Il Sole 24 Ore

In montagna vince il noleggio

- M.L.C.

Nuovi orizzonti, nuove discese per il mercato di chi scia per passione. Erano uno dei regali più classici di Natale, ora non più. Pure il mercato degli sci cambia al mutare dei desideri del consumator­e. «Nella stagione 2015/16 sono state vendute circa 180mila paia di sci, come nell’annata precedente», afferma Umberto Pagani, segretario generale di Pool Sci Italia, il consorzio nato per regolare i rapporti fra aziende e federazion­e e che raggruppa le più importanti realtà del settore (Atomic, Blizzard, Dynastar, Elan, Fischer, Head, Nordica, Rossignol, Salomon, Völkl), tanto da coprire con le sue ricerche il 95% del mercato italiano. A parità di numeri, il fatturato è in lieve ascesa, rispetto ai 28,8 milioni del 2014/15: «Sono saliti i prezzi e questo ha fatto lievitare i ricavi complessiv­i; situazione simile nel settore degli scarponi: circa 192mila paia venduti per un fatturato di una ventina di milioni».

La curva dei dati quella è da alcuni anni, dopo il crollo registrato fra 2011 e 2013 quando sono andati “persi” circa 100mila paia di sci e 90mila di scarponi. La crisi ha fatto la sua parte, ma soprattutt­o l’avvento del noleggio. «Stanno cambiando le abitudini di acquisto», spiega Dino Ruta, responsabi­le dello Sport knowledge Center della Sda Bocconi e affiliate professor alla Columbia di New York. «L’idea di possesso di un oggetto, gli sci in questo caso, ma il trend è generale, non è più importante come in passato. Si preferisce, per l’obsolescen­za tecnologic­a, poter usare prodotti di ultima generazion­e». Così, lo sciatore, che magari fa solo una settimana all’anno sulla neve, sceglie di noleggiare gli sci con la certezza di poter provare ogni stagione i prodotti più recenti con sensazioni diverse che magari sono date dai nuovi materiali».

Le aziende, nella logica per cui esperienza e sicurezza sono i must della clientela, si muovono in queste nuove direzioni: si cercano, si studiano, si portano sul mercato prodotti sostitutiv­i (ad esempio, gli sci che vengono noleggiati) oppure oggetti diversi. Spesso, invece di comprare nuovi sci, i praticanti preferisco­no acquistare la telecameri­na da fissare sul casco per registrare la giornata, le emozioni vissute sulla neve. «Il fenomeno delle GoPro – continua Ruta – è esemplific­ativo di come le scelte degli sciatori siano mutate: si tiene di più al ricordo della vacanza che non al possesso degli sci». Impensabil­e fino a una decina di anni fa, ma positivo per le aziende che, avranno perso numeri nella vendita degli sci, ma possono ritrovare spazi se saranno in grado di coprire un ambito, per ora, poco esplorato: «Le aziende che vendono sci sono nomi storici, dalla affidabili­tà decennale – conclude Ruta –. A queste aziende gli appassiona­ti credono ciecamente dopo aver usato per anni i loro sci. Le imprese hanno davanti una grande sfida: essere in grado - cavalcando l’affidabili­tà di cui godono - di realizzare gli accessori che oggi i clienti chiedono, dalle telecame ai caschi». Il tutto griffato con i nomi storici dello sci mondiale perché il mercato non muore mai, si sposta verso nuove storie di successo.

RICONVERSI­ONI La sfida per i marchi storici è quella di cavalcare le nuove abitudini dei clienti oggi più attenti ad accessori come telecamere e caschi

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