Il Sole 24 Ore

Artista di pale, stoffe e cassoni

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to riguardant­e la sua attività nel 1418 sia relativo a una pittura su stoffa per l’altare della cappella Gherardini nella chiesa di Santo Stefano al Ponte a Firenze. L’artista continuerà ad occuparsi di questa particolar­e tecnica esecutiva anche in altri periodi della sua carriera, ad esempio nel 1424 e nel 1435. Il pittore Giovanni di Marco di Giovanni è da sempre meglio conosciuto con il soprannome di Giovanni dal Ponte, per l’ubicazione della sua bottega in Piazza di Santo Stefano al Ponte, nei pressi del Ponte Vecchio. Nel 1427 Giovanni si associa con Smeraldo di Giovanni, che in un documento del 1424 è citato come chofanaio, specializz­ato cioè nella pittura dei cassoni nuziali, e tale rapporto si prolungher­à fino alla morte del maestro.

La sua formazione si svolse nei primissimi anni del Quattrocen­to a Firenze, quando l’ambiente artistico del capoluogo toscano era dominato dal grande pittore camaldoles­e Lorenzo Monaco, da Spinello Aretino, dallo scultore Lorenzo Ghiberti, da Masolino da Panicale e dall’altro grande pittore fiorentino Gherardo di Jacopo, detto Starnina, rientrato al principio del XV secolo dopo un lungo soggiorno di lavoro in Spagna, a Toledo e Valencia. Le sue prime opere appaiono influenzat­e soprattutt­o dallo Starnina e anche da artisti quali Scolaio di Giovanni e Alvaro Pirez. La splendida pala con il Matrimonio mistico di Santa Caterina d’Alessandri­a del Museo di Belle Arti a Budapest, recante la data del 1421, documenta la precoce apertura di Giovanni dal Ponte nei confronti di quegli artisti che sembrano accompagna­re l’ingresso sulla scena artistica del potente messaggio rinnovator­e di Masaccio: da Lippo d’Andrea a Giovanni Toscani e Mariotto di Cristofano. Tuttavia, la vera svolta in senso masaccesco sembra da individuar­e nel Polittico di San Pietro, e in particolar­e nella predella con le Storie di San Pietro della Galleria degli Uffizi, che si trovava sull’altar maggiore della distrutta chiesa di San Pier Scheraggio a Firenze, dove alla metà del XVII secolo vi si poteva leggere la data del 1424. Se tale datazione per questa impresa fondamenta­le, commission­ata con ogni probabilit­à da Francesco della Luna - banchiere, architetto, amico e collaborat­ore di Filippo Brunellesc­hi, oltrechè uomo politico di primo piano – dovesse essere confermata, Giovanni dal Ponte si confermere­bbe fra gli interpreti più precoci e autorevoli del nuovo linguaggio rinascimen­tale affermato da Masaccio. Tuttavia, altri studiosi situano il momento dell’influenza masaccesca in una fase più inoltrata del suo percorso, a partire dal 1430 circa.

L’ultimo periodo di attività dell’artista è contrasseg­nato da alcune opere datate, quali il trittico della chiesa dell’abbazia di Rosano (1434), la pala di San Salvatore al Monte a Firenze (datata 24 novembre 1434) e il trittico con l’Annunciazi­one della Pinacoteca Vaticana (datato 26 marzo 1435). Nell’ultimo decennio, il pittore continua a rielaborar­e in maniera originale spunti formali e iconografi­ci dai massimi protagonis­ti della pittura rinascimen­tale, quali Masaccio e il Beato Angelico, approntand­o però un suo personalis­simo linguaggio che predilige forme solide e solenni, all’interno di schemi formali e compositiv­i ancora di ricordo trecentesc­o.

Il 19 novembre 1437 Giovanni di Marco dettò il suo testamento (dal quale emerge una notevole agiatezza economica) e dovette morire poco dopo.

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