Equitalia, statali e Comuni in cima all’agenda del governo
pNon c’è solo il dossier banche nell’agenda già fitta di impegni che il governo destinato a uscire dal giro di consultazioni concluso ieri si trova sul tavolo ancora prima di insediarsi: in gioco ci sono temi importanti da perfezionare, completare o su cui apportare correttivi.
In attesa ci sono prima di tutto i dipendenti pubblici che per cominciare a vedere la realizzazione dei contenuti scritti nell’intesa del 30 novembre per il rinnovo dei contratti hanno bisogno che si riapra il cantiere della riforma del pubblico impiego. Tra le urgenze ci sono poi i correttivi per salvare le regole sui licenziamenti sprint per gli assenteisti, il taglia-partecipate e i nuovi meccanismi di nomina dei dirigenti sanitari. Colpiti dalla Consulta, i provvedimenti devono essere puntellati dai correttivi, alla ricerca di un’intesa con Regioni ed enti locali difficilissima da trovare visto il clima politico postreferendum. Proprio i sindaci, poi, premono per un decreto legge enti locali che allarghi gli spazi per le assunzioni, e rinvii al 31 marzo i bilanci oltre a definire la ripartizione dei fondi con gli altri enti territoriali e correggere le norme sulla perequazione.
Anche il capitolo fisco contiene alcune riforme da completare. Va portato a termine l’addio a Equitalia entro il 1° luglio 2017 il cui percorso è stato segnato nel decreto fiscale collegato alla manovra. Il primo passo è la nomina del commissario (la deadline in questo caso è il prossimo 30 aprile) che avrà l’incarico di varare lo statuto del nuovo ente pubblico economico e portare l’attuale società pubblica verso la nuova «Agenzia delle entrate - Riscossione». C’è poi un altro addio incombente e tanto atteso dal “popolo” delle partite Iva: l’archiviazione dell’esperienza degli studi di settore per passare agli indicatori di fedeltà fiscale. Anche in questo caso il decreto fiscale ha fissato la cornice che dovrà essere riempita del quadro, ossia del decreto del ministero dell’Economia con cui dovranno essere costruiti i nuovi indicatori e bisognerà disegnare il regime premiale che consentirà ai contribuenti più virtuosi di mettersi al riparo dai controlli dell’amministrazione finanzia- ria. Due punti interrogativi riguardano, invece, le eventuali correzioni alle nuove comunicazioni Iva contro le quali i commercialisti hanno proclamato una mobilitazione di piazza per mercoledì e la norma che opera un raccordo tra i nuovi principi contabili e le imposte da versare. Una norma quest’ultima prima presentata e poi ritirata in sede di approvazione della manovra presso la commissione Bilancio della Camera. Una sorte non molto diversa ha avuto il “pacchetto-giustizia” che prevedeva, tra l’altro, l’assunzione di altri 1.000 cancellieri ma è stato bloccato alla Camera con la promessa di riparlarne al Senato, dove però la legge di bilancio è stata bilindata (si veda Il Sole 24 Ore del 10 dicembre).
Sul fronte lavoro, il futuro Go- verno dovrà far decollare, e velocemente, le nuove politiche attive. L’Agenzia nazionale (Anpal) introdotta dal Jobs act è a tutti gli effetti operativa e a Natale dovrebbe partire la prima sperimentazione dell’assegno di ricollocazione, il nuovo strumento, un voucher, per aiutare i disoccupati a riqualificarsi e a trovare un nuovo impiego. L’Agenzia, guidata da Maurizio Del Conte, è autonoma, ma, gioco forza, bisognerà coordinarsi con il prossimo ministro del Lavoro; e anche con le Regioni, visto l’esito del referendum del 4 dicembre scorso che ha stoppato la semplificazione del Titolo V della Costituzione. Sempre in tema lavoro, resta da capire come sarà attuato il documento unitario, firmato da Confindustria-sindacati, sulle proposte per gestire le crisi aziendali, considerato che a fine dicembre spariranno mobilità e cassa integrazione in deroga. C’è poi da definire la sorte di Garanzia giovani nel 2017, dopo che l’Europa ha deciso di rifinanziare il programma di sostegno agli under29 “Neet” (giovani che non studiano e non lavorano). L’approvazione velocissima al Senato della manovra ha lasciato, inoltre, aperto il nodo Its, gli istituti tecnici superiori, le super scuole di tecnologia post diploma alternative all’università, partecipate dalle imprese: dovevano ricevere nuovi fondi (10 milioni di euro), ma ora rimarranno all’asciutto. Il nuovo esecutivo dovrà anche decidere cosa fare delle nove deleghe contenute nella Buona Scuola, finora mai varate; e anche dell’annunciato concorsone presidi: un’altra urgenza se non si vuole arrivare a settembre 2017 con l’ennesimo boom delle reggenze.
IL FRONTE LAVORO Tempi stretti per il decollo delle nuove politiche attive mentre restano i nodi sul concorso dei presidi e sulle deleghe per la scuola