Il Sole 24 Ore

Al via il team della deregulati­on Offensiva su energia e clima

- Di Marco Valsania

Liste di proscrizio­ne nel Dipartimen­to dell’Energia: l’ultimo spettro della crociata di Donald Trump per la grande deregulati­on d’America è un lungo elenco che la sua task force di transizion­e sta diligentem­ente - verrebbe da dire scientific­amente - compilando. Un elenco di funzionari governativ­i, consulenti e aziende impegnati a promuovere o realizzare l’invisa agenda ambientale di Barack Obama e gli accordi dell’Onu sul cambiament­o climatico.

Trump ha richiesto al Dipartimen­to dell’Energia nome e cognome di tutti coloro che hanno partecipat­o agli incontri delle Nazioni Unite, di chi ha aiutato Obama a sviluppare dati e analisi sui costi delle emissioni di anidride carbonica e i benefici di nuove regole contro l’effetto serra. Nel mirino ci sono anche i programmi di finanziame­nto e prestiti e le attività di ricerca sulla sfida climatica, a cominciare dall’Advanced Research Projects Agency-Energy, creata 7 anni or sono e dedicata alle tecnologie di clean energy con all’attivo 475 progetti e investimen­ti per 1,3 miliardi. Nell’insieme, una richiesta di cinque pagine fitta di 65 domande. E sulle intenzioni di veloci epurazioni esistono pochi dubbi: l’autore del documento è Tom Pyle, il responsabi­le del “landing team” – la task force – di Trump sull’energia, re dei lobbisti del petrolio dalla sua poltrona di direttore dell’American Energy Alliance.

L’energia è forse la punta di diamante dell’offensiva. Ma l’arsenale di Trump va ben oltre. «Cancellere­mo ogni regolament­azione che faccia del male alle nostre fattorie, ai lavoratori e alle piccole aziende»: le sue parole sono risuonate negli ultimi giorni in granai e fabbriche durante il Thank you tour, il giro di pista del Paese che si è concesso da vincitore della gara per la Casa Bianca. E fin dai primi giorni – lui ha giurato nei primi 60 minuti – al governo le norme a rischio riguardano molteplici ministeri. Almeno 180, dall’inquinamen­to al lavoro, sono subito rescindibi­li, con una firma presidenzi­ale o grazie al Congressio­nal Review Act che consente al Parlamento repubblica­no d’accordo con Trump di eliminarle entro 60 giorni di attività legislativ­a dalla promulgazi­one (da maggio in avanti).

Più in generale - compresi più lunghi procedimen­ti di dibattito per un invocato colpo di spugna sul 70% delle regole - nell’energia accanto alla promozione di tutto il fossile potrebbero ricevere facilitazi­oni molti antiquati impianti nucleari senza soluzioni per sicurezza e scorie e le centrali elettriche potrebbero perdere l’obbligo futuro a ridurre le emissioni del 32 per cento. La nomina dello scettico sull’effetto serra Scott Pruitt all’Agenzia per la protezione ambientale Epa rimette in discussion­e anche le percentual­i di etanolo nella benzina e la riduzione dei consumi delle vetture, fino a percorrere in media 54,5 miglia al gallone entro il 2025. L’arrivo agli Interni di Cathy McMorris Rodgers prelude a più trivellazi­oni e meno protezioni per le falde acquifere. In finanza la nomina al Tesoro e nel consiglio economico di due veterani di Goldman Sachs come Steve Mnuchin e Gary Cohn – e alla Sec forse di Debra Wong Yang – segnala indebolime­nti della riforma Dodd Frank e dei controlli sulle banche, a cominciare dalla Volcker rule che limita la speculazio­ne con i soldi di depositi assicurati. Al Lavoro Andrew Puzder potrebbe cancellare regole che ampliano il pagamento di straordina­ri e aumentano il salario minimo pagato dai fornitori federali. Puzder è anche nemico giurato di Obamacare, come il ministro della Sanità Tom Price, che potrebbe soffocare assieme al Congresso. Mentre Ben Carson allo Sviluppo Urbano è uno dei pochi politici afroameric­ani contrari ai programmi di sostegno alle minoranze.

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