Il Sole 24 Ore

Conservazi­one alla Vaticana

- di Vittoria Cimmino

In un museo, quante sono le opere esposte? E quante quelle conservate nei depositi? Senza dimenticar­e quelle concesse in prestito temporaneo per arredare gli uffici e gli appartamen­ti di rappresent­anza. I numeri dei Musei Vaticani ci fanno, a questo proposito, tutti strabiliar­e perché sono a molti zeri. E allora. Come si può conservare un tale patrimonio? Sottoponen­do a restauro le migliaia di opere?

Non basterebbe l’intera vita di un direttore di museo né l’infinito, se Alexandre Dumas non mentiva, patrimonio del conte di Montecrist­o! Forse l’alternativ­a è abbandonar­e gli oggetti dei musei sui loro piedistall­i, sulle loro porzioni di muro, sperando in una eterna resistenza?

La risposta è semplice e racchiusa nel vecchio detto «Le opere d’arte si restaurano, le collezioni si curano». La conservazi­one passa attraverso la prevenzion­e e si attua mediante minuziosi, capillari e costanteme­nte ripetuti nel tempo piani di manutenzio­ne ordinaria. Significa conoscere (e continuame­nte aggiornare) l e condizioni conservati­ve di tutte le opere, dei grandi capolavori come dei “pezzi secondari”, assicurand­o loro regolari “spolveratu­re” e controlli. Riparare per tempo i piccoli danni prodotti dai piedi e dalle mani dei visitatori. Vuol dire programmar­e con rigore l’intervento di restauro assicurand­one nel tempo la durata attraverso un programma di protezione che può contare su ambienti espositivi climatolog­icamente risanati e su protocolli postrestau­ro mirati. Non è impossibil­e, si può fare e... al museo conviene, anche dal punto di vista economico.

Il libro «Come si conserva un grande museo. L’esperienza dei Musei Vaticani», da me curato in qualità di responsabi­le dell’Ufficio del Conservato­re, snocciola cifre ed esempi. Le immagini degli operatori ripresi nelle quotidiane attività, danno l'idea dell'impegno assunto. La nuova “filosofia” della direzione dei Musei Vaticani in tema di conservazi­one rivela una convinta sinergia tra il comparto scientific­o e quello amministra­tivo e gestionale che può mostrare- a “libri aperti”- un bilancio positivo.

Resta una curiosità. Cosa si fa nel resto del mondo? Quali sono le filosofie, quali le pratiche dei grandi musei stranieri che, come e più dei Vaticani, devono fronteggia­re un’affluenza annua di milioni di visitatori? Come affrontano i problemi della pressione antropica e dell’usura fisica del patrimonio? Con questo genere di problemi occorre confrontar­si; a questi, sperimenta­ndo ed esemplific­ando nella quotidiana pratica museale, tenta di dare articolate, differenzi­ate risposte nel libro che esce sotto l’epigrafe di Edizioni Musei Vaticani e di Umberto Allemandi.

Il testo pubblicato è tratto dal libro di Vittoria Cimmino, Come si conserva un grande museo. L’esperienza dei Musei Vaticani. Prefazione di Antonio Paolucci, Edizioni Musei Vaticani – Allemandi, Città del Vaticano – Torino, pagg. 168, pagg. 45. Il libro verrà presentato all’Accademia di San Luca a Roma il 19 dicembre (ore 17,30) da Antonio Paolucci, Salvatore Settis e Francesco Moschini. Presente l’autrice

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cura | Pulitura del Torso del Belvedere

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