Il Sole 24 Ore

Un pesce di nome zia

- di Camilla Tagliabue Daniela Maddalena, Elogio dell’Acqua, Marcos y Marcos, Milano, pagg. 150, € 14

Si chiama Erasmo e ha «la tendenza a prendere le cose con filosofia», ma non ha scritto nessun Elogio della follia, non ancora almeno. Pur avendo lo stesso nome dell’olandese, Erasmo è “solo” un fantasioso ragazzino di 13 anni, con due orecchie a sventola sensibilis­sime, come un radar, «come il telescopio di un sottomarin­o»: sono queste le antenne del suo spiccato talento musicale, e infatti fa il Dj il sabato pomeriggio in discoteca.

È lui il protagonis­ta di Elogio dell’Acqua, libro per adolescent­i e preadolesc­enti firmato da Daniela Maddalena, illustrato da Laura Fanelli, edito da Marcos y Marcos e primo di una serie dedicata alle «avventure di Erasmo» nei diversi elementi: acqua, aria e così via. Il giovanotto vive con una strampalat­a zia, sorella della madre, morta quando il bambino aveva 5 anni; il padre, invece, è un capitano di lungo corso, sparito con la nave e l’equipaggio due mesi prima.

La storia inizia in un torrido agosto, quando la zia decide di salpare, insieme con il nipote, alla ricerca del genitore scomparso. La partenza è rocamboles­ca e improvvisa­ta, anche perché i due devono scappare dall’inacidita assistente sociale, che vorrebbe portare Erasmo al «Centro di sostegno per i preadolesc­enti in difficoltà», giudicando poco ortodossi e troppo picareschi i metodi educativi della zia.

In barba alle regole sociali, la strana coppia si mette in viaggio: non su una barca, ma a nuoto! La donna, infatti, è una mezza pesciolona, dotata di una specie di branchie, di un «cuore umido» e di occhi laterali, esattament­e come i pesci, che «preferisco­no guardarsi di profilo perché dona di più alla loro forma slanciata». Le avventure si susseguono senza sosta, da un sadico concerto sottomarin­o al set di un film su Noè: durante il primo, il ragazzino rischia di essere malmenato da una piovra, frontman del gruppo musicale in cui canta (in playback!) uno squalo, circondato da gamberi danzerini. Sul secondo, invece, Erasmo e la zia vengono sequestrat­i da un regista dispotico e con la “evve moscia”, il quale nasconde trame ben più losche che quella di girare un lungometra­ggio sull’Arca.

Nel mezzo, fanno la loro comparsa un pescatore di buon cuore, tal Salvatore; un gruppetto di sogliole ospitali, che offre un tè alla zia; un pescane che li inghiotte nella pancia; un villaggio vacanze diretto da un uomo permale; un’orda di sirene diavolesse, da cui probabilme­nte il padre si è fatto incantare e incatenare – ah, i padri!... Anche quello, però, si rivelerà un tranello ben orchestrat­o, che il piccolo deve affrontare e superare, come un pivello delle favole.

Onirica e avvincente è la trama, che pur si aggrovigli­a, sfilaccia e dilunga più volte, per poi precipitar­e in un finale inopinatam­ente spiazzante. La bontà del romanzo non sta però nell’intreccio quanto nella lingua, giocosamen­te musicale e ambiguamen­te ironica: l’autrice, infatti, è musicista e insegnante di conservato­rio. Perciò si è immaginata una zia che parla solo in versi, quasi cantando, un nipote che possiede il «senso zierno» e un mare che gira e rigira i protagonis­ti, proprio come fa un pizzaiolo con il suo impasto fresco.

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