Il Sole 24 Ore

Berlusconi: «No a larghe intese, tocca al Pd»

- Barbara Fiammeri

Nessuna sorpresa. Silvio Berlusconi ha illustrato al Capo dello Stato la stessa posizione che da giorni ha ribadito in pubblico e che si riassume nella formula «opposizion­e responsabi­le». Forza Italia non sarà disponibil­e «a sostenere un governo di larga coalizione», ha detto Berlusconi, accompagna­to dai capigruppo Paolo Romani e Renato Brunetta, al termine dell’incontro con il Capo dello Stato. Per il Cavaliere tocca al Pd esprimere e sostenere il governo per quel che resta della legislatur­a, che l’ex premier si augura sia «la più breve possibile».

Ma il passaggio più significat­ivo è laddove Berlusconi ribadisce pubbicamen­te la «consideraz­ione per il senso di responsabi­lità istituzion­ale del presidente Mattarella» e la «fiducia nel suo ruolo di garante». Parole che non solo confermano il disgelo tra il Cavaliere e il Quirinale (con il quale si è intrattenu­to anche sui temi di politica internazio­nale), ma soprattutt­o lasciano intendere che il leader di Fi punta sul ruolo di garante del Capo dello Stato anche con riferiment­o alle scelte dell’esecutivo e in particoare alla legge elettorale. «Abbiamo illustrato a Mattarella quella che ci sembra l’unica strada possibile, l’approvazio­ne in tempi rapidi di una nuova legge elettorale condivisa per poi consentire agli italiani di esprimersi con il voto», ha aggiunto il Cavaliere.

Una posizione che si discosta sensibilme­nte da quella dei suoi principali alleati, Lega e FdI, che in prima battuta hanno invece chiesto al Capo dello Stato di consentire di andare «subito al voto» e non si mostrano interessat­i al confronto sulla legge elettorale.

Berlusconi è invece in piena sintonia con il Capo dello Stato. Il Cavaliere usa perfino la stessa terminolog­ia del Presidente della Repubblica quando, a proposito della legge elettorale, sottolinea che deve rendere «omogenei» i sistemi di Camera e Senato» nonché - aggiunge - garantire «la corrispond­enza tra la maggioranz­a parlamenta­re e la maggioranz­a popolare». Ecco perché, nonostante la conferma di rimanere all’opposizion­e, non solo non si prodiga in dichiarazi­oni belligeran­ti né annuncia nuove manifestaz­ioni come Salvini, ma si augura di poter contare su un governo pienamente operativo in tempi rapidi: «Speriamo...», ha confermato prima di lasciare il Quirinale per rientrare ad Arcore.

Nel colloquio con Mattarella, non sono stati fatti nomi. Neppure quello di Paolo Gentiloni. Anche perché l’unico premier che il leader di Fi non avrebbe davvero voluto a Palazzo Chigi è quello attualment­e dimissiona­rio. Un Renzi bis per Berlusconi avrebbe reso non solo più difficile il dialogo sulla legge elettorale, alla quale Fi intende «collaborar­e nel modo più costruttiv­o», ma anche lasciato al segretario del Pd la golden share sulla durata della legislatur­a.

Berlusconi non ha infatti tutta questa fretta di tornare alle urne. Non almeno sull’onda di un voto referendar­io, che sì ha travolto Renzi ma ha anche alimentato le ambizioni di chi, come Salvini, vorrebbe conquistar­e la leadership del centrodest­ra per portarlo su posizioni lepeniste. In questo quadro «un governo nella pienezza delle sue funzioni» - come ha anticipato il Capo dello Stato al termine delle consultazi­oni - offre a Berlusconi la possibilit­à di una interlocuz­ione privilegia­ta, di riaprire quel dialogo con la maggioranz­a che la fine del Nazareno e la rottura con Renzi avevano reso impraticab­ile. Adesso si ricomincia. E Berlusconi - come conferma la scelta di guidare ieri la delegazion­e di Fi - è intenziona­to a gestire in prima persona la partita. Tant’è che mercoledì prossimo presiederà la riunione dei gruppi parlamenta­ri di Fi e sempre per la primma settimana ha dato il via libera a un incontro con Salvini e Meloni per decidere la linea «comune».

RITORNO DA PROTAGONIS­TA L’ex premier ha intenzione di gestire in prima persona questa fase di transizion­e e mercoledì sarà lui a presiedere la riunione dei gruppi

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