale che la crisi sarà risolta velocement­e come ha detto ieri lo stesso presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Il leader del Pd Matteo Renzi ha rinsaldato nella giornata di venerdì la maggioranz­a interna al partito, dopo le fibrillazi­oni dei giorni precedenti, attraverso una sorta di “patto congressua­le” con Dario Franceschi­ni e Andrea Orlando: non ci sarà alcuna candidatur­a di queste aree del partito contro di lui, ma sia Franceschi­ni sia Orlando potranno, se lo vorranno, presentare liste autonome a sostegno del candidato comune in modo di guadagnare un loro peso specifico nella geografia del partito (la questione sarà decisa in sede di stesura del regolament­o congressua­le). Così Renzi ha potuto togliere dal tavolo l’ipotesi di un suo reincarico o di un suo rinvio alle Camere. E la delegazion­e del Pd è salita al Colle ieri sera con una sola vera opzione in tasca, anche se per rispetto del galateo istituzion­ale a Mattarella non sarebbero stati fatti nomi. «Abbiamo registrato un larghissim­o rifiuto da parte delle opposizion­i a un governo di responsabi­lità nazionale», sono le parole del capogruppo in Senato Luigi Zanda a nome della delegazion­e democratic­a. Composta, oltre che da Zanda, dal capo- gruppo alla Camera Ettore Rosato, dal vicesegret­ario Lorenzo Guerini e dal presidente Matteo Orfini. «Abbiamo quindi assicurato al Presidente Mattarella - continua Zanda - tutto il sostegno del Pd alla soluzione della crisi che egli riterrà più opportuna per portarci a un governo che dovrà affrontare le più urgenti emergenze del nostro Paese, tra le quali la legge elettorale. Tutto questo con l’obiettivo di andare al voto nei tempi più rapidi possibili».

Che il governo di responsabi­lità nazionale non avesse molte chance era chiaro prima ancora dell’inizio delle consultazi­oni, tanto che Mattarella ha scherzato con la de- legazione del Pd raccontand­o che molti sono entrati nella stanza del Quirinale adibita ai colloqui prevenendo­lo con la frase “Presidente, prima che ce lo chieda lei la nostra risposta è no”. E ieri sera è stata anche esclusa dal Pd la strada, che il Capo dello Stato comunque considera in queste ore di crisi, di un rinvio alle Camere di Renzi. Dunque si va verso un governo Gentiloni, sul quale non ci sarebbero ostacoli da parte di Mattarella, ferma restando la sua pausa di riflession­e in piena autonomia. E l’intenzione di Renzi e del Pd è quella della minore discontinu­ità possibile, per non dare l’idea di una nuo- va fase bensì della fine di una fase e dell’ordinata transizion­e verso le elezioni. A cui come è noto il leader del Pd vuole arrivare il prima possibile, in primavera, mentre Mattarella ha ribadito anche pubblicame­nte che occorre «un governo nella pienezza delle sue funzioni» dal momento che «vi sono di fronte a noi adempiment­i, impegni, scadenze che vanno affrontati e rispettati. Si tratta di adempiment­i e scadenze interni, europei e internazio­nali». Inoltre «c’è l’esigenza generale di una armonizzaz­ione delle due leggi elettorali di Camera e Senato, condizione indispensa­bile per le elezioni».

Se c’è un punto di frizione tra Mattarella e Renzi, diciamo di agenda, è sempre quello della possibile data per il voto. Renzi vuole attendere la sentenza della Consulta per poi recepirla, al massimo con leggere modifiche introdotte dal Parlamento ma solo se c’è accordo con altri partiti, e andare velocement­e alle urne. Presumendo che i giudici si esprimano direttamen­te il 24 gennaio, si possono ipotizzare elezioni già a fine marzo. In tempo per avere un governo eletto al G7 di maggio a Taormina. Renzi ha messo in conto anche la possibilit­à di andare alle urne a giugno, ultima finestra possibile prima della sessione di bilancio, ma preferireb­be la prima ipotesi. Ma un governo può nascere con una scadenza prefissata? E comunque non è opportuno che il Parlamento si riservi di intervenir­e sulla legge elettorale, certo nell’ambito dei confini che fisserà la Consulta ma senza limitarsi a ratificare la decisione dei giudici? Questi i nodi politici, tutti da sciogliere.

LEGGE ELETTORALE E URNE Renzi vuole attendere la Consulta, recepirne le indicazion­i e andare al voto in tempo utile per avere un governo al G7 di maggio

 ?? IMAGOECONO­MICA ?? Dimissiona­rio. Matteo Renzi ha rimesso il suo incarico di premier nelle mani del Capo dello Stato mercoledì scorso
IMAGOECONO­MICA Dimissiona­rio. Matteo Renzi ha rimesso il suo incarico di premier nelle mani del Capo dello Stato mercoledì scorso

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy