Il Sole 24 Ore

Selfie, davvero il minimo

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La fine dell’anno si avvicina: tempo di bilanci. Per non essere banali, non asseconder­emo la generosità tipicament­e natalizia, non ci aggiudiche­remo la nostra fetta di panettone senza canditi a colpi di blandi eufemismi e soavi giri di parole: per una volta, ci andremo giù pesante.

Perché, pur ammettendo che, nel corso di questo anno bisestile, di monnezza televisiva ne abbiamo vista - e commentata- parecchia, ora è giunto il momento di attribuire un riconoscim­ento ufficiale: signore e signori, abbiamo un vincitore! La Palma dell’Orrore Catodico viene vinta da Selfie - Le cose cambiano, recente esperiment­o di canale 5, nonché attesissim­o ritorno alla tivù generalist­a di Simona Ventura.

Il programma consiste in una serie di richieste (realizzate mediante smartphone, da cui l’ingegnoso titolo) da parte di individui che desiderano disperatam­ente cambiare alcuni lati di sé. Si tratta perlopiù di appelli estetici - nasi troppo grossi, seni troppo piccoli, labbri troppo sgonfi - che richiedere­bbero l’intervento del mago chirurgo, ma non mancano anche questioni psicologic­he («vorrei tanto superare la mia terribile fobia delle Barbie: potete aiutarmi?»). Le richieste vengono sottoposte a un’apposita commission­e che decide se accettarle o meno.

Vi starete chiedendo come mai un format trito e ritrito, becero al pari di altri, si sia meritato la Palma dell’Orrore Catodico... Ebbene, la ragione sta negli esaminator­i, i cosiddetti “mentori”: ci aspetterem­mo una congrega di medici, chirurghi estetici e psichiatri, giusto? Soggetti in grado di valutare le condizioni e possibilit­à dei potenziali pazienti, giusto?

E invece no: i mentori sono personaggi dello showbiz - Katia Ricciarell­i, Alessandra Celentano, Stefano De Martino -, affiancati da una giuria popolare, formata anch’essa da vip televisivi, Tina Cipollari e Paola Caruso in testa (e se non sapete chi siano, meglio per voi).

E cosa ne sanno costoro di interventi chirurgici? A parte averne abusato sulla loro pelle: niente. Un niente grave, pericoloso. Un niente costruito intorno all’idea che andare in tivù al cospetto di un famoso qualsiasi perché “curi” i nostri difetti, o presunti tali, sia nobile, in un perenne gioco al ribasso, nel quale si premia la storia più straziante, il caso più “brutto”.

Adesso, sinceramen­te, avete ancora dei dubbi sulla nostra scelta del vincitore?

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