I divieti che frenano i centri storici
Il Governo ha approvato un decreto legislativo che attribuisce ai Comuni, al fine di tutelare il patrimonio culturale delle città, la facoltà di decidere, con poteri illimitati, chi può aprire un punto vendita e chi no e che prodotti un nuovo negozio potrà offrire ai propri clienti, limitando la libertà imprenditoriale e le scelte di cittadini e turisti. Questo provvedimento unisce un fine giusto con uno strumento sbagliato, non in linea con il dettato costituzionale. E questo è per noi fonte di preoccupazione in assoluto e anche perché la Distribuzione moderna è presente nei centri cittadini, con le sue formule di prossimità, sia alimentari che non. La valorizzazione dei centri storici è un obiettivo quasi “obbligatorio” per ogni sindaco, che ha già strumenti adeguati per perseguirlo, con un ruolo che dovrebbe essere attivo e propositivo, attraverso i piani regolatori, le autorizzazioni, le norme sulla tutela del patrimonio artistico-culturale e sul decoro urbano, nonché quelle sui requisiti igienico sanitari e sulla sicurezza. Per ottenere il risultato voluto basterebbe essere rigorosi e applicare le apposite sanzioni. La scelta che si è fatta è stata quella di rendere più facile vietare. Una strada con numerosi aspetti negativi. Questi nuovi poteri limitativi dati ai Comuni appaiono contrari ai principi di liberalizzazione delle attività economiche sanciti dalle leggi europee e nazionali, in particolare il “Salva Italia” e il “Cresci Italia”. In seconda battuta, potendo ciascun Comune decidere in modo autonomo, rischiamo di avere un panorama disomogeneo di provvedimenti, creando difficoltà per le imprese commerciali, che freneranno gli investimenti. Infine, qualora si diffondesse l’imposizione di porre in vendita prevalentemente prodotti alimentari locali (come è già accaduto a Firenze e Padova), torneremmo a un’Italia delle signorie, autarchiche e antistoriche (oltre che impossibili da realizzare). Le nostre città devono diventare (sempre di più) forti poli di attrazione e volano di sviluppo. Ma occorre promuovere questo rinnovamento nel rispetto delle norme, dei princìpi di concorrenza, della libertà imprenditoriale e della parità di trattamento tra operatori. Creare nuovi poteri locali e nuovi vincoli è un percorso dannoso per tutti: cittadini, imprese e territori. Per valorizzare le nostre città non mancano le leggi, ma una autentica volontà di farlo, come è accaduto negli anni passati, quando si sono lasciati decadere gioielli inestimabili del nostro patrimonio artistico e culturale. Se questa volontà ora rinasce, e noi ne condividiamo totalmente lo spirito, lavoriamo con i mezzi che ci sono, senza creare inutili sovrastrutture burocratiche.
Giovanni Cobolli Gigli
Presidente di Federdistribuzione