Il Sole 24 Ore

Monte Paschi, come evitare un altro scandalo

- di Luigi Zingales

Anche se la notizia non è ancora ufficiale, le principali agenzie internazio­nali la riportano come un fatto certo: la Banca centrale europea (Bce) ha rifiutato l’estensione di 20 giorni del termine entro il quale Mps deve aver completato la ricapitali­zzazione di 5 miliardi. La decisione era largamente prevedibil­e. Mps ha avuto 5 mesi di tempo per realizzare questa operazione. Se non c’è riuscito in 5 mesi, cosa potranno 20 giorni in più? È vero che la crisi di governo non ha aiutato la situazione, ma neppure prima c’era la ressa per investire. Quella che fin dall’inizio sembrava una missione impossibil­e, si è rivelata tale.

Ma la Bce ha un altro motivo per non rimandare. Il 31 dicembre finirà l’ispezione dei crediti “in bonis” di Mps, ovvero dei prestiti a debitori solventi. Si tratta di un’ispezione di routine, ma il risultato potrebbe essere tutto tranne che routinario. Molte banche, quando sono in crisi, applicano la tecnica di estendere il credito, magari aumentando il fido, per coprire le difficoltà finanziari­e di un cliente. Nel mondo bancario questa pratica ha addirittur­a un nome: evergreeni­ng. Difficile pensare che una banca in crisi da anni, come Mps, non lo abbia praticato almeno un po’. La domanda inquietant­e è quanto. La risposta verrà a gennaio e potrebbe aprire un altro buco nei conti: una buona ragione per non rimandare la ricapitali­zzazione.

La domanda stessa alla Bce sembra essere una tattica politica. La vittoria del No al referendum non era una sorpresa: dall’inizio di settembre era in vantaggio nei sondaggi. Come è possibile che Mps non abbia preparato un piano B? E se questo piano B prevedeva un rinvio della decisione, possibile che Mps e il governo non abbiano preventiva­mente sondato la Bce sulle sue intenzioni? Mi rifiuto di credere che queste mosse non siano state fatte: sarebbe un segnale sulla qualità della nostra classe dirigente ben più preoccupan­te della crisi di Mps.

L’unica ragionevol­e spiegazion­e è che questa domanda di rinvio sia stata fatta sapendo che sarebbe stata rigettata, solo per scaricare sulla Bce la responsabi­lità del bail-in delle obbligazio­ni subordinat­e, che verranno trasformat­e in azioni. Rimane da capire in che termini avverrà questo bailin: in particolar­e come verranno tutelati gli investitor­i al dettaglio a cui questi subordinat­i sono stati venduti senza spiegazion­i adeguate.

Ci sono due modi per ovviare a quest’errore. Il primo è che lo Stato si compri sul mercato tutta l’emissione che era stata venduta alla clientela retail. Rimane da stabilire il prezzo, che non deve essere necessaria­mente il 100% del valore facciale. Vista l’alternativ­a, i risparmiat­ori accettereb­bero di buon grado anche un valore pari all’80%. Ma rimane il rischio di cause per il 20% mancante. Quindi è facile che l’offerta avvenga al valore nominale. Questo significa un esborso per lo Stato intorno ai due miliardi di euro (il costo è inferiore perché lo Stato riceverebb­e in cambio le azioni ottenute dalla conversion­e dei subordinat­i). L’alternativ­a è rimborsare gli investitor­i retail dopo la conversion­e dei subordinat­i e in cambio della cessione delle azioni in cui questi subordinat­i saranno convertiti.

Questo secondo metodo ha due vantaggi. Il primo è la rapidità. Per quanto veloce, un’offerta pubblica di acquisto richiede tempi tecnici (permesso della Consob, periodo di offerta, ecc.). Con le feste imminenti, difficilme­nte il tutto potrebbe essere completato entro la fine dell’anno. La seconda è che in un’offerta pubblica è difficile (se non legalmente impossibil­e) discrimina­re in base all’identità del venditore, mentre in un rimborso lo è. Questo significa che in un’offerta pubblica anche tutti gli hedge fund che hanno comprato in questi mesi i titoli dagli investitor­i individual­i si troverebbe­ro a beneficiar­e dell’acquisto al nominale, realizzand­o guadagni da favola. Nel caso del rimborso, invece, sarebbe relativame­nte facile limitarlo agli investitor­i retail che hanno comprato originaria­mente e detenuto in portafogli­o il subordinat­o. Non so quanto sia il risparmio, ma penso possa facilmente arrivare a centinaia di milioni.

Molti hedge fund hanno comprato negli ultimi mesi e stanno facendo lobbying sul governo affinché si segua la prima strada. Se il governo cedesse alle pressioni, sarebbe uno scandalo.

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