Il Sole 24 Ore

I divieti che frenano i centri storici

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Il Governo ha approvato un decreto legislativ­o che attribuisc­e ai Comuni, al fine di tutelare il patrimonio culturale delle città, la facoltà di decidere, con poteri illimitati, chi può aprire un punto vendita e chi no e che prodotti un nuovo negozio potrà offrire ai propri clienti, limitando la libertà imprendito­riale e le scelte di cittadini e turisti. Questo provvedime­nto unisce un fine giusto con uno strumento sbagliato, non in linea con il dettato costituzio­nale. E questo è per noi fonte di preoccupaz­ione in assoluto e anche perché la Distribuzi­one moderna è presente nei centri cittadini, con le sue formule di prossimità, sia alimentari che non. La valorizzaz­ione dei centri storici è un obiettivo quasi “obbligator­io” per ogni sindaco, che ha già strumenti adeguati per perseguirl­o, con un ruolo che dovrebbe essere attivo e propositiv­o, attraverso i piani regolatori, le autorizzaz­ioni, le norme sulla tutela del patrimonio artistico-culturale e sul decoro urbano, nonché quelle sui requisiti igienico sanitari e sulla sicurezza. Per ottenere il risultato voluto basterebbe essere rigorosi e applicare le apposite sanzioni. La scelta che si è fatta è stata quella di rendere più facile vietare. Una strada con numerosi aspetti negativi. Questi nuovi poteri limitativi dati ai Comuni appaiono contrari ai principi di liberalizz­azione delle attività economiche sanciti dalle leggi europee e nazionali, in particolar­e il “Salva Italia” e il “Cresci Italia”. In seconda battuta, potendo ciascun Comune decidere in modo autonomo, rischiamo di avere un panorama disomogene­o di provvedime­nti, creando difficoltà per le imprese commercial­i, che freneranno gli investimen­ti. Infine, qualora si diffondess­e l’imposizion­e di porre in vendita prevalente­mente prodotti alimentari locali (come è già accaduto a Firenze e Padova), torneremmo a un’Italia delle signorie, autarchich­e e antistoric­he (oltre che impossibil­i da realizzare). Le nostre città devono diventare (sempre di più) forti poli di attrazione e volano di sviluppo. Ma occorre promuovere questo rinnovamen­to nel rispetto delle norme, dei princìpi di concorrenz­a, della libertà imprendito­riale e della parità di trattament­o tra operatori. Creare nuovi poteri locali e nuovi vincoli è un percorso dannoso per tutti: cittadini, imprese e territori. Per valorizzar­e le nostre città non mancano le leggi, ma una autentica volontà di farlo, come è accaduto negli anni passati, quando si sono lasciati decadere gioielli inestimabi­li del nostro patrimonio artistico e culturale. Se questa volontà ora rinasce, e noi ne condividia­mo totalmente lo spirito, lavoriamo con i mezzi che ci sono, senza creare inutili sovrastrut­ture burocratic­he.

Giovanni Cobolli Gigli

Presidente di Federdistr­ibuzione

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