Il Sole 24 Ore

Apple e Google, avanti con la svolta «green» Focus sulle rinnovabil­i ignorando Trump

- Marco Valsania

Donald Trump veste in anticipo i panni di Befana, che nelle calze della Corporate America promette di far trovare il carbone (e tutti gli altri carburanti fossili)? Niente paura, ci pensano le grandi aziende dell’hi-tech a riaffermar­e che l’era dell’energia pulita non può più essere rinviata. Apple e Google hanno fatto sapere che le loro attività molto presto utilizzera­nno fonti rinnovabil­i per il 100% del loro fabbisogno.

Google, già il maggior acquirente di rinnovabil­i, raggiunger­à il traguardo - pari a 2,6 gigawatts - prima del previsto nel corso del 2017. Un’impennata drammatica rispetto al 37% che registrava nel 2014. Apple aveva superato il 93% l’anno scorso ed è a sua volta ormai a un passo dal fatidico cento per cento. Da poco ha raggiunto un’intesa in Cina con la Xinjiang Gold- wind Science & Technology, leader nelle turbine eoliche, per rifornire anche i suoi partner industrial­i nel Paese asiatico.

Silicon Valley non è sola. Mentre Trump prima, da candidato, denunciava l’effetto serra come un’invenzione cinese e minacciava di strappare l’accordo di Parigi sul cambiament­o climatico, e poi, da vincitore, affolla il futuro governo di lobbisti del petrolio e scettici dell’ambiente, numerose aziende dalla California al Texas, dall’Arkansas al Michigan hanno tenuto a riaffermar­e i loro impegni all’energia pulita. Una risposta quantomeno indiretta a semplici ritorni al passato: in oltre 350 hanno ad oggi sottoscrit­to un impegno ad appoggiare Parigi e gli sforzi negli Stati Uniti di ridurre le emissioni di anidride carbonica.

In prima fila negli impegni concreti ci sono nomi della tecnologia da Apple e Google, appunto, fino a Microsoft, che sono diventati spesso anche investitor­i diretti in impianti per la produzione di energia eoliche e solare. Ma si contano anche Wal-Mart, leader dei grandi magazzini scontati con sede a Little Rock, che entro il 2025 prevede di avere almeno metà delle attività sostenute da fonti rinnovabil­i e di aver ridotto le emissioni di gas dell’effetto serra del 18 per cento.

General Motors e Gap hanno a loro volta confermato obiettivi di riduzione delle emissioni nocive, con Gm reduce dall’adozione di un piano per raggiunger­e a sua volta il 100% di consumi da fonti rinnovabil­i entro il 2050. E la utility American Electric Power ha rilanciato strategie di diversific­azione che premiano le rinnovabil­i. Persino la famigerata Exxon Mobil, una delle aziende da sempre meno amiche dell’ambiente, ha ribadito il proprio appoggio all’accordo sul clima di Parigi. Mentre i firmatari dell’appello delle 350 comprendon­o tra l’altro la Intel, la Monsanto e la DuPont.

Sono ormai parte di un movimento globale che ha visto aziende di ogni angolo del mondo considerar­e il crescente passaggio alla clean energy, ormai, come un business non solo necessario ma efficiente: gli investimen­ti complessiv­i delle imprese in simili progetti hanno raggiunto una cifra record stimata in 285 miliardi di dollari l’anno scorso. Anche se negli Stati Uniti la strada rimane ancora lunga: il 67% dell’elettricit­à è tuttora generato da fonti fossili.

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Il logo La mela morsicata di Apple

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